Programma dell'Associazione “Amici di Magdi Cristiano Allam”

Il quadro globale della Terza guerra mondiale
Siamo in guerra. La terza guerra mondiale. È una guerra non dichiarata ma reale, prevalentemente virtuale ma comunque violenta, non convenzionale ma strategica, graduale ma letale. Provoca morti fisiche e morti interiori, come si ci attenderebbe dalla più evoluta bomba “pulita” al neutrone, che uccide la vita e fa sopravvivere la materia. Questa inedita guerra mondiale accresce la povertà tra la popolazione, distrugge l’economia reale, scardina gli stati nazionali, fa venir meno la democrazia e lo stato di diritto, sconquassa il modello sociale e porta alla denatalità aggredendo l’istituto della famiglia naturale, distrugge il sistema di valori diffondendo il relativismo, favorisce l’invasione di clandestini e sollecita l’occupazione islamica. Sul banco degli imputati ci sono la dittatura della finanza speculativa globalizzata, dell’Eurocrazia, dello Stato-Mafia, della Chiesa relativista, dell’islam cosiddetto moderato, nel cui seno primeggiano i Fratelli Musulmani, e che inesorabilmente scatena il terrorismo islamico. Sembra apparentemente una “ammucchiata” di cinici criminali o di pazzi votati al suicidio che perseguono l’assoggettamento dell’intera umanità dopo averla “cosificata”, riducendo la persona a semplice strumento di produzione e di consumo della materialità. Ma a quei livelli nulla accade per caso. La Storia potrebbe confermare che si tratta piuttosto di una “Cupola” che realizza in modo deliberato una strategia criminale, una sorta di Massoneria mondiale che opera al di sopra di tutti e contro tutti.
La dittatura della finanza speculativa globalizzata utilizza l’arma del debito per devastare l’economia reale e sottometterla alla dimensione virtuale della moneta. Si tratta di una strategia deliberata utile a riciclare una massa di denaro virtuale, a partire dai titoli derivati stimati in 787 mila miliardi di dollari nel 2011, pari a circa 12 volte il Pil mondiale (Prodotto Interno Lordo, 66 mila miliardi di dollari nel 2011), condizionando e imponendo il proprio potere politico. La guerra finanziaria, emersa con il tracollo della banca d'affari americana Lehman Brothers il 15 settembre 2008, nel 2011 era costata ai cittadini americani 7.700 miliardi di dollari (pari al doppio del costo affrontato dagli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale, circa 4 mila miliardi di dollari a valori odierni), mentre ai cittadini dell'Unione Europea era costata 2 mila miliardi di dollari. Contemporaneamente 30 milioni di persone nel mondo avevano perso il posto di lavoro.
 
L'Italia ricca si trasforma in italiani poveri
Stiamo subendo un crimine epocale: l’Italia ricca si sta trasformando in italiani poveri. L’Italia vive la più tragica crisi economica recessiva dalla Seconda guerra mondiale. Gli italiani si impoveriscono sempre più, crescono inesorabilmente i disoccupati, i giovani non hanno accesso al mercato del lavoro e siamo sprofondati agli ultimissimi posti al mondo per tasso di natalità.
La dittatura finanziaria comporta l’uccisione delle micro e piccole imprese per costringerle a farsi fagocitare dalle grandi imprese, negando loro l’accesso al credito necessario per produrre e crescere, finendo per ritrovarsi senza denaro per pagare i debiti nei confronti dello Stato (tasse) e dei privati (fornitori e dipendenti), pur essendo imprese sane, con prodotti d’eccellenza e mercati interessati. Le micro, piccole e medie imprese, che costituiscono il 99% del nostro sistema produttivo, sono paradossalmente condannate a morte non perché debitrici ma perché creditrici in un contesto dove il principale debitore insolvente è lo Stato. La massa monetaria in circolazione, che al 95% è costituito da denaro virtuale creato dalle banche dal nulla a costo zero, si riduce sempre più rallentando il circuito della produzione e del consumo. Si è pervertito il rapporto tra la ricchezza e la moneta. Anziché essere la moneta un semplice strumento che parametra il valore della ricchezza, la quale si sostanzia di beni e di servizi che si posseggono o si producono, la moneta è diventata essa stessa la ricchezza. Quindi si è ricchi solo se si possiede la moneta anche se frutto della speculazione finanziaria in borsa, mentre si può anche morire di fame pur possedendo e producendo beni e servizi reali, ma senza disporre di una quantità di moneta adeguata alle proprie incombenze nei confronti dello Stato, delle banche e dei privati.
