Statuto dell’Associazione “AMICI DI MAGDI CRISTIANO ALLAM”

Art. 1 - Denominazione
E' costituita l'Associazione denominata “AMICI DI MAGDI CRISTIANO ALLAM”, in seguito chiamata per brevità "Associazione", con sede legale nel Comune di Fabrica di Roma, in provincia di Viterbo.
L'Associazione è a carattere volontario con durata illimitata nel tempo e senza scopo di lucro.
L'Associazione è disciplinata dagli artt. 36 e segg. del codice civile nonché dal presente Statuto.
Art. 2 – Scopi e attività
L’Associazione non ha scopo di lucro e svolge l’attività di seguito descritta e persegue lo scopo che viene così enunciato.
Costituire “Gruppi”, comprendenti fino a 20 persone, e “Comunità”, che aggregano più gruppi, di “Amici di Magdi Cristiano Allam” finalizzati a:
1) Organizzare incontri pubblici o riservati di Magdi Cristiano Allam per diffondere informazione corretta, svolgere corsi di formazione sui temi sociali, culturali e dello sviluppo sull’insieme del territorio nazionale e ovunque egli venga richiesto.
2) Sostenere l’attività di Magdi Cristiano Allam nell’ambito della comunicazione e dell’impegno civile quale giornalista e scrittore, conferenziere, divulgatore di libri, gestore di siti, produttore e protagonista di audiovisivi, autore e conduttore di programmi televisivi e radiofonici o di spettacoli teatrali, organizzatore di eventi pubblici.
3) Sostenere Magdi Cristiano Allam sul piano legale, finanziario, sociale e della comunicazione per favorire il successo della sua missione civile, anche nei confronti della persecuzione giudiziaria perpetrata nel nome dell’islamofobia e in altri procedimenti giudiziari finalizzati ad ostacolarlo e a ridurlo al silenzio.
4) Promuovere degli incontri tra gli Amici che consentano sia l’instaurazione di un rapporto di amicizia, stima, condivisione, fiducia, lealtà e solidarietà, sia l’attuazione di un percorso di informazione corretta e di confronto costruttivo tra gli Amici in seno alla propria comunità locale sul proprio territorio.
5) L’Associazione si propone come avanguardia culturale nella formazione di un Movimento di mobilitazione popolare e di disobbedienza civile, assolutamente pacifico e democratico, vincolato al perseguimento della giustizia per assicurare che le leggi siano conformi al dettame della Costituzione e al diritto naturale, a partire dalla sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale, la centralità della famiglia naturale nella rigenerazione sociale, l’educazione fondata sulla certezza delle nostre radici, fede, identità, valori e civiltà, l’equità fiscale, condizioni di vita che salvaguardino la dignità e la libertà degli italiani. Questo Movimento sarà fondamentalmente l’aggregazione degli imprenditori e dei lavoratori che costruiscono l’economia reale; dei sindaci, degli amministratori e dei cittadini che rappresentano il territorio e la comunità locale; dei magistrati, degli avvocati e dei giuristi che garantiscono il rispetto delle leggi e della Costituzione in modo compatibile con la giustizia naturale, il diritto dei singoli, il bene comune e l’interesse della collettività; delle famiglie, dei giovani e degli anziani che sono il fulcro della struttura e della rigenerazione sociale; degli educatori, scienziati, intellettuali ed artisti che forgiano le menti e valorizzano il patrimonio umano e culturale; delle Forze dell’ordine e dell’Esercito che tutelano la sicurezza dei cittadini e la difesa dello Stato. Questo Movimento dovrà essere esterno, indipendente e trasversale ai partiti politici, recependo positivamente la partecipazione dei simpatizzanti, militanti e dirigenti dei partiti su un piano personale e in modo autonomo, per condividere il successo della comune missione finalizzata a salvare gli italiani, far rinascere l’Italia e salvaguardare la nostra civiltà.
6) L’Associazione favorisce una autentica riforma dello Stato, dello sviluppo e della società che mettano al centro la persona, la famiglia naturale, la comunità locale, l’economia reale, la valorizzazione del patrimonio umano, ambientale e culturale, la promozione della cultura della vita e della crescita della natalità degli italiani, la priorità degli italiani nell’assegnazione delle risorse e dei servizi, il primato del bene comune e dell’interesse nazionale degli italiani, l’educazione al senso del dovere, delle regole e della responsabilità, la sicurezza dei cittadini e la difesa del territorio nazionale, riscattando la nostra sovranità monetaria, economica, alimentare, energetica, legislativa, giudiziaria e nazionale anche sul piano della difesa e della sicurezza, ripristinando la democrazia sostanziale e lo stato di diritto, affrancandoci dalla dittatura partitocratica, burocratica, magistrocratica, finanziaria, bancaria, informatica, mediacratica, eurocratica, atlantica, globalista, relativista, omosessualista, multiculturalista, immigrazionista e islamica.
Inoltre, l’Associazione organizza corsi di formazione politica, culturale e professionale nonché eventi pubblici o privati; gestisce un centro studi per la riforma etica delle istituzioni; coordina un ufficio legale per la difesa del diritto alla vita, del rispetto della dignità della persona e della libertà d’espressione in Italia e ovunque nel mondo; promuove iniziative atte a dare risposte concrete ai problemi reali degli italiani, dalla pura sopravvivenza alla realizzazione personale; collabora con enti pubblici e privati per il perseguimento delle finalità dell’Associazione; progetta, realizza e gestisce pubblicazioni cartacee, prodotti audiovisivi, radiofonici, televisivi e teatrali, siti web di qualunque specie e natura, ed ogni altra analoga risorsa, attuale o futura, presente nell’ambito dei mezzi di comunicazione di massa, Internet e telefonia mobile.
A tal fine l’Associazione potrà svolgere qualsiasi attività necessaria o opportuna per la realizzazione dell'oggetto sociale quale, esemplificativamente: l'assunzione della titolarità del trattamento anche elettronico dei dati personali e la gestione dei rapporti con l'autorità garante; l’ideazione e la produzione di materiale pubblicitario nonché l'acquisto e la vendita di spazi pubblicitari; l’ideazione, la produzione e la vendita di gadget, ovvero prodotti promozionali, per l’autofinanziamento; l'assunzione di personale di concetto, tecnico, amministrativo o comunque necessario alla gestione dell’insieme delle attività dell’Associazione; l’affidamento a società specializzate la gestione di singole attività proprie dell’Associazione.
L’Associazione gestisce il sito “Amici di Magdi Cristiano Allam”, o altro sito analogo e/o di contenuti o finalità compatibili o corrispondenti con i fini dell’Associazione . La gestione di detto sito è intesa sotto ogni profilo: contenuti, aderenti (utenti registrati e non).
Per il raggiungimento dei propri scopi, l’Associazione potrà organizzare occasionalmente, nei limiti consentiti dalla legge, raccolte pubbliche di fondi, in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione.
Le modalità di funzionamento, la disciplina del personale, l'erogazione dei servizi, la gestione e l'accesso alle strutture dell'Associazione saranno disciplinati da un Regolamento di amministrazione che sarà approvato da parte del Consiglio Direttivo.
Art. 3 - Soci
I soci si distinguono in soci fondatori, soci onorari, soci sostenitori e soci ordinari.
I soci fondatori sono di diritto coloro che sono intervenuti nell’atto costitutivo della Associazione.
