(Huffington Post) - Quando visitai la Syracuse University negli Stati Uniti rimasi sconvolto dalla loro incredibile fantasia nel prevedere una sala di preghiera multireligiosa per studenti e docenti, dove con semplici accorgimenti tecnici e logistici in poco tempo quella sala si trasformava da chiesa a moschea, per poi prendere le sembianze di una sinagoga o di un tempio Sikh.
 
Ora, senza pretendere che nelle nostre istituzioni e luoghi pubblici si provveda ad una tale rivoluzione in 48 ore, la mia testimonianza di deputato di religione musulmana e la riflessione da me aperta sulla necessità di garantire cibo halal nella mensa della Camera vuole aprire gli occhi di fronte ai diritti tuttora mancanti delle minoranze religiose nel nostro Paese.
 
Ebbene, in questa direzione andava la mia intervista uscita oggi su La Stampa: ho spiegato come sarebbe un segno di civiltà se, anche le mense del Parlamento, ma soprattutto le mense scolastiche, quelle ospedaliere, quelle nelle carceri e nei luoghi di lavoro dove siano presenti bambini o persone di religioni diverse, si dotassero di cibo consono alle rispettive tradizioni religiose, qualora gli utenti lo richiedessero.
 
A chi mi insulta, mi ritiene un provocatore o mi invita a tornarmene da dove sono venuto rispondo che questa è la mia patria. Non sono un immigrato ma figlio di immigrati. Amo l'Italia e vorrei cambiasse sempre in meglio come cerchiamo tutti i giorni con fatica di fare in Parlamento e non solo. Un'Italia, che nonostante Buonanno e Salvini, è sempre più multiculturale e multireligiosa.
 
Allargare la sfera dei diritti significa innanzitutto garantire pari cittadinanza e dignità a tutti i cittadini e dare maggiore valore alla nostra civiltà. Solo così saremo davvero forti nel pretendere che in tutto il mondo vengano rispettati i diritti delle minoranze laddove purtroppo vengono tuttora calpestati. E comunque tra un buon Kebab e un panino al prosciutto a Montecitorio non so quanto miei colleghi escluderebbero a priori il Kebab.