(Fonte: http://www.iljournal.it/2013/lislanda-dice-no-alleuro/471467%20/images-302)

Il nuovo governo islandese ha interrotto le trattative con l'Unione Europea, saranno i cittadini a decidere se vogliono l'euro. E sembrerebbe proprio di no.

A un mese dalla sconfitta del Partito Social Democratico, i leader della nuova coalizione al governo dell’Islanda, sospendono le trattative di adesione all’Unione Europea. La nuova formazione a capo del paese, composta dal Partito Progressista Islandese e dal Partito per l’Indipendenza, ha ottenuto lo scorso 27 aprile 38 seggi sui 63 complessivi in Parlamento.
Guidati rispettivamente da David Gunnlaugsson e Bjarni Benediktsson, entrambi si muovono su posizioni apertamenteeuroscettiche, al contrario dell’uscente Jóhanna Sigurðardóttir.
Il precedente governo aveva nel 2009 aperto i negoziati per permettere all’Islanda di entrare nell’Unione Europea ma ora che i giochi di potere sono cambiati, il paese fa marcia indietro, indicendo un referendum che porterà i cittadini islandesi a decidere sul futuro del paese.
Il congelamento dei negoziati era già iniziato in gennaio proprio perché l’elettorato bocciava le politiche economiche del precedente governo. Con il 27 aprile quest’ultimo ha palesato la sua intenzione di riaffidarsi ai nazionalisti e invertire la tendenza. I neo-eletti, che arrivano preparati alla volontà del popolo e conoscono bene le spinose questioni economiche da affrontare, sanno che la maggioranza degli cittadini non vuole scendere a patti con Bruxelles.

L’Entrata nella zona euro significherebbe per l’isola svalutazione della corona islandese al fine d’incrementare le esportazioni. Nel caso dei prodotti ittici, che costituiscono il 70% del commercio estero in uscita, il deprezzamento sarebbe davvero imponente, per non parlare delle regole cui l’Islanda dovrebbe sottostare per rispondere alle leggi sulla pesca dell’UE.