Questi benedetti terroristi islamici li vogliamo veramente sconfiggere oppure li temiamo a tal punto da esserne soggiogati o persino invaghiti e aver scelto, seppure inconsciamente, di sottometterci all’islam?
Il dubbio è fondato considerando che, da un lato, li condanniamo e, dall’altro, li giustifichiamo. Per un verso proclamiamo la volontà di contrastarli anche emendando le nostre leggi e annunciamo l’adozione di provvedimenti che colpiscono i potenziali terroristi; per l’altro condanniamo di demagogia populista e bieco razzismo coloro che propongono misure speciali come la reintroduzione della pena di morte da comminare ai terroristi islamici, la sospensione del Trattato di Schengen per bloccare la libera circolazione dei fanatici di Allah, l’espulsione immediata di tutti gli imam che predicano l’odio o la moratoria nella costruzione delle moschee. 
Prendiamo atto che subito dopo la efferata strage di Charlie Hebdo, la nostra primissima preoccupazione è stata di proclamare ad alta voce che l’islam non c'entra nulla, per rassicurare un miliardo e mezzo di musulmani che non li vogliamo in alcun modo criminalizzare e assicurarci che non ci identifichino come “nemici dell’islam”, finendo sia per mettere a repentaglio gli interessi petroliferi, finanziari e commerciali sia soprattutto per aizzare le masse a rivolgere contro di noi la straordinaria capacità distruttrice di cui sono capaci i “fedeli servitori di Allah” quando vengono mobilitati per le loro guerre sante.
Poi ci siamo esibiti in un’auto-flagellazione bollando come una “provocazione” le vignette irriverenti nei confronti di Maometto, ricordando che Charlie Hebdo ha oltraggiato in modo inaccettabile anche i simboli del cristianesimo, finendo per giustificare la efferata strage dei vignettisti e facendo passare in secondo piano che la posta in gioco non sono le vignette spregiudicate o anche dichiaratamente blasfeme, ma la libertà d’espressione che è il fulcro della nostra civiltà. In parallelo, pur di avvalorare il nesso di causa ed effetto tra le vignette su Maometto e la strage dei vignettisti, c’è chi come il Papa e una folta schiera di papisti atei, agnostici, anti-clericali e catto-comunisti ha invocato l’inviolabilità dei simboli di tutte le religioni, accreditando acriticamente l’islam come religione di pari valore del cristianesimo, e chi si è dimenticato – in buona o cattiva fede – che in realtà i terroristi islamici non hanno mortalmente infierito soltanto contro il simbolo della libertà d’espressione, ma anche contro i poliziotti che sono un vessillo dello Stato laico e contro gli ebrei che sono vittime sacrificali degli islamici per il solo fatto di essere ebrei.
Il dubbio sulle nostre reali intenzioni sorge quando si constata che mai come ora stiamo dando una eccezionale visibilità mediatica ai sedicenti “musulmani moderati” che ci affascinano e rassicurano parlando correttamente la nostra lingua sulla bontà del “vero islam moderato”, dandoci in pasto i volti giovanili della seconda generazione e sfoggiando il look graziato delle barbette colte e dei veli femminili colorati. Per contro mettiamo il bavaglio della censura ideologica alle voci che evidenziano che quei terroristi hanno perpetrato le stragi invocando “Allah è grande” e chiarendo che “abbiamo vendicato il nostro profeta Maometto”. 
Piaccia o meno stiamo subendo la terza guerra mondiale scatenata dal terrorismo islamico che si ispira chiaramente al Corano e a Maometto. Questa guerra, a dispetto dell’esortazione di Papa Francesco ad essere “miti, umili, non aggressivi”, la potremo vincere solo combattendo con tutti i mezzi per sconfiggere i terroristi islamici sui vari fronti della loro guerra santa, che ormai comprende l’Europa coinvolgendo almeno 5 mila terroristi islamici europei votati al “martirio” per uccidere il maggior numero di europei “nemici dell’islam”. Finora abbiamo dimostrato di essere a tal punto pavidi da scegliere di odiare noi stessi, anteponendo le rivendicazioni islamiche, dalla giustificazione dei loro crimini alla costruzione di moschee, al diritto e al dovere di difendere la nostra vita, la nostra dignità e la nostra libertà. Ebbene io mi rifiuto di credere che ci siamo rassegnati, mettendo in soffitta la ragione e soggiacendo alla paura dei terroristi tagliagole e taglialingue, a sottometterci all’islam. E in ogni caso combatterò fino all’ultimo per salvaguardare la nostra civiltà.