In parallelo all'apertura di un fronte di guerra islamico contro la Russia di Putin, che avrebbe il suo battesimo di sangue con la morte di 224 persone nell'esplosione in volo nel Sinai dell'Airbus 321 della Kogalymavia, la guerra del terrorismo islamico contro i turisti c'è sempre stata. La preoccupazione dei paesi occidentali per la sorte delle decine di migliaia di turisti rimasti bloccati a Sharm el-Sheikh è legittima.
L'Egitto, al pari dell'Italia, potrebbe vivere di turismo. È probabilmente il più bel museo a cielo aperto del mondo, oltre a beneficiare di coste e di un clima che lo rendono una delle mete turistiche più gettonate. Ma, a differenza dell'Italia, è in guerra perenne con i terroristi islamici che condannano a morte i turisti in quanto l'incarnazione del male, di valori e di costumi denunciati come contrari alla sharia, alla legge di Allah.
Forse non sapremo mai la verità sulla tragedia dell'aereo russo. Così come è già successo con il Boeing 737 della compagnia privata egiziana Flash Airlines, precipitato in mare poco dopo il decollo da Sharm el-Sheikh il 3 gennaio 2004 con 148 persone a bordo, di cui 133 francesi. Nessun superstite. Nove mesi dopo, il 13 ottobre 2004, il capo della commissione d’indagine Shaker Kelada disse che sulla tragedia c’era il buio totale: “E’ assai prematuro dire che si sia trattato di un errore umano perché le indagini sono ancora in corso”. La verità è che l'Egitto ha tutto l'interesse a nascondere la verità qualora si tratti di attentato terroristico, perché le conseguenze economiche sono pesantissime, in termini di blocco della macchina del turismo che crea occupazione per decine di altri comparti imprenditoriali, per il mancato introito di valuta pregiata, per il crollo del tenore di vita della popolazione che alimenta il malcontento nei confronti del governo, in un contesto dove il 40% della popolazione egiziana vive al di sotto della soglia di povertà.
Il turismo è stato il bersaglio privilegiato dei terroristi islamici. Il 17 novembre 1997 sei terroristi islamici falcidiarono a raffiche di mitra 58 turisti occidentali e una decina di poliziotti nella Valle delle Regine a Luxor, prima di suicidarsi. Per circa un anno il turismo, che costituisce la locomotiva trainante dell’economia, si arrestò. Da allora il turismo in Egitto è stato blindato, le strutture turistiche sono state militarizzate. Il 7 ottobre 2004 a Taba, località balneare sul Mar Rosso, un'autobomba dilaniò l'Hotel Hilton, 29 le vittime, di cui 13 israeliane, e due sorelle italiane Jessica e Sabrina Rinaudo. Il 23 luglio 2005 due autobombe e una serie di esplosioni, sembra provocate da 5 terroristi suicidi, provocarono a Sharm el-Sheikh 83 morti.
I turisti vengono uccisi non per ciò che fanno ma per ciò che sono. Non è sempre stato così. Ricordo come negli anni Cinquanta e Sessanta le donne musulmane non avevano remore a frequentare le spiagge in costume da bagno, mentre oggi si immergono nell'acqua completamente vestite. Colpire il turismo corrisponde anche ad affondare l'Egitto sempre più nelle tenebre dell'oscurantismo islamico.