(http://www.destra.it) - Magdi Cristiano Allam, eurodeputato e leader del movimento politico Io Amo l’Italia, ha partecipato alla “tavola rotonda” promossa da Fratelli d’Italia nel corso della due giorni di Giornate Tricolore e volta a discutere la destra di domani. Ecco le sue opinioni riguardo il futuro della destra, la politica interna ed estera.
Salve Magdi, lei – in qualità politico e di intellettuale libero – ha partecipato alla “tavola rotonda” promossa da Fratelli d’Italia in occasione delle Giornate Tricolore; qual è la sua opinione rispetto al progetto di coesione che da settimane sta coinvolgendo i vari soggetti politici di destra?
Io sono assolutamente convinto che sia vitale promuovere un movimento all’interno del centrodestra che riesca ad aggregare tutte quelle forze che condividano alcuni punti fondamentali per il riscatto dell’Italia: la sovranità monetaria, legislativa e giudiziaria nazionale, il presidenzialismo, il localismo attraverso l’autonomia finanziaria dei comuni, il sostegno alla famiglia naturale per incentivare la natalità e un fronte interno per bloccare l’immigrazionismo, l’immigrazione incontrollata e l’invasione islamica ponendo uno “stop” alla costruzione di nuove moschee.
In Europa le destre identitarie, movimentiste e sociali stanno attraversando una nuova primavera con apici considerevoli come quelli toccati dal Front National di Marine Le Pen e dallo United Kingdom Independence Party di Nigel Farage; completata l’unità d’area a livello nazionale, vedrebbe possibile un percorso comune e parallelo con queste altre realtà europee? E’ possibile – ad oggi – pensare ad una destra europea unita nelle idee e nei progetti?
Secondo me è possibile e necessario creare in Europa una rete tra soggetti che condividono la sovranità; i riferimenti sono il Front National in Francia, che mette al primo punto l’uscita da questa Europa dell’euro e dei burocrati, e lo United Kingdom Independence Party, che alle ultime elezioni locali ha raccolto il 25% dei consensi. Le prossime Elezioni Europee del 2014 sono l’occasione per stabilire questa rete che garantisce informazioni corrette ai cittadini sul tema della sovranità monetaria.
Politica interna: giovedì la Camera ha approvato il ddl cosiddetto “svuota-carceri” tra le accese proteste di Fratelli d’Italia e Lega Nord; nel frattempo nelle nostre città sono in costante aumento gli episodi di violenza. Con questo disegno di legge l’Italia sta davvero dando la spallata decisiva a una già precaria sicurezza?
Il tema della sicurezza in Italia rappresenta un’emergenza e una priorità. Se consideriamo che il 30% della popolazione carceraria è formata da stranieri e che l’80% degli stranieri che delinquono sono clandestini, noi dobbiamo da un lato assumere un atteggiamento rigoroso nei confronti della clandestinità non consentendo l’ingresso ad altri clandestini e rispedendo in patria quelli presenti sul territorio e – in secondo luogo – dobbiamo assicurarci che vengano mandati ad espiare le pene in patria, perché il carcere è un costo. Dobbiamo depenalizzare i reati che possono essere affrontati nell’ambito di una conciliazione, in modo che i detenuti in attesa di processo possano usufruire di pene alternative. Il nostro obiettivo deve essere quello di avere una popolazione carceraria costituita da italiani che scontino sentenze definitive per reati che non possono essere oggetto di altre procedure. D’altra parte c’è la necessità di avere una magistratura più snella e rapida dalla fase di istruttoria alla sentenza definitiva.
Politica estera: nel suo Paese natio, l’Egitto, la cittadinanza si è sollevata contro l’ormai ex Presidente Mohamed Morsi e – con l’aiuto dell’esercito – lo ha deposto; cosa auspica per il futuro?
Il problema principale dell’Egitto è la povertà: il 40% degli Egiziani vive al di sotto della soglia di povertà con 2$ al giorno e il 70% della popolazione sono giovani, perciò l’Egitto necessita ogni anno di un milione di posti di lavoro. Qualsiasi governo dovrebbe avere la priorità di garantire lavoro e vita dignitosa al popolo egiziano. Mohamed Morsi è stato deposto dalla cittadinanza perché ha fallito nel dare una risposta concreta agli Egiziani. Abbiamo sbagliato a immaginare una “primavera araba”: gli Egiziani hanno bisogno di pane prima ancora che di libertà. Noi sbagliamo ad immaginare la democrazia come soltanto rispetto di regole formali, la democrazia è ottemperare al mandato ricevuto e il mandato di Morsi era dare una risposta concreta alla povertà.

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