Spulciando tra le tante ridondanti pagine del DEF2016, ad un certo punto ci si imbatte in una tavola nella quale sono riportati i costi che il nostro Paese sostiene per la cosiddetta “crisi migranti” che altro non è se non una sorta di raccolta di clandestini provenienti da ogni parte del globo.

Questi sono gli arrivi di clandestini in Italia riportati nei documenti ufficiali:


In Italia entra di tutto e tutto ha un costo. Il sistema che è venuto a crearsi sul business dell’accoglienza fa gola a molti, troppi individui che lucrano sulla vita altrui. Sia ben chiaro, qui non si è contro l’accoglienza o la solidarietà, contro la possibilità di aiutare chi è in condizioni di difficoltà e necessita di aiuto.
I clandestini però rappresentano oggi un gran bel business; ogni singolo clandestino che si gira i pollici nelle nostre città ci costa oggi in media 22.875 euro l'anno. Nel 2012, il costo per ogni singolo clandestino ha toccato il top, a quota 62.000 euro l'anno!!

Possiamo fare una serie di considerazioni sulla base della tabella governativa;
1- i contributi UE all'accoglienza sono spiccioli (120 milioni di euro nel 2016) e comunque sia, sono sempre soldi dei contribuenti italiani ergo l’accoglienza è esclusivamente a spese dei cittadini italiani;
2 - con la stessa somma destinata all'immigrazione clandestina per il 2016 (3,3 miliardi di euro), ad esempio, si potrebbe provare a recuperare quella parte di cittadini italiani, tra i 15 24 anni che non studiano e non lavorano (sono più di 4 milioni), oppure realizzare un piano di edilizia scolastica vero, non solo promesso come testimoniano i miseri 480 milioni di euro messi in bilancio per il 2016 (che sono il 15% di quello che lo Stato spenderà nel 2016 per farsi invadere), oppure mettere in sicurezza il territorio dal dissesto idrogeologico, oppure destinare risorse al sostegno delle famiglie in difficoltà a causa della crisi dalla quale questo governo di traditori non ci permette di uscire;
3- la crescente ondata migratoria, sostenuta da costi sempre inevitabilmente crescenti, sta facendo sentire gli italiani non più garantiti nei loro diritti, nelle loro proprietà, nel proprio essere quotidiano e ciò sta portando alla diffusione di sentimenti sempre più xenofobi nella popolazione.

Al netto della necessità di salvare o tentare di salvare ogni vita umana, di fornire aiuto a chi versa in stato di bisogno, quello che oggi si percepisce è che essere un cittadino italiano in difficoltà vale meno dell’immigrato clandestino che gode di trattamenti ben più consistenti.
Il danno maggiore che questi insostenibili flussi di clandestini stanno producendo non sono di ordine economico, ma di tipo sociale. La xenofobia è un brutto sentimento che indubbiamente peggiora chi lo prova; ma è anche il sintomo di un disagio reale e comprensibile. È una risposta automatica di chi oggi, come il popolo italiano, si sente abbandonato e tradito, in balia degli eventi, con sempre minori libertà e garanzie.
Il rischio è che queste tensioni finiranno col generare sempre più paura e la paura porterà ad un radicalismo sempre maggiore che alla fine, neppure i media di regime riusciranno a contenere o indirizzare.

La generosità, l’accoglienza, la bontà, la carità, sono virtù culturali, che vanno coltivate: pensare però di stabilirle per decreto e pretenderle da chi non sia pronto o convinto, è assurdo, anzi è profondamente ingiusto, oltre che una resa totale all’ideologia globalista e consumista del pensiero unico liberista.
Le migrazioni di massa fanno solo il gioco del capitalismo globalista, consentendogli di praticare impunemente una politica di sfruttamento integrale delle risorse naturali e sociali e di sostituzione della solidarietà con l'individualismo.

Le criminali politiche pro-immigrazione debbono cessare immediatamente, prima che trasformino questo Paese in un ghetto.
Bisogna smettere immediatamente di giocare con i popoli e con le culture come se davvero non contassero più e fossero state soppiantate dall’omogeneizzante multiculturalismo promosso dai profeti della globalizzazione.
Il multiculturalismo ed i flussi di clandestini non sono una fatto inevitabile, come ci fanno credere media e politici conniventi, economisti ed esperti al soldo delle multinazionali e delle lobby finanziarie.

Quante persone credete che vivano al di fuori del loro paese d’origine? Secondo le statistiche dell’UNFPA (United Nations Population Fund), circa 230 milioni, ossia il tre per cento della popolazione mondiale. Così pochi? La ragione per cui sembrano di più è che i media non fanno che parlare di fughe di cervelli e di invasioni di migranti, usandoli per proclamare l’ineluttabilità storica della mobilità.

Occorre ripensare un nuovo metodo di governo per il mondo; non l’ONU, non il FMI con i suoi prestiti da avvoltoio. Dobbiamo promuovere una nuova dottrina Monroe, ma applicata in maniera ferrea a tutte le regioni, l’Africa agli africani, il Medio Oriente ai mediorientali. Con aiuti economici senza contropartita, in forma di risarcimenti e compensazioni per i popoli che siano stati recentemente danneggiati dalle politiche globaliste multinazionali. Il tutto necessariamente accompagnato, in Occidente, da politiche di riforma dei mercati, da una stretta regolamentazione delle attività finanziarie e da limitazioni alla circolazione di capitali e prodotti; in generale un deciso passaggio a una fase di crescita basata sull’equilibrio e non sul debito e su deficit commerciali colossali..

E’ questa forse un’utopia? Può darsi. Ma l’alternativa a questo è l’implosione del sistema, il collasso della struttura sociale delle democrazie e la scomparsa della civiltà con il ritorno alla legge della giungla. Bisogna cominciare a parlarne, prima che sia davvero troppo tardi.