(Il Giornale, 26 marzo 2017) - Sembra proprio che la percentuale dei malati mentali tra i musulmani sia in assoluto la più elevata al mondo. È pressoché scontato che ogni qualvolta c'è un attentato terroristico islamico, sia gli imam delle moschee e i musulmani moderati, sia i responsabili della sicurezza occidentali che orientano l'opinione pubblica, focalizzano l'attenzione sul profilo personale dell'attentatore, per approdare alla conclusione che soffriva di disturbi psichici.
E considerando che ormai sono all'ordine del giorno gli attentati terroristi islamici perpetrati, quelli sventati sul nascere, quelli semplicemente pianificati, quelli che gli aspiranti “martiri” islamici hanno manifestato la volontà di compiere così come emerge dalle intercettazioni, dovremmo concludere che tra i musulmani è esplosa un'epidemia di psicosi suicida-omicida.
La prassi consueta e consolidata nelle analisi degli esperti veri o presunti è di evidenziare le cause familiari, sociali ed economiche che attestano lo stato di emarginazione che connotava l'esistenza del terrorista islamico, ponendo l'accento sulla sua persistente frustrazione per le conseguenze delle guerre o delle sanzioni messe in atto dai nuovi “crociati” occidentali ai danni dei musulmani. Si colloca il quadro psico-sociale nel contesto della realtà della criminalità comune, enfatizzando il fatto che il terrorista era fondamentalmente dedito allo spaccio di droga, era lui stesso un drogato, era instabile sul piano relazionale.
Soprattutto si sostiene a viva voce che non frequentava le moschee, che non si comportava così come si converrebbe a un fedele musulmano. Infine si ricorda che è soltanto quando è finito in carcere, dove è stato soggiogato da predicatori estremisti, che il personaggio psicotico è stato plagiato trasformandolo in un robot della morte. Tutto ciò porta alla conclusione che coloro che uccidono urlando “Allah è il più grande” non avrebbero nulla a che fare con l'islam, che addirittura non sarebbero neppure musulmani.
Pur ammettendo che tutto ciò sia vero, è lecito domandarsi perché mai questi soggetti psicotici perpetrano degli efferati crimini esclusivamente nel nome di Allah? Perché non ci sono ebrei o cristiani che sgozzano, decapitano, massacrano e si fanno esplodere nel nome di Dio?
È del tutto evidente che c'è una ferma volontà, sia da parte dei musulmani sia da parte degli occidentali, di assolvere l'islam costi quel che costi, ignorando deliberatamente la legittimazione dell'odio, della violenza e della morte contenuta in ciò che Allah prescrive nel Corano e in ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Si perviene alla conclusione che il terrorismo islamico sarebbe comunque di natura reattiva, non aggressiva, che significa che se loro uccidono la colpa è nostra. Così come si mira a farci credere che gli attentati terroristi islamici sarebbero dei fatti isolati, che sarebbe una forzatura ideologica inquadrarli nel contesto di una strategia di guerra scatenata da chi usa anche il terrorismo per sottomettere l'umanità intera all'islam.
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