Buongiorno amici. Per l’ennesima volta Facebook mi ha sospeso, questa volta per 24 ore. E per la prima volta mi ha sospeso senza indicare la ragione della sospensione, evidenziando l’arbitrio con cui opera e il disprezzo per i cittadini e lo stato di diritto che ci tutela.

Ieri ho inviato il seguente messaggio a Facebook: “Per la prima volta mi avete sospeso senza segnalarmi la ragione. Forse che non merito neppure di sapere perché la dittatura informatica di Facebook mi censura? Si tratta di una persecuzione mediatica. Mi state censurando senza la minima ragione. Chi ha preso per l'ennesima volta la decisione di sospendermi o non sa nulla di ciò che fa o è un pazzo da licenziare in tronco. Mi trovo costretto a denunciarvi pubblicamente sulla stampa e in tribunale. Smettetela con questo comportamento vessatorio e dittatoriale. Siamo in uno Stato di diritto e leggi dello Stato che tutelano la libertà d'espressione valgono anche per il Signor Facebook”.

Cari amici è semplicemente inconcepibile che una società privata, dopo aver messo gratuitamente al servizio dei cittadini in tutto il mondo una piattaforma di comunicazione interattiva e dopo averla trasformata nel canale principale di comunicazione informatica, immagini di poter assumere dei comportamenti che sono in flagrante contraddizione con le leggi dello Stato in materia di libertà d’espressione. Così come è inconcepibile che sia sufficiente che un manipolo di mascalzoni si organizzi per segnalare una foto, anche se è stata stradiffusa in tutti i giornali e in tutti i siti di informazione in Internet, sostenendo che a loro da fastidio, affinché il mio profilo Facebook venga immediatamente sospeso. Il loro obiettivo è che, a furia di sospensioni, venga definitivamente chiuso. Se fossimo su un piano che attiene al diritto penale, sarebbe come condannare a morte un innocente sulla base delle illazioni di chi lo vuole vedere morto.