I soci onorari sono le personalità che si sono distinte per pubblico riconoscimento in attività culturali e di particolare rilievo nell’interesse della Associazione. I soci onorari sono esonerati dal pagamento della quota associativa e la loro nomina è deliberata dal Consiglio Direttivo a maggioranza dei voti.
Sono soci sostenitori (persone fisiche o giuridiche) coloro che, sostenendo le iniziative della Associazione, danno il contributo della propria esperienza e della propria presenza nella società civile.
Sono soci ordinari (persone fisiche o giuridiche) tutti coloro che, successivamente alla sua costituzione, condividendo le finalità della Associazione , sono ammessi a far parte della stessa.
All'Associazione possono aderire tutti coloro che, interessati alla realizzazione delle finalità istituzionali, ne condividono lo spirito e gli ideali.
Le persone giuridiche sono rappresentate presso l'Associazione dal proprio legale rappresentante ovvero da persona da esso delegata.
I soci hanno il dovere di osservare il presente Statuto, le deliberazioni assunte dall'Assemblea Generale e le direttive impartite dal Consiglio Direttivo.
Le attività svolte dai soci a favore dell’Associazione e per il raggiungimento dei fini sociali sono svolte a titolo di volontariato e totalmente gratuite.
Art. 4 - Criteri di ammissione e di esclusione dei soci sostenitori ed ordinari
I soci sostenitori ed ordinari fanno richiesta di ammissione al Consiglio Direttivo, con esplicita indicazione della categoria nella quale intendono essere compresi. Il Consiglio Direttivo decide a maggioranza dei voti e l’ammissione ha effetto dalla data della deliberazione del Consiglio Direttivo che esamina le domande degli aspiranti soci; l'esame dell'istanza e la conseguente deliberazione deve avvenire nel corso della prima seduta successiva alla data di presentazione.
Alla deliberazione assunta in senso positivo, fa seguito l'iscrizione nel registro dei soci.
I soci cessano di appartenere all’Associazione:
- per dimissioni volontarie;
- per decesso;
- per esclusione;
Contro il diniego all'iscrizione tra i soci è ammesso ricorso all'Assemblea dei soci che decide sull'argomento nella prima riunione convocata.
Il Regolamento di amministrazione disciplina i casi di esclusione, le modalità di assunzione della deliberazione di esclusione da parte del Consiglio Direttivo nonché la conseguente comunicazione all'interessato.
Contro la delibera di esclusione è ammesso ricorso al Collegio dei garanti, se nominato, in caso contrario dall’Assemblea dei soci, entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione.
Le decisioni dell'Assemblea dei soci e del Collegio dei garanti sono definitive ed inappellabili.
Art. 5 - Diritti e doveri dei soci
I soci aderenti all’Associazione sono tenuti al versamento di una quota associativa annuale.
La quota associativa ed il contributo a carico dei soci non hanno carattere patrimoniale e sono deliberati dall'Assemblea, su proposta del Consiglio Direttivo, convocata per l'approvazione del documento di programmazione economica.
La quota associativa è annuale, non è trasferibile, non è restituibile in caso di recesso, di decesso o di perdita della qualità di aderente e non è soggetta a rivalutazione.
La quota associativa deve essere versata entro 30 giorni prima dell'assemblea convocata per l'approvazione del rendiconto economico dell'esercizio di riferimento.
Ogni socio ha il diritto:
- di partecipare alle Assemblee (se in regola con il pagamento del contributo) e di votare direttamente o per delega;
- di conoscere i programmi con i quali l’Associazione intende attuare gli scopi sociali;
- di partecipare alle attività promosse dall’Associazione;
- di usufruire di tutti i servizi dell’Associazione;
- di dare le dimissioni in qualsiasi momento.
Ogni socio è obbligato:
- ad osservare le norme del presente Statuto, del regolamento nonché le deliberazioni adottate dagli organi di amministrazione;
- a versare il contributo stabilito dall'Assemblea;
- a svolgere le attività preventivamente concordate;
- a mantenere un comportamento conforme alle finalità dell’Associazione.
Tutti i soci maggiorenni ed in regola con il pagamento delle quote associative hanno diritto all'elettorato attivo e passivo per il rinnovo delle cariche sociali.
In sede di Assemblea ogni socio ha diritto ad un voto e può essere portatore di tre deleghe.
Art. 6 - Patrimonio e mezzi finanziari
Il patrimonio dell’Associazione è costituito dai beni mobili ed immobili conferiti all'atto della costituzione ed in esso risultanti.
Il patrimonio potrà essere incrementato con:
-acquisti, lasciti e donazioni di beni mobili ed immobili pervenuti all’Associazione a titolo di incremento del patrimonio;
-lasciti e donazioni con destinazione vincolata;
-sopravvenienze attive non utilizzate per il conseguimento degli scopi istituzionali.
E' comunque fatto salvo l'obbligo di provvedere alla conservazione ed al mantenimento del patrimonio.
L’Associazione persegue i propri scopi mediante l'utilizzo di:
a) quote associative,
b) rendite patrimoniali,
c) contributi di persone fisiche e di persone giuridiche sia pubbliche che private,
d) proventi, lasciti e donazioni non destinati ad incrementare il patrimonio,
e) attività marginali di carattere commerciale e produttivo, manifestazioni, mostre e mercati artigianali;
f) rette ed entrate derivanti dall'erogazione di servizi e prestazioni.
g) finanziamenti ed ogni altro tipo di entrate.
Le elargizioni liberali in denaro, le donazioni e i lasciti, sono accettate dall'Assemblea, che delibera sulla utilizzazione di esse, in armonia con le finalità statutarie dell'organizzazione.
I soci non possono mai chiedere la divisione del patrimonio, né pretenderne quote in caso di recesso.
E’ vietata la distribuzione, anche in modo indiretto, di utili o avanzi di gestione nonché di fondi, riserve o capitale durante la vita della Associazione, salvo che la destinazione o la distribuzione siano imposte dalla legge.
Art. 7 - Bilancio
L'anno finanziario inizia il 1° gennaio e termina il 31 dicembre di ogni anno.
Il Consiglio Direttivo predispone il rendiconto economico che deve essere approvato dall'Assemblea dei soci entro il 30 giugno di ogni anno.
Il rendiconto predisposto dal Consiglio Direttivo deve essere depositato presso la sede dell’Associazione entro 15 giorni precedenti la seduta dell'Assemblea per poter essere consultato da ogni associato, ed eventualmente inviato con comunicazione via email sempre 15 (quindici) giorni prima della seduta dell’Assemblea.
Art. 8 - Organi
Sono organi dell'Istituzione:
- l’Assemblea Generale dei soci
- Il Consiglio Direttivo
-Il Presidente
- Il Tesoriere
- Il Segretario
Gli incarichi degli organi sopra descritti sono gratuiti.
Possono inoltre essere costituiti, secondo le modalità previste nel regolamento di amministrazione dell’Associazione, i seguenti organi di controllo e di garanzia:
- il Revisore unico;
- il Collegio dei garanti.
Art. 9 - Assemblea dei soci
L'Assemblea generale è costituita da tutti i soci in regola con i pagamenti delle quote sociali come determinate dal Consiglio Direttivo.
L'Assemblea dei soci è l'organo deliberante principale dell’Associazione ed è costituita da tutti i soci in regola con il pagamento delle quote associative.
L'Assemblea dei soci costituisce luogo di confronto atto ad assicurare la corretta gestione dell’Associazione attraverso la partecipazione di tutti i soci ognuno dei quali ha diritto ad un voto qualunque sia il valore della quota.
