(ilgiornale.it) - Sembra proprio che l'Islam milanese non riesca a tenersi fuori dalle polemiche. Il caso che accende di nuovo i riflettori sulle «moschee» cittadine - alla fine di un mese di Ramadan filato via liscio come l'olio - è la partecipazione, ieri, alla festa di rottura del digiuno all'Arena civica, di un personaggio dal profilo ideologico quantomeno discutibile.

L'imam invitato dal Coordinamento dei centri islamici milanesi a condurre la preghiera è lo Sheykh Riyad Al Bustanji. Il giordano, presentato come un sapiente noto per avere concluso a 24 anni l'apprendimento mnemonico di tutto il Corano era stato protagonista presso una tv satellitare mediorientale - l'ha raccontato Andrea Morigi su «Libero» - di un'intervista (tuttora in rete) in cui parla del «martirio» religioso e confessa di aver portato sua figlia a Gaza per imparare dalle donne palestinesi come si allevano i figli al «jihad» e al martirio. Ovviamente la circostanza che un tale personaggio abbia avuto il posto di «ospite d'onore» alla principale celebrazione del Ramadan di Milano, con 10mila persone e l'assessore comunale all'Educazione Francesco Cappelli, ha suscitato reazioni indignate. L'assessore ha preferito non commentare. «Non so quale sia la notizia più clamorosa - ha detto Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale per Fratelli d'Italia - se quella del predicatore pro-jihad accolto a braccia aperte o di un assessore che presenzia senza battere ciglio al suo sermone. Siamo davvero alla follia». De Corato fra l'altro ha chiesto le dimissioni del coordinatore del Caim Davide Piccardo, sottolineando come sia stato candidato in passato in Sel, il partito del sindaco.

Da parte sua Piccardo si compiace del messaggio della Curia e della presenza dell'assessore, che a sua volta ha portato una lettera del sindaco, Giuliano Pisapia. Quanto all'imam, dice: «È molto bravo e molto noto per la sua scienza del Corano. Ha dedicato il suo discorso soprattutto a indicazioni etiche, ricordando che il musulmano deve essere un testimone di fede e mai elemento di disturbo». «Ha la sua posizione sulla Palestina, per la libertà e contro l'occupazione, ma ha sempre rispettato la legalità e non ha mai preso posizioni che contraddicano la nostra visione delle cose, che esclude il ricorso alla violenza come strumento di proselitismo o affermazione dei principi religiosi».

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