Afghanistan, Israele e Europa: una comune strategia di conquista islamica  

Afghanistan, Israele e Europa: una comune strategia di conquista islamica
 
La decisione di Hamas di pianificare e preparare l'attacco terroristico dello scorso 7 ottobre contro Israele è stata presa, per ammissione dei suoi dirigenti, due anni fa. Proprio due anni fa si consumava la sostanziale sconfitta degli Stati Uniti in Afghanistan, con il ritorno al potere dei Taliban, esattamente venti anni dopo la guerra scatenata dagli Stati Uniti all'indomani dell'attentato alle Due Torri Gemelli, giustificata dall'ospitalità e dalla protezione accordata dai Taliban a Osama bin Laden, il capo di Al Qaeda, che aveva rivendicato la paternità del più clamoroso e sanguinoso attentato terroristico della Storia contemporanea l'11 settembre 2001 con circa tremila morti.

La fuga frettolosa degli Stati Uniti da Kabul, che ha evocato la fuga da Saigon e la disfatta americana in Vietnam, tradendo il popolo afghano dopo averlo blandito per vent'anni con il mito della democrazia, abbandonando oltretutto un imponente arsenale di armi ai Taliban, è stata celebrata dall'insieme del Mondo islamico come una vittoria dell'islam sul “Grande Satana”, l'allegoria con cui Khomeini raffigurava «l'imperialismo americano». Il messaggio trasmesso e recepito dai musulmani di tutto il Mondo è che l'islam, incarnato nella forza e nella risolutezza dei Taliban, che letteralmente significa “Studenti della Sharia”, la legge islamica, è in grado di sconfiggere la superpotenza mondiale.
Così come i Taliban hanno sconfitto gli Stati Uniti, anche Hamas ha ritenuto di poter sconfiggere Israele, il “Piccolo Satana”, l'epiteto riservato da Khomeini al «nemico sionista», concepito come una entità usurpatrice della terra e del popolo palestinese, che deve essere «cancellata dalla carta geografica».
 
Qualora Israele dovesse essere sconfitto, che si tradurrebbe nella fine di Israele, subito dopo i terroristi e gli estremisti islamici in Europa scatenerebbero il “Jihad”, la Guerra santa, per sottomettere l'Europa all'islam, completando con successo la strategia di conquista islamica avviata dallo stesso Maometto ancor prima della sua morte nel 632, concretizzatasi con la sottomissione all'islam della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo che fino al Settimo secolo erano al 97% terre cristiane.

Questa strategia si radica profondamente nell'odio e nella violenza contro gli ebrei e i cristiani, condannati indistintamente come «miscredenti», sancita da Allah nel Corano e praticata da Maometto. 
Se gli europei non avessero combattuto e sconfitto gli eserciti islamici a Poitiers nel 732, con la Reconquista nel 1492, a Lepanto il 7 ottobre 1571, a Vienna l'11 e il 12 settembre 1683, anche l'Europa sarebbe stata sottomessa all'islam.
Maometto profetizzò che anche Roma, dopo Costantinopoli, sarà sottomessa all'islam.  

Si delinea una comune strategia di conquista islamica che unisce il successo degli estremisti islamici dei Taliban contro gli Stati Uniti in Afghanistan nel 2021; l'attacco terroristico di Hamas contro Israele dello scorso 7 ottobre; e una possibile insurrezione armata degli islamici per conquistare e sottomettere l'Europa. Ormai i terroristi “tagliagole” e gli estremisti “taglialingue” islamici sono radicati all'interno dell'Europa, sono cittadini europei o residenti fissi, hanno già dimostrato di coltivare il sogno di sottomettere l'Europa all'islam.
Ecco perché noi europei, amanti della nostra civiltà dalle radici ebraico-cristiane, fondata sui valori della vita, dignità e libertà, non abbiamo alternativa che schierarci e combattere al fianco di Israele. L'Europa e Israele stanno sullo stesso fronte, difendono la stessa civiltà e combattono lo stesso nemico che da 1400 anni è convinto che l'islam sia l'unica vera religione e che l'intera umanità debba essere sottomessa all'islam.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Sabato 25 novembre 2023

Postato il 25/11/2023 14:27:08 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Oggi, ore 17,30 Magdi Cristiano Allam a Cetona presenta “Un miracolo per l'Italia”  

Cari amici buongiorno. Oggi Magdi Cristiano Allam sarà a Cetona, in Provincia di Siena, per presentare il suo nuovo libro “Un miracolo per l'Italia”. L'appuntamento è alle ore 17,30 presso Impression ArteLibri, Sala Santissimi Annunziati, in Piazza Garibaldi. Siete tutti invitati a questo incontro culturale pubblico.

