(Il Giornale) - C’è posto nella Chiesa per uno spirito libero? Un anno dopo aver posto questa domanda a Papa Francesco attraverso il Giornale, chiedendogli di poterlo incontrare, non ho ricevuto nessuna risposta. Avevo espresso la mia dissociazione dalla Chiesa per la pratica del relativismo religioso che legittima l’islam; per l’adesione al globalismo che si traduce nella fine degli Stati nazionali e nell’affermazione di un governo mondialista espressione dei poteri imprenditoriali e finanziari forti; per la promozione dell’immigrazionismo, del buonismo e del meticciato antropologico-culturale che corrispondono alla soluzione perseguita dagli stessi poteri forti alla crisi demografica in cui versa in particolar modo l’Europa che registra il più basso tasso di natalità al mondo.

Avevo spiegato che per me il cristianesimo si sostanzia essenzialmente del mio amore per Gesù e che la conversione dall’islam al cattolicesimo si era resa possibile solo grazie all’incontro con autentici testimoni di fede che mi hanno fatto toccare con mano la bontà e il fascino di una religione che coniuga in modo armonioso fede e ragione. Avevo chiarito che dal momento che il comportamento della Chiesa era in contrasto con ciò che per me è vero, giusto e buono secondo ragione, anche la mia fede nella Chiesa subiva una crisi.

Per aver espresso pubblicamente ciò che mi sento dentro, perché evidentemente viviamo in un mondo e in un’epoca in cui è un difetto essere coerenti, mi sono ritrovato subissato da una valanga di condanne di eresia e apostasia, non dissimili da quelle subite quando abbandonai l’islam ad eccezione della pena di morte prescritta da Maometto per i rinnegati. Coloro che mi condannano sono in maggioranza cattolici schierati senza se e senza mai al fianco del Papa, come se la Papalatria fosse un dogma di fede. Ci sono anche cattolici criticissimi nei confronti di questo Papa, al punto che taluni si spingono a qualificarlo come l’Anti-Cristo, ma che tuttavia condannano spietatamente chiunque si ponga al di fuori della Chiesa, affermando così la Chiesalatria come supremo dogma della fede.

Quando mi sento confuso dentro, mi rifugio nel bene primario che connota la nostra umanità e che è la ragione. Mi domando legittimamente come potrei coniugare il mio amore per Gesù con l’obbedienza assoluta al Papa, anche se non mi convince, perché lui è comunque il Vicario di Cristo in terra? Così come potrei concepire l’obbligo della fedeltà assoluta alla Chiesa quando il Papa e il Clero non mi convincono, perché la Chiesa è comunque una dimensione trascendente che sussiste nel tempo e nello spazio anche a prescindere dal comportamento dei Papi e del Clero?

Gli amici cattolici integralisti mi dicono che se la fede dipendesse dal comportamento terreno dei Papi, e il riferimento costante è ad Alessandro VI Borgia, il cristianesimo sarebbe già morto da tempo. E che solo la fedeltà assoluta alla Chiesa celeste e universale, formata dal popolo di Dio nei tempi e nello spazio, continua a sorreggere la fede e a far trionfare il cristianesimo a dispetto di tutti e di tutto. Si tratta di una dimensione della fede che non è quella che mi ha portato ad aderire pienamente e convintamente al cristianesimo, incentrata essenzialmente nell’incontro e nel fascino con gli autentici testimoni di fede, tra cui spicca Papa Benedetto XVI, non a caso l’incarnazione magistrale del sodalizio tra fede e ragione. Non essendo nato cristiano e non avendo ereditato l’adesione indiscutibile alla Chiesa come parte integrante della fede, per me il cristianesimo è essenzialmente Gesù e i suoi discepoli.

Aggiungo che non sono lievi le amarezze avute da questi cattolici duri e puri che, al momento della scelta cruciale del voto, nonostante sia stato l’unico soggetto politico che indicava in modo inequivocabile la difesa dei valori non negoziabili, mi hanno voltato le spalle dicendo che sarebbe stato un voto perso e che era preferibile votare i grandi partiti anche se dei valori non negoziabili non gliene frega niente. Io vado comunque avanti forte di fede e ragione. Quanto all’incontro con Papa Francesco, prendo atto che è più facile avere udienza se si è agnostici, atei, calciatori e clandestini. Purtroppo sono soltanto un pellegrino alla costante ricerca della verità che non rinuncerà mai alla libertà.