Il problema di fondo è la perdita della nostra sovranità monetaria e il crescente indebitamento dello Stato, delle imprese, delle famiglie e delle stesse banche che sono le vere beneficiarie del monopolio dell’emissione della moneta. Il debito totale italiano è di 5.517 miliardi di euro, pari al 340% del Pil, sui quali ogni anno si pagano interessi passivi che ammontano a circa 220 miliardi che equivalgono al 14,6% del Pil. L’eccessivo costo degli interessi sul debito, rappresentando un costo improduttivo per il sistema, sottraggono a questo risorse che potrebbero essere destinate all’economia reale ovvero alla creazione di ricchezza.
La dittatura eurocratica si fonda sia sul monopolio dell’emissione della moneta unica,  sia sull’egemonia legislativa. L’euro, l’unica moneta al mondo che non fa riferimento ad uno Stato, è emesso da una società per azioni che si chiama Banca Centrale d’Europa, il cui fine non è l’interesse dei popoli ma dei propri azionisti, che sono le banche rappresentate in seno alle Banche centrali dei Paesi dell’Eurozona (19 su 29 Paesi dell’Unione Europea), che nel caso della Banca Centrale d’Italia è al 94% rappresentata da banche private. L’Unione Europea ha messo al centro del proprio interesse la moneta anziché la persona. La verità è che l’euro ha dimezzato il potere d’acquisto degli italiani sin dalla sua adozione nel gennaio del 2002. L’euro ci ha immesso in un circolo vizioso e suicida che costringe lo Stato a indebitarsi per ripianare gli interessi sul debito, emettendo sul mercato titoli di debito per i quali paga degli interessi. Così facendo aumentano inesorabilmente il debito e gli interessi. L’euro ha creato sacche di povertà crescenti tra la popolazione, fino a far assottigliare il ceto medio. Concependo gli Stati come aziende che devono realizzare il pareggio di bilancio, l’Eurocrazia condanna tutti noi a subire l’austerità economica, così come alimenta i conflitti tra gli Stati e persino l’odio tra i popoli dell’Unione Europea.
Questa Unione Europea non solo ci ha sottratto al 100% la sovranità monetaria, ma ci ha sottratto anche all’80% anche la sovranità legislativa, essendo l’80% delle leggi nazionali la trasposizione di direttive e regolamenti europei. Ebbene queste leggi europee, che nascono in seno alla Commissione Europea che è formato da un esercito di 40 mila burocrati che non sono eletti da nessuno e che non rispondono del proprio operato a nessuno, ci hanno fatto perdere la sovranità alimentare, hanno costretto al fallimento le nostre imprese dopo averle foraggiate di sussidi e messe fuori mercato (ad esempio, le aziende di allevamento di bovini 30 anni fa erano 180 mila e ne sono rimaste 36 mila, con una perdita dell’80%).