L'Assemblea è convocata dal Presidente dell’Associazione, secondo le modalità previste nel Regolamento di amministrazione, almeno una volta all'anno in via ordinaria entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio ed in via straordinaria quando sia necessaria o sia richiesta dal Consiglio Direttivo o da almeno un decimo degli associati.
La convocazione dell'Assemblea viene effettuata mediante comunicazione agli interessati con l’esposizione dell’avviso in bacheca presso la sede, ed eventualmente con comunicazione via email, spedita almeno otto giorni prima dell’adunanza.
In prima convocazione l'assemblea ordinaria è valida se è presente la maggioranza dei soci, in seconda convocazione l'Assemblea è valida qualunque sia il numero dei presenti.
L'Assemblea in prima e in seconda convocazione delibera con il voto favorevole della maggioranza dei presenti.
Delle decisioni assembleari deve essere data pubblicità ai soci mediante affissione all'albo della sede del relativo verbale secondo i tempi ed i modi stabiliti nel regolamento di amministrazione.
L'Assemblea ordinaria ha i seguenti compiti:
- eleggere il Consiglio direttivo;
- approvare il documento di programmazione economica ed il rendiconto economico;
- determinare annualmente le linee di sviluppo delle attività dell’Associazione,
- approvare la relazione annuale sulle attività;
- approvare i verbali delle proprie sedute;
- eleggere il Revisore dei Conti, se previsto;
- eleggere il Collegio dei garanti, se previsto.
L'assemblea straordinaria delibera sulle modifiche dello Statuto e sull'eventuale scioglimento dell’Associazione. L'Assemblea è presieduta dal Presidente dell’Associazione che è coadiuvato da un segretario eletto dai presenti all'apertura di ogni seduta dell'Assemblea; il segretario dovrà coadiuvare il Presidente nella gestione dell'Assemblea e redigere il verbale della seduta.
Il verbale della seduta è sottoscritto dal Presidente e dal segretario ed approvato dall'Assemblea secondo le modalità stabilite nel regolamento di amministrazione.
Art. 10 - Consiglio Direttivo
Il Consiglio Direttivo è l'organo esecutivo dell’Associazione.
Il Consiglio Direttivo è composto da tre a undici membri, eletti dall'Assemblea fra i propri componenti.
I Componenti del Consiglio Direttivo durano in carica quattro anni a decorrere dalla data di insediamento dell'organo.
Il Consiglio Direttivo si insedia su convocazione del Presidente uscente.
Al Consiglio Direttivo sono attribuiti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione necessari al perseguimento delle finalità istituzionali dell’Associazione ed all'attuazione delle deliberazioni dell'Assemblea dei soci.
Compete al Consiglio Direttivo:
- predisporre gli atti da sottoporre all'assemblea;
- eleggere il Presidente dell’Associazione;
- approvare e/o modificare il Regolamento di amministrazione;
- formalizzare le proposte per la gestione dell’Associazione;
- elaborare il rendiconto economico;
- elaborare il documento di programmazione economica ed il programma di attività da realizzare;
- predisporre la determinazione della quota annuale da versare da parte dei soci;
- nominare i soci onorari.
Il Consiglio Direttivo, per gravi e comprovati motivi, può essere revocato dall'Assemblea dei soci in qualsiasi momento, con il voto favorevole di almeno 2/3 dei soci in regola con il versamento delle quote sociali e con le modalità stabilite nel Regolamento di amministrazione.
I membri del Consiglio Direttivo svolgono la loro attività a titolo di volontariato e totalmente gratuita, salvo il rimborso delle spese sostenute per conto e per nome dell’Associazione autorizzate dal Consiglio Direttivo.
Art. 11 - Durata e rinnovo del Consiglio Direttivo
I componenti del Consiglio Direttivo restano in carica fino alla data di naturale scadenza dell'organo di amministrazione secondo quanto previsto dall'articolo precedente; entro tale data deve essere predisposta ed effettuata la ricostituzione del Consiglio Direttivo mediante convocazione dell'Assemblea Generale dei Soci e conseguente elezione dei componenti il nuovo organo di amministrazione.
La convocazione dell'Assemblea e le modalità di elezione dei nuovi amministratori sono stabilite nel regolamento di amministrazione.
Art. 12 - Decadenza e cessazione dei consiglieri
In caso di dimissioni o di cessazione dalla carica di uno dei componenti il Consiglio Direttivo, si provvede alla relativa sostituzione facendo ricorso al primo dei candidati alla carica di Consigliere risultato non eletto; ove non fosse possibile far ricorso ai candidati non eletti si provvederà alla sostituzione con una nuova elezione da parte dell'Assemblea dei soci.
I consiglieri nominati in surroga restano comunque in carica sino alla scadenza naturale del Consiglio Direttivo.
Le dimissioni o la decadenza della maggioranza dei componenti l'organo di amministrazione comportano in ogni caso la decadenza dell'intero Consiglio.
Art. 13 - Adunanze del Consiglio Direttivo
Il Consiglio Direttivo si raduna almeno due volte l'anno per deliberare la proposta del documento di programmazione economica e del rendiconto economico da sottoporre all'approvazione dell'Assemblea dei soci; si raduna inoltre ogni qualvolta lo richieda il bisogno o l'urgenza sia per iniziativa del Presidente sia per richiesta scritta e motivata di almeno un terzo (1/3) dei Consiglieri; la richiesta dei Consiglieri deve essere indirizzata al Presidente dell'Associazione che provvede alla convocazione del Consiglio Direttivo entro i termini e con le modalità stabilite nel regolamento di amministrazione.
Le adunanze, che possono svolgersi anche in audioconferenza, sono indette con invito scritto, firmato dal Presidente e contenente l'ordine del giorno con gli argomenti da trattare, da spedirsi via email o sms almeno tre giorni prima delle sedute ordinarie e almeno 24 ore prima delle sedute straordinarie.
Il Consiglio Direttivo è validamente riunito quando è presente la maggioranza assoluta dei suoi componenti.
In caso di urgenza, con la presenza di tutti i suoi componenti e per accettazione unanime il Consiglio Direttivo può decidere la trattazione di argomenti non iscritti all'ordine del giorno.
Il Consiglio Direttivo può riunirsi anche in audio-videoconferenza.
Di ogni riunione deve essere redatto verbale da trascrivere in apposito registro.
Art. 14 - Deliberazioni del Consiglio Direttivo
Il Consiglio Direttivo delibera validamente con l'intervento della metà più uno dei membri che lo compongono e con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti; le votazioni si svolgono a voto palese per appello nominale salvo quelle attinenti a persone fisiche, le votazioni relative a persone fisiche hanno sempre luogo a voto segreto.
In caso di votazione che consegua parità di voti avrà prevalenza il voto del Presidente.
Il segretario nominato dal Consiglio di volta in volta, provvede alla stesura del verbale dell'adunanza.
Il verbale dell'adunanza è firmato da tutti coloro che vi sono intervenuti; quando qualcuno degli intervenuti si allontani o ricusi di firmare ovvero non possa firmare ne viene fatta menzione nel verbale stesso.
Il Consiglio Direttivo può delegare parte delle proprie competenze ad uno o più dei propri componenti per la gestione di affari correnti afferenti all'amministrazione dell’Associazione.
Art.15 - Presidente
Il Presidente viene eletto dal Consiglio Direttivo, nella seduta di insediamento a maggioranza di voti dei presenti, tra i membri del Consiglio Direttivo medesimo.