Ringraziamo Rita Polizzi per aver promosso questo evento culturale aperto a tutti.

Magdi Cristiano Allam sarà presente nella sede dell'incontro dalle ore 17 per fare le dediche alle copie dei libri. Il libro, di 240 pagine, Edito dalla Casa della Civiltà, costa 10 euro.

Marialuisa Bonomo
Assistente personale di Magdi Cristiano Allam

Sabato 25 novembre 2023

Magdi Cristiano Allam è nato al Cairo nel 1952 ed è cittadino italiano dal 1986. Laureato in Sociologia. Ha svolto l'attività di giornalista. È stato Editorialista e Inviato speciale di “La Repubblica” e vice-Direttore ad personam del “Corriere della Sera”. Dal 2009 al 2014 è stato Membro del Parlamento Europeo. Ha svolto dei seminari nelle università e centri di formazione. Tiene conferenze in tutt’Italia. È stato musulmano per 56 anni, ha creduto in un “islam moderato” fino a quando non è stato condannato a morte sia da terroristi islamici sia da sedicenti “musulmani moderati”. Dal 2003 vive sotto scorta. Nel 2008 si è convertito al cristianesimo ricevendo il battesimo da Papa Benedetto XVI. Nel 2013 si è dissociato dalla Chiesa di Papa Francesco pur salvaguardando la fede in Gesù. Nel 2009 ha fondato il Partito “Io amo l'Italia” e nel 2021 ha dato vita alla Comunità “Casa della Civiltà”. Ha scritto 17 libri su islam, immigrazione, crisi delle civiltà. Nel luglio 2023 ha pubblicato “Un miracolo per l'Italia”, una rappresentazione delle realtà che sostanziano la nostra civiltà decaduta e la fede nella rinascita.

Postato il 25/11/2023 09:43:37 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Lo scambio ostaggi in cambio di detenuti più la tregua è un cedimento a Hamas

Cari amici buongiorno e Shabbat Shalom. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Il fatto che Israele abbia accettato lo scambio tra ostaggi innocenti e detenuti delinquenti rappresenta un cedimento a Hamas.
Il fatto che Israele abbia accettato il cessate il fuoco fuoco, seppur di 4 giorni, in cambio del rilascio di 50 dei suoi 240 ostaggi, dopo aver accettato lo scambio tra ostaggi innocenti ed è detenuti delinquenti, rappresenta un cedimento a Hamas.
Il fatto che Israele abbia accettato e legittimato il Qatar come mediatore, quando il Qatar è il principale finanziatore e protettore di Hamas, rappresenta un cedimento a Hamas.
Il fatto che Israele abbia accettato che sia Hamas a dettare le regole del gioco, come se Hamas fosse la parte più forte, quando invece Hamas è a un passo dal capitolare, rappresenta un cedimento Hamas.
Il fatto che, dopo la sospensione concordata di 4 giorni, Israele riprenderà a bombardare e verrà percepito come la parte aggressiva, rappresenta un cedimento Hamas.
Il fatto che l'accordo contempla il rilascio di soli 50 dei 240 ostaggi israeliani, a fronte del rilascio di 150 detenuti palestinesi, con la proporzione di 3 palestinesi per 1 israeliano, mentre nelle carceri israeliane sono detenuti complessivamente 4.764 terroristi e criminali palestinesi, lasciando presagire che ci saranno altri scambi ostaggi-detenuti e altre tregue che, volta per volta, accresceranno la condanna internazionale per la ripresa della guerra da parte di Israele, rappresenta un cedimento a Hamas.