La dittatura dello Stato-Mafia è funzionale sia al successo della dittatura eurocratica sia al perpetuamento della dittatura partitocratica. Se vi chiedessi chi potrebbe espropriarci fino al 70-80% dei nostri ricavi e contemporaneamente realizzare alti profitti dalla speculazione sul gioco d’azzardo, sul prezzo della benzina, degli alcolici e delle sigarette, potreste pensare alla criminalità organizzata, invece è lo Stato. In Italia la vera Mafia è lo Stato, che alimenta l’illegalità e la corruzione in seno alla pubblica amministrazione, elimina anche fisicamente i suoi oppositori, consente la presenza di una magistratura che è al di sopra della legge, reprime lo sviluppo condannando a morte le piccole e medie imprese, accresce la povertà della popolazione, favorisce l’inquinamento dell’ambiente, diffonde il degrado urbanistico, riduce la sicurezza dei cittadini, inculca in tutti noi la paura del presente e la sfiducia nei confronti del futuro. Lo Stato-Mafia è ladrone e vessatorio, fagocita 830 miliardi di euro all'anno, oltre la metà del Pil, impone agli italiani il più alto livello di tassazione al mondo, pari al 70-80% tra tasse dirette e indirette, un pizzo impietoso e ingiustificabile considerando che i cittadini-sudditi sono costretti ormai a pagare gran parte dei servizi e che i servizi offerti sono scadenti e inadeguati, istiga  impietosamente al suicidio se siamo impossibilitati a pagare, pur di ingrassare un apparato burocratico elefantiaco, oneroso, corrotto ed inefficiente.
La dittatura partitocratica, parte integrante ed essenziale dello Stato-Mafia, pur di salvaguardare i propri privilegi, ha consentito a partire dal novembre 2011 un colpo di stato finanziario ed eurocratico incarnato dall’avvento al potere di Mario Monti e l’allontanamento forzoso di Silvio Berlusconi. La democrazia sostanziale si è ridotta a democrazia formale, dove le istituzioni anziché essere rappresentative e al servizio dei cittadini, si sono trasformate nel principale nemico dei cittadini. La partitocrazia ha tolto agli italiani la sovranità popolare che si esprime nel rapporto fiduciario tra elettore e eletto, ha radicato la sfiducia nelle istituzioni e nello Stato.
La magistratura ideologizzata e politicizzata, con l’unicità delle carriere tra la funzione giudicante e la funzione accusatoria, si è trasformata in un potere forte che opera in modo arbitrario, prevaricando e sostituendosi al potere legislativo, aggredendo e sostituendo con veri e propri colpi di stato giudiziari il potere esecutivo.
Le Forze dell’ordine sono abbandonate a se stesse, privandole delle risorse umane e materiali, della tutela legislativa e giudiziaria necessari per poter adempiere in modo adeguato alla funzione istituzionale di tutelare la vita e i beni dei cittadini, di garantire la sicurezza dello Stato, messi a repentaglio dalla violenza della criminalità e del terrorismo, soprattutto del terrorismo islamico, favoriti dal lassismo e dalla connivenza dello Stato, che si alimentano della crescente crisi valoriale e identitaria, nonché della incontenibile rabbia e frustrazione sociale, specie quella giovanile.
Le Forze armate, abolito il servizio di leva che diffondeva l’amore per la Patria e inculcava il senso del dovere e della responsabilità nei confronti della Nazione, assicurando un esercito di cittadini pronti a difendersi su tutto il territorio nazionale, si sono ridotte a svolgere operazioni di “mantenimento della pace” in aree instabili, come l’Afghanistan, i Balcani e il Libano, mentre si evita in tutti i modi di impegnarsi militarmente anche laddove sarebbe vitale, come in Libia per sconfiggere il terrorismo islamico. La verità è che le nostre Forze armate, che non godono di una sovranità decisionale avendo affidato dal dopoguerra la difesa dell’Italia agli Stati Uniti e alla Nato, che sono stremate dai continui tagli al proprio bilancio, risultano formate da professionisti stipendiati che sono in realtà ai livelli operativi dei precari frustrati, che non hanno né lo spirito né i mezzi per combattere efficacemente la guerra mondiale scatenata dal terrorismo islamico.
 
La dittatura eurocratica e del relativismo
La dittatura relativista ci sta spogliando della certezza di chi siamo e ci rende fragili dentro, prossimi a capitolare, negando che esiste la verità e mettendo sullo stesso piano tutte le ideologie, le religioni e i valori, aggredendo la famiglia naturale e disincentivando la natalità degli autoctoni, favorendo l’omosessualismo, l’immigrazionismo, il meticciato culturale, il filo-islamismo, al punto che è lo stesso Occidente a promuovere il suicidio sociale, il declino demografico, l’auto-invasione di clandestini e l’islamizzazione dell’Occidente.
