(da www.ilcorrieredelleregioni.it) - In Italia è il caso del momento, parliamo delle "baby squillo": ragazzine di 14-16 anni che si prostituiscono con attempati signori per comprarsi il capo firmato e - in alcuni casi con l'aggravante - di una "madre" condiscendente, formato maitresse, che è quello che probabilmente e giustamente scandalizza l'opinione pubblica italiana.
Questo caso giudiziario comunque è la foto della nostra società allo sbando, è il risultato di decenni di programmi Tv e giornali spazzatura che promuovono nei bimbi ruoli da "veline" per le femminucce e di "calciatori" per i maschietti. E ora cosa ci meravigliamo se ci troviamo in casa delle "escort" e dei "calciatori stranieri" -i nostri figli evidentemente sono solo dei viziati e smidollati bamboccioni - ad allietare le nostre pigre domeniche stile "Panem et circenses": una società raccoglie quel che semina.
Ma quello che dovrebbe scandalizzare l'opinione pubblica, evidentemente pilotata dai media nazionali e dalla ormai vetusta "politically correct post 68ina" sono anche altri episodi spesso sottaciuti, situazioni che possiamo vedere quotidianamente sotto i nostri occhi in quella che è divenuta la Babele Italia. In particolare mi riferisco a cittadini stranieri residenti in Italia - anche clandestinamente - provenienti da altre culture e religioni a cui però vengono applicati degli incredibili principi della "doppia morale" nei casi della stampa e Tv e "doppia legislazione" da parte dei giudici quando delinquono! Cosa che viste le statistiche di reati e popolazione carceraria avviene assai frequentemente.
I principali accusati, scusate sono sempre loro gli "amici islamici" che evidentemente tanto amici non lo sono, visto che di integrarsi o perlomeno rispettare le regole non ne vogliono proprio sapere, anzi semmai il contrario. Visti i loro usi e costumi -infibulazione, escissione, 4 mogli, lapidazione e leggi del taglione- e nel nostro caso rapportandolo al caso delle baby squillo, perché non ci domandiamo con tono volutamente provocatorio: "Con 60 milioni di spose bambine nel mondo e lo stesso Profeta Maometto che tra le innumerevoli mogli e concubine - una cinquantina - beato lui, ne aveva una di 8 anni! Cosa facciamo un mandato d'arresto internazionale al profeta?".
Il problema islamico e del meticciato culturale non è solo italiano, l'Italia è stata l'ultima ad affrontare il problema, non avendo una grossa tradizione coloniale, ma in questi anni si è rifatta alla grande accogliendo milioni di stranieri che di fatto hanno cambiato radicalmente il volto alle nostre città e il conseguente modo di vivere: "Siamo arrivati a festeggiare più il Ramadan e Halloween che il Natale!" .
Inghilterra, Francia e Germania il problema lo conoscono bene specie nei confronti degli islamici provenienti dai relativi paesi e tutti i loro governanti hanno ammesso recentemente il colossale "fallimento della politica multiculturale". Il turco in Germania farà il turco, parlando la sua lingua, praticando la sua religione ecc. ecc. idem il pachistano in Gran Bretagna o l'algerino i Francia, bella scoperta in fin dei conti anche noi italiani lo abbiamo fatto ed in tempi non proprio così lontani, anche se con le opportune differenziazioni socio-culturali e religiose. Il punto nodale è semplicissimo e deriva dal fatto che le leggi islamiche sono incompatibili con le nostre leggi europee nazionali, della UE e sopratutto con le normative internazionali e le carte sui diritti dell'uomo - punto - il resto sono chiacchiere.
Molto è stato scritto, sopratutto dopo l'11 settembre 2001, spesso con valore profetico da Oriana Fallaci, da Kahled Fouad Allam, da Magdi Allam e ancor prima da Samuel Huntigton e Roger Scruton ma di quest'ultimo citerei un passaggio chiave, delle considerazioni veramente importanti per capire la portata del problema islam:
"La civiltà occidentale si è lasciata alle spalle il proprio credo religioso e il proprio testo sacro, e ha riposto la propria fiducia non tanto nelle certezze religiose, quanto nella discussione aperta, nella prova, nell'errore e nell'onnipresenza del dubbio. La cosa strana, tuttavia, è che se la civiltà islamica è lacerata dai conflitti, quella occidentale sembra avere in sé un'intrinseca tendenza all'equilibrio. Le libertà che i cittadini occidentali danno per scontate, sono assai sentite nei paesi islamici, e se nessun cittadino occidentale fugge dall'Occidente, il 70% dei profughi nel mondo è rappresentato da mussulmani, che fuggono dai luoghi in cui la loro religione è la dottrina ufficiale. Inoltre questi profughi fuggono tutti verso l'Occidente, riconoscendo che nessun altro luogo è in grado di assicurare le opportunità, le libertà e la sicurezza che essi disperano di trovare nel loro paese. Ugualmente strano, tuttavia, è il fatto che una volta arrivati in Occidente, molti profughi mussulmani cominciano a maturare un odio della società che li circonda, e aspirano a vendicarsi per una colpa talmente atroce che l'unica giusta punizione è addirittura la distruzione totale. Più strano ancora è il fatto che quei mussulmani che si stabiliscono, si integrano e acquisiscono un certo grado di fedeltà alle istituzioni e ai costumi occidentali, spesso allevano dei figli che, malgrado siano cresciuti in Occidente, s'identificano nell'opposizione ad esso - con un antagonismo così fiero - da sfociare in un desiderio di annientamento. Una risposta superficiale a questi fatti sconvolgenti è quella di attribuire la responsabilità all'islam - per affermare, con un innegabile grado di plausibilità, che esso è un fossile medioevale, inadatto alle condizioni moderne, e incapace di adeguarsi agli straordinari cambiamenti sociali, economici e demografici che hanno scosso il nostro pianeta. Ma se le "moderne condizioni" non sono altro che quelle provenienti dall'estensione a livello globale della tecnologia, delle istituzioni e della libertà politica occidentali, perché accusare l'islam di rifiutarle, quando esse, di rimando, comportano il rifiuto di un'idea sulla quale si fonda l'islam, una volontà divina immutabile, rivelata una volta per tutte al suo profeta, nella forma di un codice di norme immodificabile e inviolabile?" (da: Roger Scruton, L'Occidente e gli altri, 2004).
L'elenco delle incompatibilità è abbastanza lungo e lo conosciamo ormai bene, vivendole quotidianamente con notizie per noi occidentali talvolta incredibili, aspettando che la "Primavera" araba - quella vera - risvegli le coscienze di molti mussulmani moderati o meglio ancora, auspicando ad una unità religiosa, magari con un "Papa" islamico. Nel frattempo assistiamo solo ad un feroce rigurgito di generale "nazionalismo religioso", rappresentato dal partito dei Fratelli Mussulmani, e cosa incredibile anche in paesi storicamente a noi vicini come la Turchia e l'Egitto.
A noi occidentali non ci rimane altro che auspicare una rinata consapevolezza del nostro passato, senza complessi di colpe per criticabili politiche coloniali del passato o conflitti, anche razziali della storia; la capacità di imporre con determinazione la Carta internazionale dei diritti dell’uomo, senza sotterfugi o sterili ingiustificate deroghe. Siamo noi che abbiamo bisogno di una "Primavera della civiltà occidentale" che da tempo ha letteralmente perso la bussola e il semplice rispetto per se stessa.
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