Sarebbe un gravissimo errore qualora lo scambio degli ostaggi israeliani innocenti in cambio di terroristi e criminali palestinesi, dovesse tradursi in una legittimazione di Hamas quale interlocutore credibile di Israele. 
Qualsiasi esito della guerra senza la sconfitta militare e la rimozione di Hamas dal controllo politico di Gaza, sarebbe una vittoria di Hamas e la sconfitta di Israele che, tragicamente, si tradurrebbe nell'inizio della fine dello Stato del popolo ebraico.
Israele è l'unico Stato al Mondo che non può permettersi nessuna sconfitta, perché sarebbe l'ultima sconfitta, dato che i suoi nemici perseguono l'obiettivo dichiarato di distruggerlo e cancellarlo dalla carta geografica.
Salvare la vita di 240 ostaggi israeliani è doveroso e estremamente importante. Ma la massima priorità è salvaguardare l'esistenza di Israele come Stato del popolo ebraico. 
Israele può sopravvivere al terrificante eccidio di 1400 connazionali ebrei perpetrato dai terroristi islamici lo scorso 7 ottobre e potrà sopravvivere all'eventuale perdita ulteriore dei suoi ostaggi innocenti, ma Israele non potrà sopravvivere qualora Hamas sopravvivesse: o Israele o Hamas, questa è la verità di fondo della guerra in atto. O vince lo Stato del popolo ebraico che usa la forza legittima per salvaguardare il proprio diritto all'esistenza; o vincerà il terrorismo islamico che usa la violenza arbitraria per distruggere Israele perché nega pregiudizialmente il suo diritto ad esistere.  

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Venerdì 24 novembre 2023

Postato il 24/11/2023 09:07:22 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Non possiamo essere neutrali tra Israele e i terroristi di Hamas

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate bene in salute fisica, mentale e spirituale.

Nessuna persona assennata e che coltiva il sano amor proprio potrebbe restare neutrale di fronte alla scelta del proprio legittimo bene e del suo opposto, ovvero di ciò che è inconfutabilmente un male per noi e per i nostri figli.

A maggior ragione se la nostra “casa comune” brucia, se il brutale terrorismo islamico dei “tagliagole” ha scatenato una guerra feroce contro la nostra civiltà della vita, diffondendo l'ideologia e la pratica della morte, dell'odio e della violenza; e se, in parallelo, il terrorismo islamico dei “taglialingue” si è saldamente insediato dentro la nostra casa comune come un “Cavallo di Troia” formato da moschee, scuole coraniche, tribunali della sharia, banche islamiche, centri studi contro la “islamofobia”, scaltri “fratelli musulmani” infiltrati nelle nostre istituzioni strumentalizzando il rito delle elezioni di una democrazia malata.

La guerra che Israele sta combattendo contro i terroristi islamici di Hamas, che l'hanno scatenata lo scorso 7 ottobre non perché aspirano allo “Stato palestinese” ma solo perché sono accecati dalla “distruzione di Israele” costi quel che costi, è anche la nostra guerra. Il male insito nei “robot della morte”, che ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto, è una comune minaccia al diritto di Israele all'esistenza e alla salvaguardia della civiltà e al modello di vita dell'Europa dalle radici ebraico-cristiane.

Di fronte alla nostra “casa comune” che brucia, tutti noi stiamo sulla stessa barca, a prescindere che ci concepiamo sul piano politico, di destra, di centro, di sinistra, o su un piano ideale, localisti o globalisti, sovranisti o eurocratici. Tutti noi abbiamo il diritto e, soprattutto, il dovere di dare tutto noi stessi per combattere e sconfiggere il nemico della nostra civiltà della vita, della dignità e della libertà.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Giovedì 23 novembre 2023

Postato il 23/11/2023 14:00:22 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Il “genocidio del popolo palestinese” è solo odio di Israele e degli ebrei

Il 10 novembre il Presidente dell'Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha affermato: «Non ci sono parole per descrivere la guerra genocida e la distruzione israeliana inflitte al nostro popolo palestinese a Gaza, con palese disprezzo per il diritto internazionale». 

Il 16 novembre le Nazioni Unite hanno pubblicato un comunicato che riprende la valutazione fatta dai suoi esperti: «Le gravi violazioni commesse da Israele contro i palestinesi all’indomani del 7 ottobre, in particolare a Gaza, indicano un genocidio in atto. Ci sono prove di un crescente incitamento al genocidio, dell’intento palese di distruggere il popolo palestinese sotto occupazione, di forti appelli per una seconda Nakba a Gaza e nel resto del territorio palestinese occupato e dell’uso di armi potenti con impatti intrinsecamente indiscriminati, con conseguente colossale numero di vittime e distruzione delle infrastrutture di sostentamento della vita».