Il relativismo è una dittatura nel momento in cui ci nega l’uso della ragione e il riferimento ai parametri valutativi e critici affinché non si entri nel merito dei contenuti, perché aprioristicamente ci impongono di considerare pari tutto e il contrario di tutto. Il caso più significativo è la litania delle “tre grandi religioni monoteiste, rivelate, abramitiche e del Libro”, promossa anche da parte della Chiesa, che mettendo sullo stesso piano ebraismo, cristianesimo e islam, legittima l’islam a prescindere dall’ideologia di odio, violenza e morte sancita da Allah nel Corano e dai detti e dai fatti di Maometto, e delegittima il cristianesimo.
Sul piano sociale, le leggi europee ispirate al relativismo valoriale stanno scardinando il tessuto sociale incentrato sulla famiglia naturale, promuovendo la “ideologia di genere” fondata sulla equivalenza e la parità di diritti, compreso il diritto al matrimonio e all’adozione di figli, tra coppie connotate dall’orientamento sessuale (eterosessuali, bisessuali, omosessuali, lesbiche, transessuali, asessuali, intersessuali). Ebbene elevando il desiderio e la passione individuale a diritto collettivo inalienabile, disgiunto dalla finalità della procreazione, dalla crescita sana dei figli che necessitano di un padre e di una madre, dalla necessità vitale di perpetuare la società autoctona per salvaguardare la propria civiltà, il relativismo sessuale degenererà ulteriormente nella legittimazione della poligamia, della pedofilia, dell’incesto e della zoerastia.
Quest’Italia e questa Unione Europea, mettendo al centro di tutto la moneta e relativizzando tutto, hanno finito per sprofondare all’ultimo posto al mondo per tasso di natalità, che è dell’1.3% rispetto al 2.1% necessario ad assicurare l’equilibrio della bilancia demografica. Secondo i demografi quando il tasso di natalità cala al di sotto dell’1.9% non è più possibile garantire il perpetuamento della società autoctona e salvaguardare la propria civiltà. Su circa 500 milioni di abitanti dei 29 Paesi membri dell’Unione Europea, solo il 16%, pari a 80 milioni di abitanti, hanno meno di 30 anni. Viceversa su circa 500 milioni di abitanti della sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, sommando le popolazioni dei 22 Stati arabofoni più quelle della Turchia e dell’Iran, ben il 70% ha meno di 30 anni, pari a 350 milioni di abitanti. Quando si mettono su un piatto della bilancia 80 milioni di europei, cristiani in crisi d’identità con una consistenza minoranza musulmana, e sull’altro 350 milioni di mediorientali, al 99% musulmani convinti che l’islam è l’unica “vera religione” che deve affermarsi ovunque nel mondo, il risultato indubbio è che gli europei sono destinati ad essere sopraffatti e colonizzati demograficamente dagli islamici. A quel punto i musulmani non avranno più bisogno di farci la guerra o ricorrere al terrorismo. Potranno sottometterci all’islam limitandosi ad osservare le regole formali della nostra democrazia, che premia il soggetto politico più organizzato ed influente, in grado di condizionare e di accaparrare il consenso della maggioranza, senza entrare nel merito dei contenuti delle ideologie e delle religioni, soprattutto dell’islam.