Nella stessa seduta di insediamento e con le stesse modalità viene eletto il Vice Presidente dell’Associazione.
La seduta di insediamento è presieduta dal Consigliere più anziano di età.
Il Presidente dura in carica per lo stesso periodo del Consiglio Direttivo.
Il Presidente convoca e presiede il Consiglio Direttivo e l'Assemblea dei soci, sottoscrive gli atti di amministrazione e la corrispondenza dell’Associazione; può aprire e chiudere conti correnti bancari e postali e procedere agli incassi previa deliberazione favorevole del Consiglio Direttivo.
Art.16 - Compiti del Presidente
Il Presidente del Consiglio Direttivo ha la rappresentanza legale dell’Associazione di fronte a terzi ed in giudizio.
Spetta al Presidente:
a) determinare l'ordine del giorno delle sedute del Consiglio Direttivo e dell'Assemblea dei soci;
b) convocare e presiedere le adunanze del Consiglio Direttivo;
c) curare l'esecuzione delle deliberazioni del Consiglio Direttivo;
d) convocare e presiedere l'Assemblea dei soci;
e) eleggere tra i membri del Consiglio Direttivo il Tesoriere ed il Segretario:
f) sviluppare ogni attività finalizzata al conseguimento degli scopi istituzionali dell’Associazione;
g) esercitare la sorveglianza sull'andamento morale ed economico dell'istituto;
h) assumere, nei casi d'urgenza ed ove non sia possibile una tempestiva convocazione del Consiglio Direttivo, i provvedimenti indifferibili ed indispensabili al corretto funzionamento dell'Istituzione sottoponendo gli stessi alla ratifica del Consiglio Direttivo medesimo entro il termine improrogabile di 15 (quindici) giorni dalla data di assunzione del provvedimento.
In caso di assenza o temporaneo impedimento del Presidente, ne farà le veci il Vice Presidente.
Art. 17 – Tesoriere
Il Tesoriere è il responsabile della gestione amministrativa e finanziaria dell’Associazione inerente l’esercizio finanziario e la tenuta delle scritture contabili. Cura la redazione dei bilanci consuntivo e preventivo sulla base delle determinazioni assunte dal Consiglio Direttivo.
Art. 18 – Segretario
Il Segretario dell’Associazione ha le seguenti funzioni:
redigere, tenere e sottoscrivere i verbali delle riunioni del Consiglio Direttivo;
sovrintendere alla compilazione dei ruoli associativi ed al disbrigo della corrispondenza;
ricevere tutti i verbali redatti dagli altri Organi Sociali e Commissioni se nominate e comunicarne il contenuto al Presidente;
tenere l’archivio, il protocollo associativo, i sigilli ed i documenti dell’Associazione ;
sovrintendere a tutte le operazioni del tesseramento degli Associati, con particolare riferimento alla tenuta degli elenchi stessi, che dovranno essere costantemente aggiornati;
disporre l’informazione agli Associati sulla decisioni adottate dagli Organi Associativi;
predisporre tutti gli atti relativi ai rapporti esterni dell’Associazione ;
svolgere ogni altro compito o potere ad esso espressamente delegato dal Consiglio Direttivo.
Art. 19 – Revisore dei conti
Qualora l'Assemblea lo ritenesse opportuno o necessario, l'assemblea può potrà eleggere un Revisore dei conti, anche non socio, iscritto all’albo dei Revisori Legali ed è eletto dall'Assemblea al di fuori dei componenti del Consiglio Direttivo.
Il Revisore dei conti dura in carica quattro anni a decorrere dalla sua nomina.
Il Revisore dei conti ha il compito di verificare periodicamente la regolarità formale e sostanziale della contabilità, redige apposita relazione da allegare al rendiconto economico.
Per l'assolvimento del proprio mandato il Revisore ha libero accesso alla documentazione contabile ed amministrativa dell’Associazione.
L'incarico di Revisore è gratuito fatta eccezione per le spese direttamente sostenute per l'assolvimento dell'incarico.
Art. 20 - Collegio dei garanti
L’Assemblea potrà eleggere un Collegio dei garanti composto da tre soci eletti in assemblea.
I componenti del Collegio durano in carica quattro anni a decorrere dalla loro nomina.
I componenti del Collegio eleggono al loro interno il Presidente del Collegio.
Il Collegio ha il compito di dirimere le controversie tra singoli soci e tra soci ed Associazione.
Il Collegio delibera con scrutinio palese previa audizione in contraddittorio tra le parti.
Le deliberazioni del Collegio sono scritte e motivate.
Art. 21 - Modifica dello Statuto e scioglimento dell'Associazione
Le proposte di modifica allo Statuto possono essere presentate all'Assemblea da uno degli organi o da almeno un decimo dei soci.
Le relative deliberazioni sono approvate dall'Assemblea straordinaria con la presenza di almeno due terzi dei soci e il voto favorevole della maggioranza dei presenti.
Lo scioglimento e quindi la liquidazione dell'Associazione può essere proposto dal Consiglio Direttivo e approvato, con il voto favorevole di almeno tre quarti dei soci, dall'Assemblea straordinaria dei soci convocata con specifico ordine del giorno.
L’Assemblea che delibera lo scioglimento dell’Associazione nomina uno o più liquidatori e delibera sulla destinazione del patrimonio che residua dalla liquidazione stessa.
Il patrimonio sociale in caso di scioglimento per qualunque causa, deve essere devoluto con finalità di pubblica utilità ad altra Associazione di promozione sociale avente finalità analoga, sentito l’organismo di controllo dell’art. 3 c. 190 della Legge 23 dicembre 1996 n. 662 e salvo diversa destinazione prevista dalla legge.
Art. 22 - NORME GENERALI
Per quanto non contemplato nel vigente Statuto si osservano le norme previste dal Codice Civile e dalle leggi vigenti in materia. 

Programma dell'Associazione “Amici di Magdi Cristiano Allam”

Il quadro globale della Terza guerra mondiale

Siamo in guerra. La terza guerra mondiale. È una guerra non dichiarata ma reale, prevalentemente virtuale ma comunque violenta, non convenzionale ma strategica, graduale ma letale. Provoca morti fisiche e morti interiori, come si ci attenderebbe dalla più evoluta bomba “pulita” al neutrone, che uccide la vita e fa sopravvivere la materia. Questa inedita guerra mondiale accresce la povertà tra la popolazione, distrugge l’economia reale, scardina gli stati nazionali, fa venir meno la democrazia e lo stato di diritto, sconquassa il modello sociale e porta alla denatalità aggredendo l’istituto della famiglia naturale, distrugge il sistema di valori diffondendo il relativismo, favorisce l’invasione di clandestini e sollecita l’occupazione islamica. Sul banco degli imputati ci sono la dittatura della finanza speculativa globalizzata, dell’Eurocrazia, dello Stato-Mafia, della Chiesa relativista, dell’islam cosiddetto moderato, nel cui seno primeggiano i Fratelli Musulmani, e che inesorabilmente scatena il terrorismo islamico. Sembra apparentemente una “ammucchiata” di cinici criminali o di pazzi votati al suicidio che perseguono l’assoggettamento dell’intera umanità dopo averla “cosificata”, riducendo la persona a semplice strumento di produzione e di consumo della materialità. Ma a quei livelli nulla accade per caso. La Storia potrebbe confermare che si tratta piuttosto di una “Cupola” che realizza in modo deliberato una strategia criminale, una sorta di Massoneria mondiale che opera al di sopra di tutti e contro tutti.