Il 21 novembre “Il Manifesto”, in un'intervista di Chiara Cruciati a Francesca Albanese, Relatrice speciale dell'Onu per la situazione nei Territori occupati palestinesi, alla domanda: «Nell’ultimo comunicato dei relatori speciali, gli esperti indipendenti e i gruppi di lavoro Onu si parla di crescente incitamento al genocidio nella Striscia di Gaza. Quali elementi dimostrano intenzioni genocidarie da parte di Israele?».
La Relatrice dell'Onu risponde: «In comunicati precedenti abbiamo parlato di grave rischio di genocidio, nell’ultimo di un genocidio in divenire. Ai sensi della Convenzione del 1948 per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, deve essere presente “l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso», attraverso atti come uccisione e lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo e il sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale”. L’intento di distruggere un gruppo in tutto o in parte si evince dai comunicati e dalle politiche e dalla connessione tra ciò che dicono i leader e ciò che fanno gli esecutori materiali, ovvero i soldati. Elementi sono le dichiarazioni dei militari sul campo che dicono di avere l’ordine di distruggere, scacciare e colonizzare, dei rappresentanti del governo che dicono che i palestinesi sono tutti terroristi o tutti animali e quindi devono pagare, ma soprattutto l’intenzione dichiarata dello sfollamento da nord a sud e poi da est a ovest. C’è un intento eliminatorio molto forte. Al cuore sta il legame tra l’intenzione dichiarata e la capacità di portare a termine quell’intenzione.»

Il 7 novembre è stato pubblicato un “Appello da parte di accademici e accademiche italiane per chiedere un'urgente azione per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto umanitario internazionale”. In 48 ore ha raccolto l'adesione di 3.862 accademici. Vi si legge: «Come membri della comunità accademica e di ricerca italiana, da molti anni assistiamo con dolore e denunciamo ciò che accade in Palestina e Israele, dove vige, secondo Amnesty International, un illegale regime di oppressione militare e Apartheid. Ancora una volta, ci sentiamo atterriti e angosciati dal genocidio che sta accadendo a Gaza».

Nelle manifestazioni in Italia e in Europa che vedono in prima fila giovani islamici e non musulmani di estrema sinistra e di estrema destra, così come nelle occupazioni delle università, vengono scanditi slogan e esibiti striscioni con la scritta: “Stop al genocidio del popolo palestinese”.
 
Nella “Enciclopedia dell'Olocausto” si legge: «Il termine “genocidio” non esisteva prima del 1944. Si tratta di un termine molto specifico, che indica crimini violenti commessi contro determinati gruppi di individui con l’intento di distruggerli. 
Nel 1944, un avvocato ebreo polacco, Raphael Lemkin (1900-1959), cercò di descrivere le politiche naziste di sterminio sistematico che prevedevano anche la distruzione degli ebrei europei. Egli coniò la parola “genocidio” unendo il prefisso geno-, dal greco razza o tribù, con il suffisso -cidio, dal latino uccidere. Nel proporre questo nuovo termine, Lemkin aveva in mente “l’insieme di azioni progettate e coordinate per la distruzione degli aspetti essenziali della vita di determinati gruppi etnici, allo scopo di annientare i gruppi stessi”. L’anno seguente, il Tribunale Militare Internazionale, che aveva sede nella città tedesca di Norimberga, accusò alcune tra le massime autorità Naziste di “crimini contro l’umanità”. La parola “genocidio” venne inclusa nell’atto d’accusa, ma solo come termine descrittivo, senza autentico valore legale.
Il 9 dicembre 1948, sull’onda dell’Olocausto, e anche in gran parte grazie agli instancabili sforzi di Lemkin stesso, le Nazioni Unite approvarono la Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio. In tale convenzione, il genocidio viene definito crimine internazionale, che gli stati firmatari “si impegnano a combattere e punire“. Inoltre, essa contiene la seguente descrizione di genocidio:
Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:
(a) uccisione di membri del gruppo;
(b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
(c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
(d) misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo;
(e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.»