 
La dittatura dell'immigrazionismo
La dittatura relativista, straordinario neologismo coniato da Benedetto XVI che la definì il “male assoluto” e ne denunciò la presenza anche in seno alla Chiesa, unitamente alla dittatura eurocratica, ci hanno imposto l’ideologia dell’immigrazionismo che ci obbliga a concepire gli immigrati buoni a prescindere, a subire l’invasione di clandestini a dispetto delle disastrose conseguenze sociali, economiche e valoriali. È soprattutto Papa Francesco a promuovere l’immigrazionismo sostenendo una visione globalista che abbatte le frontiere nazionali e legittima la libera migrazione delle masse umane in tutto il mondo, considerato una terra di tutti, dove pertanto chiunque può entrare ed uscire dall’Italia a proprio piacimento. Dopo averci costretto a non usare più il termine “clandestino” , che implica la consumazione di un reato, sostituendolo con il termine neutro di “migrante”, l’Italia prima ha abolito il reato penale di clandestinità, poi è diventata l’unico Stato al mondo che legittima la clandestinità al punto che nel 2014 abbiamo investito 10 milioni di euro al mese solo per le spese delle unità della Marina e dell’Aeronautica che si sono spinte fino al largo delle coste libiche per trasferire nel nostro Paese più di 170 mila clandestini. Nonostante la presenza di 10 milioni di italiani poveri e di 4 milioni di italiani nullatenenti ridotti alla fame, l’Italia accorda a ciascun clandestino 1200 euro al mese per il vitto, l’alloggio, le sigarette e la ricarica telefonica, che aumentano a 1400 euro al mese se è un minorenne. Questa flagrante  ingiustizia che evidenzia la discriminazione degli italiani rispetto ai clandestini in Italia, sta inevitabilmente producendo dei conflitti sociali e sta irresponsabilmente diffondendo il germe malefico del razzismo.    
L’obiettivo strategico è di ridurci a semplici strumenti di produzione e consumo della materialità nel contesto di una moltitudine meticcia, sradicando le nostre radici, la fede, l’identità, i valori, le regole e la civiltà. La prospettiva è di realizzare un mondo sottomesso alla dittatura della finanza speculativa globalizzata, con un Nuovo Ordine Mondiale retto da un unico Governo dittatoriale scardinando gli Stati nazionali, le comunità locali, la famiglia naturale, la persona depositaria dei valori assoluti e universali della sacralità della vita, della pari dignità, della libertà di scelta. Oggi stiamo di fatto subendo quanto scrisse nel 1925 il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894 – 1972), fondatore dell’Unione Paneuropea da cui è nata l’Unione Europea. Nelle pagine 21-23 del suo libro «Praktischer Idealismus» (Idealismo pratico) del 1925, scrisse:
“L’uomo del lontano futuro sarà un meticcio. Le razze e le caste di oggi saranno vittime del crescente superamento di spazio, tempo e pregiudizio. La razza del futuro, negroide-eurasiatica, simile in aspetto a quella dell’Egitto antico, rimpiazzerà la molteplicità dei popoli con una molteplicità di personalità (…)
Nei meticci si uniscono spesso mancanza di carattere, assenza di scrupoli, debolezza di volontà, instabilità, mancanza di rispetto, infedeltà con obiettività, versatilità e agilità mentale, assenza di pregiudizi e ampiezza d’orizzonti”.
La dittatura eurocratica ha inoltre ipotecato la nostra sovranità giudiziaria facendo prevalere le sentenze emesse dalle Corti europee (la Corte di Giustizia dell’Unione Europea con sede a Lussemburgo e la Corte Europea dei Diritti dell’uomo con sede a Strasburgo) sulle sentenze emesse dai tribunali nazionali.
Questa Unione Europea finirà per eliminare del tutto la sovranità nazionale, con la confluenza dell’Italia negli Stati Uniti d’Europa, che altro non saranno che un protettorato tedesco al cui interno l’Italia, al pari di altri Stati, si ridurranno a semplici colonie economiche, le cui spoglie verranno condivise dal grande capitale internazionale, a cui aderiscono cinesi, arabi, russi, indiani.
