Non so quanti oggi in Italia abbiano chiaro il motivo per cui l’Italia è praticamente il paese con la peggior performance economica al mondo.

Il motivo per cui l’economia italiana rallenta è che l’Italia ha oggi un debito complessivo, stando alle stime per difetto di McKinsey (2012) pari al 326% del PIL; se il PIL è di 1500 miliardi, il debito complessivo è di poco superiore ai 4500 miliardi.

Il costo complessivo degli interessi sul debito è dunque pari a circa il 4% del debito, ovvero 200 miliardi di euro l’anno; il 14% del PIL!! Il motivo per cui l’economia italiana ha iniziato a rallentare negli ultimi anni è proprio questo: l’eccessivo costo degli interessi sul debito, che rappresentando un costo improduttivo per il sistema, sottraggono a questo risorse (attraverso le imposte) che potrebbero essere destinate all’economia reale ovvero alla creazione di ricchezza.

Ripetiamo dunque 20 volte: Gli interessi sono un costo improduttivo per il sistema economico che generano inflazione !!!!

Essendo un costo, crea inflazione; in primo luogo, perché per pagare questi interessi, vengono applicate imposte ed accise di ogni genere sul costo dei beni e servizi (luce, gas, carburanti) che aumentano il prezzo degli stessi per gli utenti finali; in secondo luogo, se pensiamo al debito di società come Enel, Telecom e Eni, il loro debito è notevole e dunque anche il costo degli interessi sullo stesso; se fossero restate aziende dello Stato, tale debito sarebbe stato finanziato con moneta e dunque anche in questo caso i costi sarebbero stati molto inferiori rispetto agli attuali.

Quindi la storia che se “monetizzi il debito attraverso la creazione di moneta poi crei inflazione” è una favola, un mito, una falsità; è piuttosto vero il contrario, ovvero che finanziarsi attraverso il debito e l’interesse genera esso stesso inflazione.

Considerando sempre il livello globale del debito osserviamo che quello dell’Italia risulta elevato ma sempre molto più basso di nazioni come il Giappone, Spagna, Francia e Regno Unito.

Nonostante ciò sia il Giappone che il Regno Unito non solo non hanno minimamente ridotto i loro già consistenti deficit di bilancio ma, disponendo di una propria Banca Centrale, sono stati completamente ignorati dal mercato e dalla speculazione finanziaria e ad oggi, grazie a politiche di Quantitative Easing poste in essere dalla Bank of Japan e dalla Bank of England, pagano tassi d’interesse sul debito intorno all’1% mentre noi siamo ben oltre il 4%, le loro economie crescono di circa il 2%, la disoccupazione è inferiore all’8% ed il trend è in miglioramento.

Chi ha creato questo debito totale?

Il debito è stato prodotto dal sistema bancario commerciale che nel corso degli ultimi 20 anni ha finanziato il settore privato a ritmi dell’8-10% annuo fin quando, nel 2007 si è arrivati al punto di saturazione, in cui sono iniziati problemi di restituzione del debito stesso a causa del fatto che gli interessi su questo hanno raggiunto livelli paragonabili a quelli della Grande Depressione del 1929.

A proposito..ma la BCE che aveva fissato il tasso di crescita del credito al 4,5% annuo, non si è accorta di nulla? Non ha notato che il credito cresceva ad un ritmo triplo di quello previsto?

Ma che strano; se poco poco un Paese supera dello 0,001% il tetto del 3% sul deficit annuo ti rimproverano, minacciano, sanzionano, chiedono riforme lacrime e sangue, ma sul credito invece silenzio tombale!! ..e noi in mano a queste nullità vogliamo lasciare il nostro futuro?

La depressione dell’economia italiana è essenzialmente dovuta ad una improvvisa ed artificiale restrizione della moneta, operata simultaneamente sia dallo Stato che dal sistema bancario a partire dal 2007.

 

Come diceva sbagliando Simons negli anni '30, ci viene insegnato di temere la moneta, anche se non ha costi e di avere fiducia nel credito che surroga la moneta, ma accumula interessi. Il risultato è che lo Stato e le famiglie si indebitano sempre di più e il debito si accumula arrivando ora al 350% del Pil, mentre gli interessi sul debito costano il 20% del Pil ed entrano nei costi di tutti i beni e servizi prodotti.

Per circa 3 mila anni gli interessi sul debito sono stati considerati "rendita finanziaria", simile alla rendita terriera, un costo per l'economia a cui non corrispondeva lavoro o creazione di beni e servizi. Ma dagli anni '80 si insegna in tutte le università che gli interessi sul debito sono un compenso al fattore capitale (o risparmio) necessario quanto i compensi del lavoro o i profitti di un impresa, per cui se, come conseguenza del debito totale che sale dal 100 al 400% del reddito, il carico degli interessi sale dal 5% al 20% del reddito nazionale, questo è una conseguenza fisiologica dei "meccanismi del mercato".

Nessuna riforma del mercato del lavoro, della pubblica amministrazione, della previdenza sociale, riduzione degli sprechi o liberalizzazioni potrà risollevare le sorti dell’economia se non dopo aver immesso nuova moneta nel sistema.