Con l'approvazione della Convenzione sul genocidio e attraverso l'azione dei tribunali speciali appositamente istituiti e della Corte penale internazionale, i casi storici in cui è stato recentemente riconosciuto il crimine di genocidio a livello internazionale sono in particolare: la guerra in Bosnia ed Erzegovina nell'ambito delle guerre jugoslave; il genocidio del Ruanda; il genocidio cambogiano.
Il genocidio per eccellenza è stata la Shoah, l'Olocausto. La Shoah, l'eliminazione di circa 6 milioni di ebrei pari ai due terzi degli ebrei d'Europa, venne organizzata e portata a termine dalla Germania nazista mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo che ebbe inizio nel 1933 con la segregazione degli ebrei tedeschi, proseguì, estendendosi a tutta l'Europa occupata dal Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale, con il concentramento e la deportazione e quindi culminò dal 1941 con l'inizio dell'eliminazione fisica soprattutto nei campi di sterminio, strutture di annientamento appositamente predisposte in cui attuare quella che i nazisti denominarono “soluzione finale della questione ebraica”. L'annientamento degli ebrei nei centri di sterminio rappresenta secondo la maggior parte degli storici un unicum nella storia umana, per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista.

Oltre che con gli ebrei, i nazisti promossero lo sterminio di altri gruppi etnici quali i rom e sinti, gruppi religiosi quali i testimoni di Geova, contro gli omosessuali, gli oppositori politici e i prigionieri di guerra, in particolare sovietici, i disabili e i malati di mente, e contro la popolazione civile dei paesi conquistati, in particolare polacchi, ucraini, russi e bielorussi, per un totale di altri 11 milioni di vittime.

Il primo genocidio dello scorso millennio è stato il genocidio armeno, perpetrato dal Califfato islamico turco-ottomano tra il 1915 e il 1919, con circa 1,5 milioni di armeni cristiani uccisi e l'eliminazione di ogni traccia della loro presenza nell'Anatolia. È stato il primo caso moderno di persecuzione sistematica e di sterminio pianificato di un popolo, da cui Lemkin partì per la definizione del crimine di genocidio.

Contemporaneo alla massiccia persecuzione degli armeni fu il genocidio dei cristiani assiri, caldei e siriaci da parte del governo dei Giovani Turchi e dagli alleati curdi nelle province orientali ottomane. Secondo alcune stime durante la repressione turca furono uccisi da 200.000 fino a più di 250.000 assiri e altri cristiani.

Nello stesso periodo e fino almeno al 1923, oggetto di pesanti persecuzioni da parte degli islamici turco-ottomani furono le popolazioni di origine greca, in particolare i cristiani ortodossi abitanti la regione anatolica del Ponto, sulle coste del Mar Nero,  con lo sterminio di circa 350.000 greci.

Probabilmente il genocidio più ingente e più taciuto della Storia è quello dei nativi americani, gli indiani d'America, perpetrato dai colonizzatori europei dal XV secolo fino alla fine del XIX secolo.Si stima che tra i 55 e i 100 milioni di nativi morirono a causa dei colonizzatori, come conseguenza delle guerre di conquista, della perdita del loro ambiente vitale, delle modifiche forzate del loro stile di vita e a causa di malattie contro cui non avevano difese immunitarie, ma anche a causa di azioni di deliberato sterminio.

Tornando al cosiddetto “genocidio del popolo palestinese”, partiamo dal dato che su una popolazione di 2.166.269 abitanti della Striscia di Gaza, dopo quasi sette settimane dall'attacco terroristico di Hamas sferrato il 7 ottobre, costato la vita a 1400 israeliani ebrei e la deportazione di altri 240, il totale delle vittime palestinesi, denunciate da Hamas che è una fonte assolutamente non affidabile, è di circa 13 mila morti, pari allo 0,6% della popolazione. La vita di ciascuna persona andrebbe salvaguardata e ogni omicidio andrebbe prevenuto. Tuttavia qualsiasi evento va contestualizzato nella sua specificità storica e spazio-temperale. Tutte le guerre della Storia hanno comportato il coinvolgimento e l'uccisione di civili, anche se Israele ha scelto una strategia militare finalizzata, per un verso, a sconfiggere ed eliminare Hamas, per l'altro a non coinvolgere e uccidere i civili. 

