Caro Papa Francesco,
per la fine del “Ramadan” hai voluto mandare un messaggio di pace e d’amicizia ai musulmani. Cosa buona e giusta. Anch’io so che i fedeli dell’islam sono nostri fratelli, perché sono uomini come noi, tali e quali. E poi, come Capo dei cristiani cattolici, potevi solo dire parole di amore universale.
Però c’è un problema, e non so come farai a risolverlo. I sacri testi dell’islam, che per mia curiosità leggo da tanti anni, sono pieni di tremende maledizioni contro i cristiani e gli ebrei. Per chi non è musulmano ci sono minacce di morte, di guerra, di tormenti, supplizi e anatemi d’ogni genere.
Non solo: ai musulmani che faranno fuori gli infedeli, l’islam promette il paradiso. E che paradiso! Non so quindi come i musulmani più osservanti possano essere, per noi, tutti amici sinceri. Qualcuno sì, ma tutti no.
Il Corano, poi, raccomanda loro di non cercare amici e alleati fra gli ebrei e i cristiani. E’ il loro dio che glielo ordina. Potranno mai disobbedirgli?
Padre Santo, tu hai raccomandato ai cristiani e ai musulmani il rispetto reciproco. Noi continueremo ad impegnarci in questo senso: abbiamo accolto nei paesi europei milioni di musulmani e gli abbiamo consentito di avere le loro moschee e di seguire senza problemi le loro tradizioni.
Nei paesi islamici però i cristiani sono spesso perseguitati e uccisi a migliaia. Il rispetto reciproco può sembrare a noi cosa facile, anche perché nei nostri Vangeli non c’è una sola parola di odio e di violenza. Ma Allah non è Cristo, e hanno detto parole molto diverse.
Allora, caro Papa, io ti rivolgo una supplica: da Pastore prudente e accorto proteggi anzitutto il tuo gregge. Metti al sicuro i tuoi agnelli. L’amore può fare miracoli, è vero. Ma se mettiamo assieme lupi ed agnelli, solo i lupi saranno contenti.
Anche San Francesco, a cui Tu ti ispiri, fermò e ammansì il lupo di Gubbio, che terrorizzava la gente del luogo. Il lupo, rabbonito, se ne andò, salvandosi così da una più che probabile battuta di caccia. Perché il Santo amava tutte le creature, lupi compresi. Ma frate Francesco l’aveva fatto prioritariamente nell’interesse della gente, non del lupo.
Con profonda devozione.
Vittorio Zedda
Gubbio, 12 agosto 2013