(Le Figaro) - Gli interessi che scatenarono la Prima Guerra Mondiale erano piuttosto chiari: la volontà di egemonia europea e marittima per la Germania, il desiderio di essere onesti con l'Inghilterra, la riconquista dell'Alsazia e della Lorena per la Francia, la corsa forsennata di imperi in crisi, per l'Austria e per la Russia.
Quelli che hanno innescato la Seconda Guerra Mondiale sono ancora più chiari: l'ambizione di un impero mondiale per la Germania e il Giappone, la volontà legittima di difendersi una volta attaccati per la Polonia, la Francia, il Regno Unito, l'Urss e infine gli Stati Uniti. Solo l'Italia di Mussolini, non veramente guerriera, ma avvolta da uno stupido mimetismo, era irrazionale.
Se la crisi internazionale relativa alla Siria dovesse gravemente degenerare a seguito degli interventi portati avanti in quel momento dagli Stati Uniti e dalla Francia, si cercherà invano quali interessi maggiori abbiano motivato la loro terrificante assunzione di rischio, specialmente per quanto concerne il nostro Paese (la Francia, ndt), in questa vicenda.
Il petrolio? Non ce n'è molto in Siria. I nostri interessi storici? Era soprattutto quello di proteggere i cristiani: ci indurrebbero quindi a sostenere il regime di Assad, che lo fa meglio di chiunque.
Difendere Israele? Ma è di notorietà pubblica che i suoi dirigenti sono divisi sulla questione siriana: un parte di loro non si augura di vedere, se Assad fosse spodestato, gli islamici, oppure i turchi, a 100 km da Gerusalemme. Li si capisce. La Siria ha mai minacciato Israele da quarant'anni che è guidata dalla famiglia Assad?
Distruggere gli Hezbollah, alleati dell'Iran e minaccia per l'Israele? Ma l' estensione della guerra a tutta la Siria, e senza dubbio oltre, non è una deviazione totalmente sproporzionata a un tale obiettivo?
Distruggere l'arco sciita che si sviluppa oggi nel Medio Oriente, dal Libano all'Iran? Ma questo arco non esisterebbe se la guerra in Iraq non avesse stabilito un potere sciita: non c'erano sufficienti gruppi di studio oltre-Atlantico per prevedere che regola maggioritaria applicata a questo Paese avrebbe condotto a questo risultato? Abbiamo intenzione di sposare gli interessi sunniti?
Contenere la Russia? Anch' essa si trova sulla difensiva. Dopo la caduta dell'Urss, ha dovuto rinunciare alla maggior parte delle sue posizioni in Europa e nel mondo: Angola, Mozambico, Somalia, Yemen, ecc.
Geograficamente vicina, teme legittimamente l'estensione dell'islamismo (perciò sostiene l'intervento degli Stati Uniti in Afghanistan) e ha tracciato chiaramente una linea rossa in Siria: non tollererà senza reagire al rovesciamento del regime di Assad. Un avvertimento chiaro ed è molto inquietante che non lo si comprenda.
Attenzione ugualmente alla diplomazia dei diritti dell'uomo. Mancanza di un interesse chiaro e proporzionato al rischio, non resta che questo motivo per spiegare la scalata alla quale si consegneranno oggi gli occidentali: la retorica mediatica (rilanciata in Francia dal partito socialista) associa giorno dopo giorno Assad a Hitler. Ma è assurdo. Hitler voleva conquistare il mondo. Assad non vuole conquistare niente di tutto ciò, vuole solo che lo si lasci in pace: ha avuto una volta la velleità di fagocitare il Libano, andando contro i nostri interessi, ma è finita senza esserci scomodati troppo; è stato l'ospite d' onore della sfilata militare del 14 luglio 2008. Hitler aveva avviato l'eliminazione fisica delle minoranze, principalmente gli ebrei, in Europa; ma in Siria, è al contrario il regime di Assad che, dopo quarant'anni, protegge, meglio di chiunque altro, le sue minoranze, mentre sono i suoi oppositori, almeno i più radicali, che le vogliono eliminare.
Il regime di Assad è ben lungi dall'essere ideale: dovendo fronteggiare una guerra civile appoggiata dall'esterno, ricorre a mezzi atroci per difendersi (senza avere la certezza che sia sua la responsabilità dell'utilizzo dei gas tossici). I suoi avversari si comportano allo stesso modo. Ma essenzialmente non è stato altro che una dittatura militare classica, come l' Occidente ne ha tollerate nel corso degli anni un po' ovunque nel mondo, e li ha persino promosse in America Latina non molto tempo fa. Da qualche giorno, venute meno le illusioni della "Primavera araba", è lo stesso tipo di regime che molti si sentono sollevati nel veder riesumare in Egitto!
E' senza dubbio intrinseco alla diplomazia dei diritti dell' uomo, perché è isterica e immatura, di fondarsi su un' analisi equivoca della realtà che essa si propone di correggere. Ma anche se quest' analisi non fosse equivoca, questa diplomazia è sbagliata in partenza. Una diplomazia matura deve essere una guidata solo dai nostri interessi. Il recente intervento nel Mali si configura in questo quadro.
Questa diplomazia che ha l'aria di essere egoista è di fatto la sola a potersi qualificare come morale. In primo luogo perché è solo per difendere i nostri interessi che abbiamo eletto i nostri dirigenti. In seguito perché essa è il miglior mezzo per limitare i rischi: si trovano sempre dei compromessi a partire dagli interessi ben definiti, mai a partire da principi e ideologie.
Sopra le apparenze della superiorità morale, la diplomazia dei principi conduce dritto alla perdizione. "Chi vuole fare l' angelo fa la bestia".
Impegnarsi in un affare così grave come la guerra, specialmente in un terreno così minato come il Medio Oriente, senza far prevalere un interesse chiaro è segno di una grave sregolatezza dello spirito. Jupiter dementat quos vult perdere (Giove a quelli che vuole rovinare toglie prima la ragione)
(Traduzione dal francese di Francesco D'Aquino)