 
La dittatura islamica
La dittatura islamica si sviluppa attraverso sia il terrorismo dei taglia-gole, coloro che sgozzano, decapitano e massacrano uccidendoci fisicamente, sia il terrorismo dei taglia-lingue, coloro che ci impongono di non dire e di non fare nulla che possa urtare la loro suscettibilità. Entrambi convergono nell’obiettivo di sottometterci all’islam ottemperando a quanto Allah ha prescritto nel Corano e a quanto ha detto e ha fatto Maometto. Ma divergono e sono concorrenti perché perseguono lo stesso obiettivo con modalità diverse. I primi pensano di accedere al potere tagliando la testa di chi lo occupa. I secondi più astutamente ritengono che per accedere al potere in modo definitivo e irreversibile sia necessario mettere solide radici, che constano di una fitta rete di moschee, scuole coraniche, ambulatori e centri ricreativi, macellerie e alimentari halal, enti assistenziali e finanziari islamici, tribunali sharaitici, centri studi sull’islamofobia e centri di formazione per imam, siti religiosi e di proselitismo. L’Occidente ingenuamente teme i primi e asseconda i secondi, per quanto il nemico maggiore siano proprio i terroristi taglia-lingue, coloro che dall’interno di casa nostra camuffandosi all’occorrenza all’insegna del precetto della dissimulazione sancito dal Corano, sono convinti, come disse un alto dignitario islamico turco nel corso di un incontro di dialogo interreligioso, che “grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo, grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo”.  
 
“Amici di MCA” e “Insieme ce la faremo”: aprire le menti e salvare gli italiani
Di fronte a questa crisi epocale che minaccia l'esistenza stessa dell'Italia come Stato, dei Comuni come ambito territoriale primario, delle piccole e medie imprese come fulcro del sistema produttivo, della famiglia natura come fondamento della costruzione sociale, degli italiani come persone depositarie dei valori inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà, l’Associazione “Amici di Magdi Cristiano Allam” si assume la responsabilità storica di aprire le menti e fortificare gli animi degli italiani, per passare dalla denuncia alla proposta, diffondendo informazione corretta e costituendo “Gruppi di Amici” dediti alla formazione sull’insieme delle tematiche che spaziano dalla moneta ai valori.
Questi “Gruppi di Amici” rappresentano la base popolare per promuovere il nostro riscatto su tutto il territorio nazionale e in seno alle comunità italiane all’estero, dando vita al movimento “Insieme ce la faremo” di mobilitazione e di azione, che ci consenta di passare dalle parole ai fatti, per salvare gli italiani e far rinascere l’Italia, ispirandosi al movimento di disobbedienza civile del Mahatma Ghandi e di Martin Luther King. L’obiettivo è di provocare un terremoto politico promuovendo una protesta in tutti i comuni d’Italia e far scandire all’unisono la denuncia e la proposta, “Basta tasse”, “Tassa unica al 20%”, “No euro”, “Sovranità monetaria”, “Basta debiti”, “Condono di giustizia”, “Basta clandestini”, “Prima gli italiani”, “Stop alle moschee”, “Difendiamo la nostra civiltà”.
Nella consapevolezza che oggi sussiste una straordinaria e urgente opportunità di riunire gli italiani che pagano sulla propria pelle la chiusura delle imprese, la perdita del lavoro, la diffusione della povertà, lo scollamento della famiglia, il crollo della natalità, l’assenza di un futuro per i nostri giovani che vengono costretti a emigrare; che sono delusi e disorientati dal fallimento della partitocrazia, dallo strapotere della magistratura e dal venir meno della giustizia; che hanno una paura crescente per la diffusione della criminalità e l’inadeguatezza delle forze dell’ordine a cui vengono sottratte risorse umane e materiali; che si sentono angosciati e sopraffatti dall’invasione di clandestini e dai privilegi accordati agli immigrati; che si sentono disarmati e impotenti di fronte alla guerra del terrorismo islamico e dall’islamizzazione dell’Italia che si perpetra attraverso uno “Stato islamico” in nuce all’interno del nostro stato di diritto, il movimento “Insieme ce la faremo” promuove una mobilitazione popolare all’altezza della sfida epocale, per aggregare il consenso degli italiani perbene, di buon senso, moderati, pragmatici, liberi e orgogliosi.
