(Il Giornale, 21 maggio 2017) - Ma lo sanno il Presidente del Senato, il Sindaco di Milano, la rete sterminata di associazioni, sindacati, politici e artisti catto-comunisti o semplicemente relativisti che ieri non avrebbero potuto indire la manifestazione "Insieme senza muri", se a Milano non ci fossero stati i muri, ben tre cinte murarie che dall'epoca romana hanno favorito, difeso e tramandato una civiltà che consente a tutti noi di esprimere in libertà ciò che si pensa, persino l'odio nei confronti di se stessi? Perché promuovere una campagna contro i muri evidenzia, da un lato, l'ignoranza della positività dei muri nello sviluppo delle società nel corso della Storia e, dall'altro, la sottomissione all'ideologia globalista che imponendoci di condannare a morte tutto ciò che è "micro",  affinché venga fagocitato nella macro dimensione, ha trasformato l'Italia in una terra di nessuno e l'ha resa sempre più una terra di conquista.

Il 18 febbraio 2016 Papa Francesco, riferendosi a Donald Trump, disse: "Chi pensa solo a fare muri e non ponti, non è cristiano". Possibile che a Papa Francesco sfugga che se non ci fossero le Mura che cingono lo Stato del Vaticano il Governo della Chiesa non potrebbe esercitare la propria attività e scomparirebbe un patrimonio materiale e spirituale della Cristianità? Possibile che nessuno abbia mai raccontato a Papa Francesco che queste Mura, alte 12 metri e munite di 44 torri, furono fatte costruire da Papa Leone IV nell'847 per proteggere la Città Santa dai predoni islamici che per ben due volte, nell'830 e nell'846, invasero Roma e saccheggiarono la Basilica di San Pietro, depredandola di tutto l'oro e l'argento?

Senza i muri non ci sarebbe stata nessuna civiltà. I muri sostanziano la civiltà. I muri salvaguardano la casa e tutelano la famiglia, il pilastro della costruzione sociale e il fulcro della rigenerazione della vita. I muri hanno protetto e legittimato la comunità locale, attribuendo una connotazione identitaria alle città-stato, incentivando la certezza della specificità culturale. I muri hanno definito i confini della Nazione e affermato l'orgoglio della propria esclusiva civiltà.

Così come sarebbe altrettanto importante che l'esercito dei globalisti, relativisti, buonisti, multiculturalisti, immigrazionisti e islamofili conoscessero che i tanto auspicati ponti, storicamente non solo non sono mai stati contrapposti ai muri, ma ne sono stati parte integrante, sono strutturalmente complementari. I ponti, al pari delle porte, sono dei varchi nei muri, concepiti come una realtà mobile, basati su una logica flessibile, aperti per accogliere gli ospiti graditi, chiusi per i nemici da respingere.

Ed è l'insieme dei muri e dei ponti che incarna le regole su cui si fonda la civile convivenza, apertura nei confronti di chi rispetta le nostre leggi e condivide i nostri valori, chiusura nei confronti di chi vuole imporsi con la violenza e mira a sottometterci alle barbarie. Nella "civiltà dei muri" le porte delle case restavano aperte. Nella "civiltà dei senza muri" siamo costretti a barricarci dietro le porte blindate. Finitela con questa menzogna ideologica sui muri e sui ponti!