Le operazioni militari israeliane all'interno della Striscia di Gaza avvengono in questo quadro reale: 
La Striscia di Gaza ha una superficie di 365 kmq, è popolata da 2.166.269 abitanti, dei quali 1.240.082 hanno lo status di “rifugiati palestinesi”. La densità della popolazione è di 5.935 abitanti per kmq.  Quasi l’80% della popolazione ha meno di 30 anni. I bambini sono il 47% della popolazione. Limitatamente alla Città di Gaza, il capoluogo della Striscia, ha una superficie di 45 kmq, ha una popolazione di 590.481 abitanti, con una densità di 13.121 abitanti per kmq.
In questo contesto territoriale, che registra una densità di popolazione tra le più elevate al Mondo, in cui la popolazione è per oltre i due terzi formata da giovani e per quasi la metà da bambini; in cui i terroristi di Hamas usano i civili come scudi umani, obbligandogli, pena la loro eliminazione fisica, a restare nelle aree dove sono in corso delle operazioni militari, preannunciate da Israele con l'appello ad allontanarsi, soccombono anche i civili palestinesi, pur essendo l'obiettivo dichiarato da Israele la sconfitta dei terroristi di Hamas e non il «genocidio del popolo palestinese».
   
In un'intervista concessa l'8 novembre al New York Times, Khalil al-Hayya, membro del Direttivo politico, e Taher El-Nounou, responsabile per la Comunicazione di Hamas, hanno detto:
«Ciò che avrebbe potuto cambiare l'equazione era un grande atto e, senza dubbio, si sapeva che la reazione a questo grande atto sarebbe stata grande».
«Dovevamo dire alla gente che la causa palestinese non era morta. L'obiettivo di Hamas non è governare Gaza e portarle acqua, elettricità e cose del genere. Questa battaglia non è avvenuta perché volevamo carburante o manodopera, non cercava di migliorare la situazione a Gaza. Questa battaglia mira a ribaltare completamente la situazione. Provocare uno stato di guerra con Israele permanente su tutti i confini affinché il Mondo arabo sia costretto a schierarsi al nostro fianco».
Per Hamas, per ammissione dei suoi stessi dirigenti, le migliaia di palestinesi che muoiono nella prevedibile reazione militare d'Israele, sono un prezzo di sangue voluto e ricercato per aizzare la comunità internazionale contro Israele, per criminalizzare gli israeliani e gli ebrei ovunque nel mondo, con lo scopo dichiarato di provocare uno «stato di guerra permanente», che sfoci nella distruzione dello Stato di Israele, realizzando finalmente, per la prima volta nella Storia, uno “Stato della Palestina” esteso “dal fiume al mare”, ovvero dal Giordano al Mediterraneo, cancellando Israele dalla carta geografica.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Martedì 22 novembre 2023

Postato il 22/11/2023 12:02:35 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

I palestinesi condannano Israele ma vogliono la sconfitta di Hamas

Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

I palestinesi condannano formalmente Israele per ciò che definiscono il «genocidio del popolo palestinese» ma, al tempo stesso, tifano per Israele affinché vinca la guerra, sconfigga Hamas e liberi Gaza dalla tirannia dei terroristi islamici.
 
Lo scorso 10 novembre Gaza Mahmoud Abbas, conosciuto come Abu Mazen, il Presidente della “Autorità Nazionale Palestinese”, ha detto: «Gaza è parte integrante dello Stato di Palestina e ci assumeremo tutte le nostre responsabilità nel quadro di una soluzione politica globale per la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est».

Il 5 novembre Abu Mazen, dopo aver incontrato il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken a Ramallah, ha sostenuto: «L'Autorità nazionale palestinese si assumerà tutte le sue responsabilità per la Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza nel quadro di una soluzione politica globale».
Blinken in un'audizione al Congresso aveva detto: «Ad un certo punto, ciò che avrebbe più senso sarebbe che un'Autorità Nazionale Palestinese efficace e rivitalizzata assuma il governo e, in ultima analisi, la responsabilità della sicurezza per Gaza». 

Il 18 novembre in un intervento pubblicato dal Washington Post, il Presidente statunitense Joe Biden ha sottolineato che l'Autorità Palestinese dovrà essere “rivitalizzata”: «Mentre ci sforziamo per la pace, Gaza e la Cisgiordania dovrebbero essere riunite sotto un'unica struttura di governo, in ultima analisi sotto un'Autorità Palestinese rivitalizzata, mentre tutti noi lavoriamo per una soluzione a due Stati».
Biden ha chiarito che Hamas deve essere eliminato: «Un risultato che lasciasse ad Hamas il controllo di Gaza perpetuerebbe ancora una volta il suo odio e negherebbe ai civili palestinesi la possibilità di costruire qualcosa di meglio per se stessi».
Biden ha sostenuto che dalla guerra si possono gettare le fondamenta di una solida pace: «Non dobbiamo mai dimenticare la lezione appresa più e più volte nel corso della nostra storia: da grandi tragedie e sconvolgimenti possono derivare enormi progressi. Più speranza. Più libertà. Meno rabbia. Meno lamentele. Meno guerra. Non dobbiamo perdere la determinazione nel perseguire questi obiettivi, perché è ora che sono più necessari una visione chiara, grandi idee e coraggio politico».