“Insieme ce la faremo” si propone di creare il fronte gli italiani che producono e lavorano, che rappresentano le comunità locali, che creano nuove tecnologie e capolavori artistici, che difendono la popolazione e le frontiere, ovvero gli imprenditori, i lavoratori, i sindaci e gli amministratori locali, i ricercatori, gli scienziati e gli artisti, i poliziotti e i militari. “Insieme ce la faremo” è favorevole a collaborare per il successo della comune missione con tutti i soggetti politici che condividono i tre punti qualificanti del progetto di salvezza degli italiani e rinascita dell'Italia che si ispira a un principio fondamentale:
Salviamo i tanti piccoli che fanno grande l’Italia, perché la realtà storica, sociale e imprenditoriale conferma che in Italia piccolo è bello, buono e di successo. Quindi salviamo i piccoli imprenditori, i piccoli comuni, la famiglia naturale, i valori tradizionali, il patrimonio ambientale e culturale. E’ la scelta del localismo che consentirà all’Italia di poter riemergere nel globalismo senz’anima, sottomesso agli interessi materiali dei poteri imprenditoriali e finanziari forti.
 
1) Riforma dello sviluppo: sovranità monetaria; condono dei debiti dei cittadini nei confronti dello Stato e delle banche; rilancio economico finanziando con denaro pubblico tre grandi progetti: la messa in sicurezza del territorio nazionale, l'autonomia alimentare e l'autonomia energetica; abbattere drasticamente i costi dello Stato; tassa unica al 20%; rendere gli imprenditori i protagonisti dello sviluppo
Il nostro obiettivo primario è il riscatto della sovranità monetaria, alimentare, energetica, legislativa, giudiziaria, popolare, istituzionale e nazionale, sul piano della difesa e della sicurezza, sottratta o violata dall'Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea, dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, dalla partitocrazia e dall'oligarchia della Pubblica amministrazione, dalla Nato e dagli Stati Uniti. Concretamente significa innanzitutto uscire dall’euro e affrancarci dalla dittatura dell’Unione Europea dei banchieri e dei burocrati.
Noi crediamo che il rilancio dell'economia nazionale possa e debba realizzarsi mettendo gli imprenditori, specie i micro, piccoli e medi imprenditori che sono il fulcro del nostro sistema produttivo, nella condizione ottimale per assumersi il ruolo di protagonisti dello sviluppo in un contesto dove il ruolo dello Stato e delle istituzioni sarà di definire e far rispettare le regole che garantiscono l'interesse nazionale e perseguono il bene comune. A tale fine si deve abbattere drasticamente il costo dello Stato eliminando le istituzioni superflue, quali il Senato, le Province e le Regioni, gli enti fallimentari quali municipalizzate, parificate e ovunque lo Stato sia presente nei panni dell’imprenditore, per assicurare una sana gestione e consentire il drastico abbattimento delle tasse fino a ridursi a una tassa unica del 20% da corrispondere direttamente al Comune.
Serve un nuovo modello di sviluppo che valorizzi i tre grandi patrimoni di cui disponiamo, il patrimonio ambientale, il patrimonio culturale e il patrimonio umano, individuando tre direttrici principali, le tre “T”: Turismo, Terra e Tecnologia.
La messa in sicurezza del territorio nazionale per salvaguardare il patrimonio ambientale, culturale e urbanistico; il riciclaggio al 100% dei rifiuti urbani e industriali quale pilastro dell’autonomia energetica, liberandoci dalla schiavitù del petrolio e del gas; la bonifica delle falde acquifere, delle acque marittime, fluviali e lacustri, del territorio e dell’ambiente nazionale inquinati, ponendo immediatamente fine a tutte le cause dell’inquinamento, comprese le discariche, le perforazioni e la raffinazione degli idrocarburi; il rilancio della produzione agricola, zootecnica ed ittica per conseguire l’autonomia alimentare a livello nazionale, la costruzione di insediamenti urbani energeticamente autosufficienti e con criteri anti-sismici, la riqualificazione degli edifici dismessi e la messa a norma degli edifici obsoleti, costituiscono i grandi progetti per rilanciare lo sviluppo con un adeguato finanziamento statale per creare lavoro a decine di migliaia di aziende italiane che producono, investono e pagano le tasse in Italia, a dare lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori italiani che vanno favoriti rispetto agli stranieri, affermando il principio che il lavoro è un dovere prima ancora di essere un diritto.  