La dittatura della finanza speculativa globalizzata utilizza l’arma del debito per devastare l’economia reale e sottometterla alla dimensione virtuale della moneta. Si tratta di una strategia deliberata utile a riciclare una massa di denaro virtuale, a partire dai titoli derivati stimati in 787 mila miliardi di dollari nel 2011, pari a circa 12 volte il Pil mondiale (Prodotto Interno Lordo, 66 mila miliardi di dollari nel 2011), condizionando e imponendo il proprio potere politico. La guerra finanziaria, emersa con il tracollo della banca d'affari americana Lehman Brothers il 15 settembre 2008, nel 2011 era costata ai cittadini americani 7.700 miliardi di dollari (pari al doppio del costo affrontato dagli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale, circa 4 mila miliardi di dollari a valori odierni), mentre ai cittadini dell'Unione Europea era costata 2 mila miliardi di dollari. Contemporaneamente 30 milioni di persone nel mondo avevano perso il posto di lavoro.

L'Italia ricca si trasforma in italiani poveri

Stiamo subendo un crimine epocale: l’Italia ricca si sta trasformando in italiani poveri. L’Italia vive la più tragica crisi economica recessiva dalla Seconda guerra mondiale. Gli italiani si impoveriscono sempre più, crescono inesorabilmente i disoccupati, i giovani non hanno accesso al mercato del lavoro e siamo sprofondati agli ultimissimi posti al mondo per tasso di natalità.
La dittatura finanziaria comporta l’uccisione delle micro e piccole imprese per costringerle a farsi fagocitare dalle grandi imprese, negando loro l’accesso al credito necessario per produrre e crescere, finendo per ritrovarsi senza denaro per pagare i debiti nei confronti dello Stato (tasse) e dei privati (fornitori e dipendenti), pur essendo imprese sane, con prodotti d’eccellenza e mercati interessati. Le micro, piccole e medie imprese, che costituiscono il 99% del nostro sistema produttivo, sono paradossalmente condannate a morte non perché debitrici ma perché creditrici in un contesto dove il principale debitore insolvente è lo Stato. La massa monetaria in circolazione, che al 95% è costituito da denaro virtuale creato dalle banche dal nulla a costo zero, si riduce sempre più rallentando il circuito della produzione e del consumo. Si è pervertito il rapporto tra la ricchezza e la moneta. Anziché essere la moneta un semplice strumento che parametra il valore della ricchezza, la quale si sostanzia di beni e di servizi che si posseggono o si producono, la moneta è diventata essa stessa la ricchezza. Quindi si è ricchi solo se si possiede la moneta anche se frutto della speculazione finanziaria in borsa, mentre si può anche morire di fame pur possedendo e producendo beni e servizi reali, ma senza disporre di una quantità di moneta adeguata alle proprie incombenze nei confronti dello Stato, delle banche e dei privati.
Il problema di fondo è la perdita della nostra sovranità monetaria e il crescente indebitamento dello Stato, delle imprese, delle famiglie e delle stesse banche che sono le vere beneficiarie del monopolio dell’emissione della moneta. Il debito totale italiano è di 5.517 miliardi di euro, pari al 340% del Pil, sui quali ogni anno si pagano interessi passivi che ammontano a circa 220 miliardi che equivalgono al 14,6% del Pil. L’eccessivo costo degli interessi sul debito, rappresentando un costo improduttivo per il sistema, sottraggono a questo risorse che potrebbero essere destinate all’economia reale ovvero alla creazione di ricchezza.
La dittatura eurocratica si fonda sia sul monopolio dell’emissione della moneta unica, sia sull’egemonia legislativa. L’euro, l’unica moneta al mondo che non fa riferimento ad uno Stato, è emesso da una società per azioni che si chiama Banca Centrale d’Europa, il cui fine non è l’interesse dei popoli ma dei propri azionisti, che sono le banche rappresentate in seno alle Banche centrali dei Paesi dell’Eurozona (19 su 29 Paesi dell’Unione Europea), che nel caso della Banca Centrale d’Italia è al 94% rappresentata da banche private. L’Unione Europea ha messo al centro del proprio interesse la moneta anziché la persona. La verità è che l’euro ha dimezzato il potere d’acquisto degli italiani sin dalla sua adozione nel gennaio del 2002. L’euro ci ha immesso in un circolo vizioso e suicida che costringe lo Stato a indebitarsi per ripianare gli interessi sul debito, emettendo sul mercato titoli di debito per i quali paga degli interessi. Così facendo aumentano inesorabilmente il debito e gli interessi. L’euro ha creato sacche di povertà crescenti tra la popolazione, fino a far assottigliare il ceto medio. Concependo gli Stati come aziende che devono realizzare il pareggio di bilancio, l’Eurocrazia condanna tutti noi a subire l’austerità economica, così come alimenta i conflitti tra gli Stati e persino l’odio tra i popoli dell’Unione Europea.
Questa Unione Europea non solo ci ha sottratto al 100% la sovranità monetaria, ma ci ha sottratto anche all’80% anche la sovranità legislativa, essendo l’80% delle leggi nazionali la trasposizione di direttive e regolamenti europei. Ebbene queste leggi europee, che nascono in seno alla Commissione Europea che è formato da un esercito di 40 mila burocrati che non sono eletti da nessuno e che non rispondono del proprio operato a nessuno, ci hanno fatto perdere la sovranità alimentare, hanno costretto al fallimento le nostre imprese dopo averle foraggiate di sussidi e messe fuori mercato (ad esempio, le aziende di allevamento di bovini 30 anni fa erano 180 mila e ne sono rimaste 36 mila, con una perdita dell’80%).
La dittatura dello Stato-Mafia è funzionale sia al successo della dittatura eurocratica sia al perpetuamento della dittatura partitocratica. Se vi chiedessi chi potrebbe espropriarci fino al 70-80% dei nostri ricavi e contemporaneamente realizzare alti profitti dalla speculazione sul gioco d’azzardo, sul prezzo della benzina, degli alcolici e delle sigarette, potreste pensare alla criminalità organizzata, invece è lo Stato. In Italia la vera Mafia è lo Stato, che alimenta l’illegalità e la corruzione in seno alla pubblica amministrazione, elimina anche fisicamente i suoi oppositori, consente la presenza di una magistratura che è al di sopra della legge, reprime lo sviluppo condannando a morte le piccole e medie imprese, accresce la povertà della popolazione, favorisce l’inquinamento dell’ambiente, diffonde il degrado urbanistico, riduce la sicurezza dei cittadini, inculca in tutti noi la paura del presente e la sfiducia nei confronti del futuro. Lo Stato-Mafia è ladrone e vessatorio, fagocita 830 miliardi di euro all'anno, oltre la metà del Pil, impone agli italiani il più alto livello di tassazione al mondo, pari al 70-80% tra tasse dirette e indirette, un pizzo impietoso e ingiustificabile considerando che i cittadini-sudditi sono costretti ormai a pagare gran parte dei servizi e che i servizi offerti sono scadenti e inadeguati, istiga impietosamente al suicidio se siamo impossibilitati a pagare, pur di ingrassare un apparato burocratico elefantiaco, oneroso, corrotto ed inefficiente.
