Il mio articolo di oggi è fatto molto semplicemente facendo copia e incolla e riguarda il Pakistan, 200 milioni di abitanti, il secondo paese islamico del mondo in ordine di grandezza. Il primo è l’Indonesia.

Come l’Indonesia, il Pakistan non è nato islamico. L’Indonesia era induista e l’induismo è stato sradicato ovunque salvo che nell’isola di Bali. Il Pakistan era buddista ed il buddismo è stato completamente annientato: non esistono più i buddisti e non esistono più le statue di Budda. Noi ricordiamo solo i due giganteschi e antichissimi Budda distrutti in Afganistan, ma in realtà solo centinaia di migliaia le statue di Budda distrutte negli ultimi 30 anni nelle aree dove il buddismo è esistito ed ora non esiste più.

Chi nega la violenza islamica, quindi, non sta solo minimizzando le aggressioni al cristianesimo e all’ebraismo, ma anche al buddismo e all’induismo.

Ed ecco qui le mie notizie. Prima notizia di luglio.

 

PAKISTAN Karachi, 11 infermiere avvelenate per aver bevuto un tè durante il Ramadan Ag. Asianews 31/07/2012 12:25 di Jibran Khan

L'incidente è avvenuto ieri nell'ospedale della città. Le donne sono tutte ricoverate in prognosi riservata nel reparto di terapia intensiva della clinica. Le autorità ospedaliere hanno avviato un'inchiesta per stabilire chi ha avvelenato la bevanda.

Karachi (AsiaNews) - Almeno 11 infermiere, fra cui tre cristiane, impiegate nell'ospedale civile della città, sono state avvelenate perché hanno pranzato durante il mese sacro del Ramadan. Il fatto è avvenuto ieri nella caffetteria dell'ospedale. Nella pausa pomeridiana le 11 donne si sono recate nel locale privato e hanno ordinato un té e alcune pietanze. La prima a sentirsi male è stata Rita, infermiera cattolica, che è collassata a terra poco dopo aver deglutito la bevanda. Tutte le operatrici sanitarie sono state ricoverate nel reparto intensivo dell'ospedale e alcune di loro sono in gravi condizioni.

In Pakistan è proibito mangiare in pubblico nel mese di digiuno, obbligatorio per tutti i musulmani. Tuttavia, sono esenti da tale dovere gli impiegati negli ospedali e i viaggiatori. L'ospedale civile di Karachi è gestito da musulmani. Essi non tollerano che il personale non-islamico pranzi durante il Ramadan. Le autorità della clinica hanno avviato un'inchiesta per cercare i responsabili del gesto.

Oggi, la Masihi Foundation, organizzazione cristiana per i diritti umani, eLife for Hall hanno condannato l'incidente, definendolo un "vile" atto contro la libertà religiosa e la tolleranza. Proteste giungono anche da politici e autorità religiose. Sindh Saleem Khokahr, membro dell'Assemblea provinciale e presidente dell'All Pakistan Minorities Allicance, afferma: "avvelenare una persona per aver pranzato durante il Ramadan è un atto barbaro. Nel Paese molti musulmani non partecipano al digiuno e mangiano inpubblico. Le 11 infermiere hanno bevuto il tè in un locale privato all'interno dell'ospedale, non davanti ad altre persone".

Secondo p. Nasir William, sacerdote della diocese di Karachi, l'avvelenamento delle 11 donne "è un segno che la società pakistana non è tollerante". "E' scandaloso - continua - che infermiere che salvano la vita di migliaia di persone, rischino di morire per mano di pochi ignoranti". Il sacerdote chiede alle autorità di aprire un'inchiesta per tentato omicidio.

 

Seconda notizia di ieri

19/08/2012

Pakistan, bambina cristiana disabile accusata di blasfemia

di Mauro Pianta - Roma

Rimsha Masih ha 11 anni, una disabilità mentale e rischia di trascorrere il resto dei suoi giorni in prigione. Sì, perché questa bambina di religione cristiana, affetta da sindrome di Down, è stata arrestata ieri a Islamabad con l’accusa di blasfemia dopo aver sfiorato il linciaggio per mano di una folla di estremisti islamici. Come scrive l’agenzia missionaria AsiaNews è «la prima volta la prima volta nella storia del Pakistan che la "legge nera" (la stessa per la quale si trova in carcere Asia Bibi) colpisce una minore».

Rimsha si trova ora rinchiusa nel carcere minorile di Rawalpindi in base a un provvedimento di custodia cautelare di 14 giorni disposto dalla magistratura. La ragazzina è indagata per blasfemia, avendo "dissacrato il Corano" ed è perseguita in base all'articolo 295-B del Codice penale, che prevede appunto pene fino all'ergastolo.

Alcuni testimoni, scrive Asianews, riferiscono che Rimsha, figlia di Misrak Masih,avrebbe bruciato dieci pagine di un libro islamico, il Noorani Qaida, usato per imparare le basi dell'arabo e del Corano. La giovane lo avrebbe scagliato nella pattumiera, dopo averlo avvolto in un sacchetto di plastica. Il fatto è avvenuto il 17 agosto scorso nell'area di Umara Jaffar, settore G-12 di Islamabad, dal quale proviene la famiglia della minorenne. Le forze dell'ordine hanno aperto un fascicolo di inchiesta in base alla denuncia presentata da Syed Muhammad Ummad, un musulmano.

La polizia ha arrestato Rimsha Masih, dietro pressioni dell'ala fondamentalista islamica. Ieri, infatti, una folla ha preso di mira la famiglia della ragazza, che harischiato il linciaggio assieme alla madre. Centinaia le persone infuriate che minacciavano di farsi giustizia da sé. Gli agenti hanno tratto in salvo la ragazza, quindi l'hanno condotta in carcere.

Adesso, per timore di nuove violenze, almeno 300 famiglie del sobborgo cristiano hanno abbandonato le loro abitazioni: i fondamentalisti, infatti, minacciano di bruciare le case dei cristiani.

Sulla vicenda è intervenuto anche il cattolico Paul Bhatti, consigliere speciale del Primo Ministro per l'Armonia nazionale, che lancia un appello ai leader islamici. Bhatti si rivolge ai capi religiosi, chiedendo loro di collaborare per mantenere la calma e scongiurare possibili attacchi contro i cristiani della zona. Shahbaz, fratello di Paul e primo ministro cattolico nella storia del Pakistan, è stato ucciso dagli estremisti il 2 marzo 2011 proprio per la sua opposizione alla "legge nera".

Il mese scorso un disabile mentale musulmano è stato bruciato vivo a Bahawalpur, nel sud del Paese, dopo essere stato accusato di blasfemia. Una folla gli ha dato fuoco, come punizione “per aver profanato il Corano”.

Ed ora, c’è una sola cosa con cui posso concludere questo articolo, le parole di Shahbaz Bhatti, il ministro pachistano per le Minoranze religiose ucciso il 2 marzo del 2011 perché cristiano.

“Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese. Molte volte gli estremisti hanno desiderato uccidermi, imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Io dico che, finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri”.

 

Silvana De Mari