Cari amici, buona domenica. Sono anni che non vedo la televisione. Sono decenni che non vedo il Festival di Sanremo. Ieri sera, per puro caso, a casa c’era un televisore accesso e mi sono imbattuto in un giovane cantante ventisettenne di nome Mahmood. Ho ascoltato una manciata di secondi e poi me ne sono andato. Per me quella non è musica. Il cosiddetto “rap” è una degenerazione della musica. Così come per me quelli non sono testi né musicabili né tantomeno poetici. Sono solo parole sfogate, urlate, talvolta violente. Infine per me quelle non sono voci degne del livello di “cantanti”. Ormai conta solo il fascino che il corpo tatuato e la recitazione di un ruolo trasgressivo nell’ambito di un video ad effetto.
Per me la musica italiana è Giuseppe Verdi. La canzone italiana è Lucio Battisti. Sanremo è Domenico Modugno e Gigliola Cinguetti con la canzone “Dio come ti amo” del 1966. Lo so bene che sono rimasto indietro. I miei figli mi direbbero “papà sei vecchio”. Ma io a quasi 67 anni mi sento giovane dentro e da giovane dentro dico che la canzone di Mahmood che ieri ha vinto il Festival di Sanremo non mi piace, non mi piace la sua musica, non mi piace il suo testo, non mi piace la sua voce, non mi piace lui come si atteggia.
Chiarito tutto ciò, dico però che non condivido affatto le contestazioni di chi è contrario al fatto che Mahmood possa aver vinto il Festival di Sanremo. Intanto lui si chiama Alessandro, nome italianissimo, essendo lui di madre italiana e di padre egiziano. Lui stesso ha voluto precisare di essere
«un ragazzo italiano al 100%, nato e cresciuto a Milano». Sulle sue fonti musicali ha detto: «Sono fan della musica moderna, ascolto dalla musica trap a quella moderna, il rap, il cantautorato. Non so se appartengo a questo genere, ma ho influenze miste che arrivano anche da quando ero bambino, periodo in cui ho ascoltato tantissima musica araba». Lui stesso era incredulo quando gli hanno comunicato di essere il vincitore: «Grazie mille a tutti, non ci sto proprio credendo: è incredibile».
La canzone di Mahmood “Soldi” l’avrei bocciata anche se l’avesse cantata qualsiasi altro cantante. Sarebbe veramente folle se io, che sono figlio di genitori entrambi egiziani, che sono nato in Egitto ed arrivato in Italia all’età di vent’anni, potessi minimamente nutrire un pregiudizio legato alle origini etniche o al colore della pelle. Ecco perché ancor più della canzone “Soldi” boccio tutti coloro che contestano Mahmood per il fatto di avere un padre egiziano. Questo è razzismo ed io lo condanno nel mio più assoluto.
Allo stesso modo e per la stessa ragione troverei deplorevole se la vittoria di Mahmood venisse concepita come una sorta di rivalsa politica da parte di Claudio Baglioni, il presentatore del Festival di Sanremo, nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo la polemica innescata da Baglioni quando alla vigilia del Festival disse: «L'Italia è un Paese incattivito, dove consideriamo pericoloso il diverso da noi e guardiamo con sospetto anche la nostra stessa ombra. Le misure prese dall'attuale governo, come i precedenti, non sono all'altezza della situazione». Sarebbe grave se la vittoria di Mahmood venisse strumentalizzata politicamente e presentata come una vittoria del modello e della prospettiva multiculturalista e globalista propugnati dalla sinistra e dai catto-comunisti della Chiesa di Papa Francesco, e per contro una sconfitta di chi tiene alla salvaguardia della nostra identità nazionale e al riscatto della piena sovranità dell’Italia così come dovrebbe essere la missione della destra e di un centro moderato.
A chi non avesse ascoltato la canzone “Soldi” di Mahmood, vi propongo sia il testo sia il link per vedere il video della canzone. È la sua storia, il ricordo dell’infanzia travagliata per il difficile rapporto tra i genitori. In essa compaiono poche parole in arabo “figlio mio, figlio mio, amore mio, vieni qui”.
Soldi
In periferia fa molto caldo
Mamma stai tranquilla sto arrivando
Te la prenderai per un bugiardo
Ti sembrava amore era altro
Beve champagne sotto Ramadan
Alla TV danno Jackie Chan
Fuma narghilè mi chiede come va
Mi chiede come va come va come va
Sai già come va come va come va
Penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai
Non ho tempo per chiarire perché solo ora so cosa sei
È difficile stare al mondo quando perdi l’orgoglio lasci casa in un giorno
Tu dimmi se
Pensavi solo ai soldi soldi
Come se avessi avuto soldi
Dimmi se ti manco o te ne fotti
Mi chiedevi come va come va come va
Adesso come va come va come va
Ciò che devi dire non l’hai detto
Tradire è una pallottola nel petto
Prendi tutta la tua carità
Menti a casa ma lo sai che lo sa
Su una sedia lei mi chiederà
Mi chiede come va come va come va
Sai già come va come va come va
Penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai
Non ho tempo per chiarire perché solo ora so cosa sei
È difficile stare al mondo
Quando perdi l’orgoglio
Ho capito in un secondo che tu da me
Volevi solo soldi
Come se avessi avuto soldi
Prima mi parlavi fino a tardi
Mi chiedevi come va come va come va
Adesso come va come va come va
Waladi waladi habibi ta’aleena
Mi dicevi giocando giocando con aria fiera
Waladi waladi habibi sembrava vera
La voglia la voglia di tornare come prima
Io da te non ho voluto soldi…
È difficile stare al mondo
Quando perdi l’orgoglio
Lasci casa in un giorno
Tu dimmi se
Volevi solo soldi soldi
Come se avessi avuto soldi
Lasci la città ma nessuno lo sa
Ieri eri qua ora dove sei papà
Mi chiedi come va come va come va
Sai già come va come va come va
https://youtu.be/22lISUXgSUw