La dittatura partitocratica, parte integrante ed essenziale dello Stato-Mafia, pur di salvaguardare i propri privilegi, ha consentito a partire dal novembre 2011 un colpo di stato finanziario ed eurocratico incarnato dall’avvento al potere di Mario Monti e l’allontanamento forzoso di Silvio Berlusconi. La democrazia sostanziale si è ridotta a democrazia formale, dove le istituzioni anziché essere rappresentative e al servizio dei cittadini, si sono trasformate nel principale nemico dei cittadini. La partitocrazia ha tolto agli italiani la sovranità popolare che si esprime nel rapporto fiduciario tra elettore e eletto, ha radicato la sfiducia nelle istituzioni e nello Stato.
La magistratura ideologizzata e politicizzata, con l’unicità delle carriere tra la funzione giudicante e la funzione accusatoria, si è trasformata in un potere forte che opera in modo arbitrario, prevaricando e sostituendosi al potere legislativo, aggredendo e sostituendo con veri e propri colpi di stato giudiziari il potere esecutivo.
Le Forze dell’ordine sono abbandonate a se stesse, privandole delle risorse umane e materiali, della tutela legislativa e giudiziaria necessari per poter adempiere in modo adeguato alla funzione istituzionale di tutelare la vita e i beni dei cittadini, di garantire la sicurezza dello Stato, messi a repentaglio dalla violenza della criminalità e del terrorismo, soprattutto del terrorismo islamico, favoriti dal lassismo e dalla connivenza dello Stato, che si alimentano della crescente crisi valoriale e identitaria, nonché della incontenibile rabbia e frustrazione sociale, specie quella giovanile.
Le Forze armate, abolito il servizio di leva che diffondeva l’amore per la Patria e inculcava il senso del dovere e della responsabilità nei confronti della Nazione, assicurando un esercito di cittadini pronti a difendersi su tutto il territorio nazionale, si sono ridotte a svolgere operazioni di “mantenimento della pace” in aree instabili, come l’Afghanistan, i Balcani e il Libano, mentre si evita in tutti i modi di impegnarsi militarmente anche laddove sarebbe vitale, come in Libia per sconfiggere il terrorismo islamico. La verità è che le nostre Forze armate, che non godono di una sovranità decisionale avendo affidato dal dopoguerra la difesa dell’Italia agli Stati Uniti e alla Nato, che sono stremate dai continui tagli al proprio bilancio, risultano formate da professionisti stipendiati che sono in realtà ai livelli operativi dei precari frustrati, che non hanno né lo spirito né i mezzi per combattere efficacemente la guerra mondiale scatenata dal terrorismo islamico.

La dittatura eurocratica e del relativismo

La dittatura relativista ci sta spogliando della certezza di chi siamo e ci rende fragili dentro, prossimi a capitolare, negando che esiste la verità e mettendo sullo stesso piano tutte le ideologie, le religioni e i valori, aggredendo la famiglia naturale e disincentivando la natalità degli autoctoni, favorendo l’omosessualismo, l’immigrazionismo, il meticciato culturale, il filo-islamismo, al punto che è lo stesso Occidente a promuovere il suicidio sociale, il declino demografico, l’auto-invasione di clandestini e l’islamizzazione dell’Occidente.
Il relativismo è una dittatura nel momento in cui ci nega l’uso della ragione e il riferimento ai parametri valutativi e critici affinché non si entri nel merito dei contenuti, perché aprioristicamente ci impongono di considerare pari tutto e il contrario di tutto. Il caso più significativo è la litania delle “tre grandi religioni monoteiste, rivelate, abramitiche e del Libro”, promossa anche da parte della Chiesa, che mettendo sullo stesso piano ebraismo, cristianesimo e islam, legittima l’islam a prescindere dall’ideologia di odio, violenza e morte sancita da Allah nel Corano e dai detti e dai fatti di Maometto, e delegittima il cristianesimo.
Sul piano sociale, le leggi europee ispirate al relativismo valoriale stanno scardinando il tessuto sociale incentrato sulla famiglia naturale, promuovendo la “ideologia di genere” fondata sulla equivalenza e la parità di diritti, compreso il diritto al matrimonio e all’adozione di figli, tra coppie connotate dall’orientamento sessuale (eterosessuali, bisessuali, omosessuali, lesbiche, transessuali, asessuali, intersessuali). Ebbene elevando il desiderio e la passione individuale a diritto collettivo inalienabile, disgiunto dalla finalità della procreazione, dalla crescita sana dei figli che necessitano di un padre e di una madre, dalla necessità vitale di perpetuare la società autoctona per salvaguardare la propria civiltà, il relativismo sessuale degenererà ulteriormente nella legittimazione della poligamia, della pedofilia, dell’incesto e della zoerastia.
Quest’Italia e questa Unione Europea, mettendo al centro di tutto la moneta e relativizzando tutto, hanno finito per sprofondare all’ultimo posto al mondo per tasso di natalità, che è dell’1.3% rispetto al 2.1% necessario ad assicurare l’equilibrio della bilancia demografica. Secondo i demografi quando il tasso di natalità cala al di sotto dell’1.9% non è più possibile garantire il perpetuamento della società autoctona e salvaguardare la propria civiltà. Su circa 500 milioni di abitanti dei 29 Paesi membri dell’Unione Europea, solo il 16%, pari a 80 milioni di abitanti, hanno meno di 30 anni. Viceversa su circa 500 milioni di abitanti della sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, sommando le popolazioni dei 22 Stati arabofoni più quelle della Turchia e dell’Iran, ben il 70% ha meno di 30 anni, pari a 350 milioni di abitanti. Quando si mettono su un piatto della bilancia 80 milioni di europei, cristiani in crisi d’identità con una consistenza minoranza musulmana, e sull’altro 350 milioni di mediorientali, al 99% musulmani convinti che l’islam è l’unica “vera religione” che deve affermarsi ovunque nel mondo, il risultato indubbio è che gli europei sono destinati ad essere sopraffatti e colonizzati demograficamente dagli islamici. A quel punto i musulmani non avranno più bisogno di farci la guerra o ricorrere al terrorismo. Potranno sottometterci all’islam limitandosi ad osservare le regole formali della nostra democrazia, che premia il soggetto politico più organizzato ed influente, in grado di condizionare e di accaparrare il consenso della maggioranza, senza entrare nel merito dei contenuti delle ideologie e delle religioni, soprattutto dell’islam.

La dittatura dell'immigrazionismo

La dittatura relativista, straordinario neologismo coniato da Benedetto XVI che la definì il “male assoluto” e ne denunciò la presenza anche in seno alla Chiesa, unitamente alla dittatura eurocratica, ci hanno imposto l’ideologia dell’immigrazionismo che ci obbliga a concepire gli immigrati buoni a prescindere, a subire l’invasione di clandestini a dispetto delle disastrose conseguenze sociali, economiche e valoriali. È soprattutto Papa Francesco a promuovere l’immigrazionismo sostenendo una visione globalista che abbatte le frontiere nazionali e legittima la libera migrazione delle masse umane in tutto il mondo, considerato una terra di tutti, dove pertanto chiunque può entrare ed uscire dall’Italia a proprio piacimento. Dopo averci costretto a non usare più il termine “clandestino” , che implica la consumazione di un reato, sostituendolo con il termine neutro di “migrante”, l’Italia prima ha abolito il reato penale di clandestinità, poi è diventata l’unico Stato al mondo che legittima la clandestinità al punto che nel 2014 abbiamo investito 10 milioni di euro al mese solo per le spese delle unità della Marina e dell’Aeronautica che si sono spinte fino al largo delle coste libiche per trasferire nel nostro Paese più di 170 mila clandestini. Nonostante la presenza di 10 milioni di italiani poveri e di 4 milioni di italiani nullatenenti ridotti alla fame, l’Italia accorda a ciascun clandestino 1200 euro al mese per il vitto, l’alloggio, le sigarette e la ricarica telefonica, che aumentano a 1400 euro al mese se è un minorenne. Questa flagrante ingiustizia che evidenzia la discriminazione degli italiani rispetto ai clandestini in Italia, sta inevitabilmente producendo dei conflitti sociali e sta irresponsabilmente diffondendo il germe malefico del razzismo.