 
2) Riforma dello Stato: Federalismo dei Comuni autonomi e Repubblica presidenziale
Prendendo atto che la realtà storica dell’Italia evidenzia che da sempre sono i piccoli che fanno grande l’Italia, sia che si tratti di imprenditori o di Comuni, e scegliendo una filosofia di vita che mette al centro la qualità della vita della persona e non la quantità delle risorse accumulate dallo Stato sfruttando i cittadini ridotti a strumenti di produzione e consumo, noi consideriamo che i Comuni debbano diventare il fulcro della riforma dello Stato, rapportandosi direttamente con uno Stato più autorevole, efficiente e solidale grazie al sistema istituzionale della Repubblica presidenziale dove il capo dello Stato, al pari dei sindaci, ha il potere esecutivo del governo del Paese, è eletto direttamente dai cittadini con il voto di preferenza, ha il vincolo di mandato, la responsabilità civile e penale per gli atti commessi nel corso del suo mandato. I Comuni devono avere autonomia amministrativa e finanziaria, decidendo autonomamente l'amministrazione della comunità locale e lo sviluppo del proprio territorio, percependo direttamente le tasse di cui una quota viene devoluta allo Stato per quei compiti che sono di sua esclusiva pertinenza, quali la Difesa, la Sicurezza e la Politica Estera. 
 
3) Riforma della società: più figli italiani per salvaguardare la nostra civiltà sia dal colonialismo economico cinese sia dall’invasione degli immigrati e dalla sottomissione all’islam
È prioritario porre un argine al suicidio-omicidio demografico che ha fatto precipitare l’Europa, in particolar modo l’Italia, agli ultimi posti al mondo per tasso di natalità. È più che mai vitale promuovere la natalità tra gli italiani, sostenendo la famiglia naturale e incentivando la maternità, riconoscendo la valenza economica del lavoro domestico e corrispondendo un adeguato compenso alle donne che scelgono di dedicarsi a tempo pieno o parziale ai figli, alla famiglia e alla casa; favorendo la cultura della sacralità della vita dalla nascita, all’intero corso dell’esistenza fino alla morte naturale, contrastando l’aborto, l’eugenetica, l’eutanasia, valorizzando e aiutando i disabili e gli anziani.
 
Una scelta storica per salvaguardare la nostra civiltà
Noi italiani ci troviamo di fronte a un bivio che c’impone una scelta storica: o ci rassegniamo alla strategia criminale che sta trasformando l’Italia ricca in italiani poveri, accettando la perdita totale della nostra sovranità per confluire negli Stati Uniti d’Europa e in prospettiva essere sottomessi al Governo mondiale dei poteri imprenditoriali e finanziari forti, oppure promuoviamo il riscatto della nostra sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale affrancandoci sia da questa Unione Europea assoggettata a banchieri e burocrati sia da questa globalizzazione appiattita sulla sola dimensione materiale della modernità.
“Insieme ce la faremo” è l’appello alla mobilitazione nazionale per riscattare i nostri diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà, chiarendo che per noi la persona, la famiglia naturale, la comunità locale, i valori non negoziabili, le regole fondanti della civile convivenza e il bene comune vengono prima della moneta, delle banche, dei mercati, del profitto, del debito e del Pil. Su un piano più generale noi scegliamo la qualità della vita che soddisfa intimamente consentendo ciascuno di noi di sentirsi pienamente realizzato a casa propria e in seno ai propri cari, rispetto alla vita parametrata dalla quantità di beni e servizi che si producono a prescindere dall’impatto sul vissuto e nella quotidianità delle persone.