L’obiettivo strategico è di ridurci a semplici strumenti di produzione e consumo della materialità nel contesto di una moltitudine meticcia, sradicando le nostre radici, la fede, l’identità, i valori, le regole e la civiltà. La prospettiva è di realizzare un mondo sottomesso alla dittatura della finanza speculativa globalizzata, con un Nuovo Ordine Mondiale retto da un unico Governo dittatoriale scardinando gli Stati nazionali, le comunità locali, la famiglia naturale, la persona depositaria dei valori assoluti e universali della sacralità della vita, della pari dignità, della libertà di scelta. Oggi stiamo di fatto subendo quanto scrisse nel 1925 il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894 – 1972), fondatore dell’Unione Paneuropea da cui è nata l’Unione Europea. Nelle pagine 21-23 del suo libro «Praktischer Idealismus» (Idealismo pratico) del 1925, scrisse:
“L’uomo del lontano futuro sarà un meticcio. Le razze e le caste di oggi saranno vittime del crescente superamento di spazio, tempo e pregiudizio. La razza del futuro, negroide-eurasiatica, simile in aspetto a quella dell’Egitto antico, rimpiazzerà la molteplicità dei popoli con una molteplicità di personalità (…)
Nei meticci si uniscono spesso mancanza di carattere, assenza di scrupoli, debolezza di volontà, instabilità, mancanza di rispetto, infedeltà con obiettività, versatilità e agilità mentale, assenza di pregiudizi e ampiezza d’orizzonti”.
La dittatura eurocratica ha inoltre ipotecato la nostra sovranità giudiziaria facendo prevalere le sentenze emesse dalle Corti europee (la Corte di Giustizia dell’Unione Europea con sede a Lussemburgo e la Corte Europea dei Diritti dell’uomo con sede a Strasburgo) sulle sentenze emesse dai tribunali nazionali.
Questa Unione Europea finirà per eliminare del tutto la sovranità nazionale, con la confluenza dell’Italia negli Stati Uniti d’Europa, che altro non saranno che un protettorato tedesco al cui interno l’Italia, al pari di altri Stati, si ridurranno a semplici colonie economiche, le cui spoglie verranno condivise dal grande capitale internazionale, a cui aderiscono cinesi, arabi, russi, indiani.

La dittatura islamica

La dittatura islamica si sviluppa attraverso sia il terrorismo dei taglia-gole, coloro che sgozzano, decapitano e massacrano uccidendoci fisicamente, sia il terrorismo dei taglia-lingue, coloro che ci impongono di non dire e di non fare nulla che possa urtare la loro suscettibilità. Entrambi convergono nell’obiettivo di sottometterci all’islam ottemperando a quanto Allah ha prescritto nel Corano e a quanto ha detto e ha fatto Maometto. Ma divergono e sono concorrenti perché perseguono lo stesso obiettivo con modalità diverse. I primi pensano di accedere al potere tagliando la testa di chi lo occupa. I secondi più astutamente ritengono che per accedere al potere in modo definitivo e irreversibile sia necessario mettere solide radici, che constano di una fitta rete di moschee, scuole coraniche, ambulatori e centri ricreativi, macellerie e alimentari halal, enti assistenziali e finanziari islamici, tribunali sharaitici, centri studi sull’islamofobia e centri di formazione per imam, siti religiosi e di proselitismo. L’Occidente ingenuamente teme i primi e asseconda i secondi, per quanto il nemico maggiore siano proprio i terroristi taglia-lingue, coloro che dall’interno di casa nostra camuffandosi all’occorrenza all’insegna del precetto della dissimulazione sancito dal Corano, sono convinti, come disse un alto dignitario islamico turco nel corso di un incontro di dialogo interreligioso, che “grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo, grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo”.

“Amici di MCA” e “Insieme ce la faremo”: aprire le menti e salvare gli italiani

Di fronte a questa crisi epocale che minaccia l'esistenza stessa dell'Italia come Stato, dei Comuni come ambito territoriale primario, delle piccole e medie imprese come fulcro del sistema produttivo, della famiglia natura come fondamento della costruzione sociale, degli italiani come persone depositarie dei valori inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà, l’Associazione “Amici di Magdi Cristiano Allam” si assume la responsabilità storica di aprire le menti e fortificare gli animi degli italiani, per passare dalla denuncia alla proposta, diffondendo informazione corretta e costituendo “Gruppi di Amici” dediti alla formazione sull’insieme delle tematiche che spaziano dalla moneta ai valori.
Questi “Gruppi di Amici” rappresentano la base popolare per promuovere il nostro riscatto su tutto il territorio nazionale e in seno alle comunità italiane all’estero, dando vita al movimento “Insieme ce la faremo” di mobilitazione e di azione, che ci consenta di passare dalle parole ai fatti, per salvare gli italiani e far rinascere l’Italia, ispirandosi al movimento di disobbedienza civile del Mahatma Ghandi e di Martin Luther King. L’obiettivo è di provocare un terremoto politico promuovendo una protesta in tutti i comuni d’Italia e far scandire all’unisono la denuncia e la proposta, “Basta tasse”, “Tassa unica al 20%”, “No euro”, “Sovranità monetaria”, “Basta debiti”, “Condono di giustizia”, “Basta clandestini”, “Prima gli italiani”, “Stop alle moschee”, “Difendiamo la nostra civiltà”.
Nella consapevolezza che oggi sussiste una straordinaria e urgente opportunità di riunire gli italiani che pagano sulla propria pelle la chiusura delle imprese, la perdita del lavoro, la diffusione della povertà, lo scollamento della famiglia, il crollo della natalità, l’assenza di un futuro per i nostri giovani che vengono costretti a emigrare; che sono delusi e disorientati dal fallimento della partitocrazia, dallo strapotere della magistratura e dal venir meno della giustizia; che hanno una paura crescente per la diffusione della criminalità e l’inadeguatezza delle forze dell’ordine a cui vengono sottratte risorse umane e materiali; che si sentono angosciati e sopraffatti dall’invasione di clandestini e dai privilegi accordati agli immigrati; che si sentono disarmati e impotenti di fronte alla guerra del terrorismo islamico e dall’islamizzazione dell’Italia che si perpetra attraverso uno “Stato islamico” in nuce all’interno del nostro stato di diritto, il movimento “Insieme ce la faremo” promuove una mobilitazione popolare all’altezza della sfida epocale, per aggregare il consenso degli italiani perbene, di buon senso, moderati, pragmatici, liberi e orgogliosi.
“Insieme ce la faremo” si propone di creare il fronte gli italiani che producono e lavorano, che rappresentano le comunità locali, che creano nuove tecnologie e capolavori artistici, che difendono la popolazione e le frontiere, ovvero gli imprenditori, i lavoratori, i sindaci e gli amministratori locali, i ricercatori, gli scienziati e gli artisti, i poliziotti e i militari. “Insieme ce la faremo” è favorevole a collaborare per il successo della comune missione con tutti i soggetti politici che condividono i tre punti qualificanti del progetto di salvezza degli italiani e rinascita dell'Italia che si ispira a un principio fondamentale:
Salviamo i tanti piccoli che fanno grande l’Italia, perché la realtà storica, sociale e imprenditoriale conferma che in Italia piccolo è bello, buono e di successo. Quindi salviamo i piccoli imprenditori, i piccoli comuni, la famiglia naturale, i valori tradizionali, il patrimonio ambientale e culturale. E’ la scelta del localismo che consentirà all’Italia di poter riemergere nel globalismo senz’anima, sottomesso agli interessi materiali dei poteri imprenditoriali e finanziari forti.
1) Riforma dello sviluppo: sovranità monetaria; condono dei debiti dei cittadini nei confronti dello Stato e delle banche; rilancio economico finanziando con denaro pubblico tre grandi progetti: la messa in sicurezza del territorio nazionale, l'autonomia alimentare e l'autonomia energetica; abbattere drasticamente i costi dello Stato; tassa unica al 20%; rendere gli imprenditori i protagonisti dello sviluppo
Il nostro obiettivo primario è il riscatto della sovranità monetaria, alimentare, energetica, legislativa, giudiziaria, popolare, istituzionale e nazionale, sul piano della difesa e della sicurezza, sottratta o violata dall'Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea, dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, dalla partitocrazia e dall'oligarchia della Pubblica amministrazione, dalla Nato e dagli Stati Uniti. Concretamente significa innanzitutto uscire dall’euro e affrancarci dalla dittatura dell’Unione Europea dei banchieri e dei burocrati.
Noi crediamo che il rilancio dell'economia nazionale possa e debba realizzarsi mettendo gli imprenditori, specie i micro, piccoli e medi imprenditori che sono il fulcro del nostro sistema produttivo, nella condizione ottimale per assumersi il ruolo di protagonisti dello sviluppo in un contesto dove il ruolo dello Stato e delle istituzioni sarà di definire e far rispettare le regole che garantiscono l'interesse nazionale e perseguono il bene comune. A tale fine si deve abbattere drasticamente il costo dello Stato eliminando le istituzioni superflue, quali il Senato, le Province e le Regioni, gli enti fallimentari quali municipalizzate, parificate e ovunque lo Stato sia presente nei panni dell’imprenditore, per assicurare una sana gestione e consentire il drastico abbattimento delle tasse fino a ridursi a una tassa unica del 20% da corrispondere direttamente al Comune.
Serve un nuovo modello di sviluppo che valorizzi i tre grandi patrimoni di cui disponiamo, il patrimonio ambientale, il patrimonio culturale e il patrimonio umano, individuando tre direttrici principali, le tre “T”: Turismo, Terra e Tecnologia.
La messa in sicurezza del territorio nazionale per salvaguardare il patrimonio ambientale, culturale e urbanistico; il riciclaggio al 100% dei rifiuti urbani e industriali quale pilastro dell’autonomia energetica, liberandoci dalla schiavitù del petrolio e del gas; la bonifica delle falde acquifere, delle acque marittime, fluviali e lacustri, del territorio e dell’ambiente nazionale inquinati, ponendo immediatamente fine a tutte le cause dell’inquinamento, comprese le discariche, le perforazioni e la raffinazione degli idrocarburi; il rilancio della produzione agricola, zootecnica ed ittica per conseguire l’autonomia alimentare a livello nazionale, la costruzione di insediamenti urbani energeticamente autosufficienti e con criteri anti-sismici, la riqualificazione degli edifici dismessi e la messa a norma degli edifici obsoleti, costituiscono i grandi progetti per rilanciare lo sviluppo con un adeguato finanziamento statale per creare lavoro a decine di migliaia di aziende italiane che producono, investono e pagano le tasse in Italia, a dare lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori italiani che vanno favoriti rispetto agli stranieri, affermando il principio che il lavoro è un dovere prima ancora di essere un diritto.
2) Riforma dello Stato: Federalismo dei Comuni autonomi e Repubblica presidenziale
Prendendo atto che la realtà storica dell’Italia evidenzia che da sempre sono i piccoli che fanno grande l’Italia, sia che si tratti di imprenditori o di Comuni, e scegliendo una filosofia di vita che mette al centro la qualità della vita della persona e non la quantità delle risorse accumulate dallo Stato sfruttando i cittadini ridotti a strumenti di produzione e consumo, noi consideriamo che i Comuni debbano diventare il fulcro della riforma dello Stato, rapportandosi direttamente con uno Stato più autorevole, efficiente e solidale grazie al sistema istituzionale della Repubblica presidenziale dove il capo dello Stato, al pari dei sindaci, ha il potere esecutivo del governo del Paese, è eletto direttamente dai cittadini con il voto di preferenza, ha il vincolo di mandato, la responsabilità civile e penale per gli atti commessi nel corso del suo mandato. I Comuni devono avere autonomia amministrativa e finanziaria, decidendo autonomamente l'amministrazione della comunità locale e lo sviluppo del proprio territorio, percependo direttamente le tasse di cui una quota viene devoluta allo Stato per quei compiti che sono di sua esclusiva pertinenza, quali la Difesa, la Sicurezza e la Politica Estera.
3) Riforma della società: più figli italiani per salvaguardare la nostra civiltà sia dal colonialismo economico cinese sia dall’invasione degli immigrati e dalla sottomissione all’islam
È prioritario porre un argine al suicidio-omicidio demografico che ha fatto precipitare l’Europa, in particolar modo l’Italia, agli ultimi posti al mondo per tasso di natalità. È più che mai vitale promuovere la natalità tra gli italiani, sostenendo la famiglia naturale e incentivando la maternità, riconoscendo la valenza economica del lavoro domestico e corrispondendo un adeguato compenso alle donne che scelgono di dedicarsi a tempo pieno o parziale ai figli, alla famiglia e alla casa; favorendo la cultura della sacralità della vita dalla nascita, all’intero corso dell’esistenza fino alla morte naturale, contrastando l’aborto, l’eugenetica, l’eutanasia, valorizzando e aiutando i disabili e gli anziani.
Una scelta storica per salvaguardare la nostra civiltà
Noi italiani ci troviamo di fronte a un bivio che c’impone una scelta storica: o ci rassegniamo alla strategia criminale che sta trasformando l’Italia ricca in italiani poveri, accettando la perdita totale della nostra sovranità per confluire negli Stati Uniti d’Europa e in prospettiva essere sottomessi al Governo mondiale dei poteri imprenditoriali e finanziari forti, oppure promuoviamo il riscatto della nostra sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale affrancandoci sia da questa Unione Europea assoggettata a banchieri e burocrati sia da questa globalizzazione appiattita sulla sola dimensione materiale della modernità.
“Insieme ce la faremo” è l’appello alla mobilitazione nazionale per riscattare i nostri diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà, chiarendo che per noi la persona, la famiglia naturale, la comunità locale, i valori non negoziabili, le regole fondanti della civile convivenza e il bene comune vengono prima della moneta, delle banche, dei mercati, del profitto, del debito e del Pil. Su un piano più generale noi scegliamo la qualità della vita che soddisfa intimamente consentendo ciascuno di noi di sentirsi pienamente realizzato a casa propria e in seno ai propri cari, rispetto alla vita parametrata dalla quantità di beni e servizi che si producono a prescindere dall’impatto sul vissuto e nella quotidianità delle persone.