Anche l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la Politica Estera, Josep Borrell, dopo aver incontrato a Ramallah il Premier palestinese Mohammad Shtayyeh, ha affermato che l'Unione Europea condivide che il futuro di Gaza «è il ritorno dell'Autorità Palestinese a Gaza». 
Queste le parole di Borrell: «Dico l'Autorità Palestinese siete voi. Siete sempre stati là, non avete mai lasciato Gaza. Avete sempre fornito servizi pubblici alla popolazione, con il nostro sostegno. Avete la piena capacità di continuare a svolgere questo compito, magari avrete bisogno di sostegno dalla Comunità internazionale ma l'Autorità palestinese deve ritornare a Gaza». 
«Posso riassumere in tre no e in tre sì alcune idee. Il primo “no” del piano dell'Unione Europea “è il no ad uno spostamento forzato delle persone fuori da Gaza. Poi, no a cambiamenti territoriali. No alla rioccupazione di Israele o al fatto che Gaza sia un posto sicuro per il terrorismo. No alla separazione di Gaza dal tema palestinese complessivo, la soluzione per Gaza è dentro la soluzione della questione palestinese”.»
«Il primo “sì” è il ritorno dell'Autorità Palestinese a Gaza. Sto dicendo l'Autorità, quindi voi, voi che siete già lì e non avete mai lasciato Gaza, che state dando servizi alla popolazione con il nostro sostegno. Avete la capacità di continuare a fare questo lavoro, magari avete bisogno del sostegno della comunità internazionale ma l'Autorità palestinese deve tornare a Gaza. Il secondo “sì” è un coinvolgimento forte dei Paesi arabi e il terzo “sì” è un grande coinvolgimento dell'Unione Europea, in particolare sul processo politico per istituire lo Stato Palestinese».

Dal canto suo il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha posto delle condizioni: «L'Autorità Palestinese nella sua forma attuale non è idonea a governare Gaza. Il Presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas si rifiuta ancora di condannare i massacri del 7 ottobre, mentre alcuni dei suoi ministri festeggiano quello che è successo».
Netanyahu ha aggiunto che Israele e gli Stati Uniti sono d'accordo sulla distruzione di Hamas e sulla restituzione degli ostaggi: «E credo che alla fine raggiungeremo un accordo anche su questo: che è impossibile mettere a Gaza un governo civile che sostenga il terrorismo, incoraggi il terrorismo, finanzi il terrorismo ed educhi al terrorismo».

Israele occupò la striscia di Gaza nel giugno 1967, dopo la cocente sconfitta degli eserciti arabi che sferrarono la “Guerra dei sei giorni” con lo scopo dichiarato di «cancellare l'entità sionista dalla carta geografica».
L'occupazione militare israeliana è durata per 27 anni, fino al 1994. Israele creò 21 insediamenti nella striscia di Gaza, su circa il 20% del totale del territorio. 
Nel maggio 1994, a seguito degli “Accordi di Oslo” tra Israele e l'Autorità Palestinese, gran parte della Striscia di Gaza passò sotto il controllo palestinese. Nel giro di tre anni il tenore di vita dei palestinesi si dimezzò.
Secondo gli “Accordi di Oslo”, Israele mantenne il controllo dello spazio aereo, delle acque territoriali, l'accesso off-shore marittimo, l'anagrafe della popolazione, l'ingresso degli stranieri, le importazioni e le esportazioni, nonché il sistema fiscale. L'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), guidata da Yasser Arafat, scelse la città di Gaza come suo primo quartier generale.
Nel gennaio 1996 ci furono le prime elezioni, presidenziali e legislative, che videro la conferma di Al Fatah presieduto da Arafat. 
Il 14 agosto 2005 il Governo israeliano, presieduto da Ariel Sharon, dispose unilateralmente l'evacuazione della popolazione negli insediamenti israeliani dalla Striscia di Gaza e lo smantellamento di tutte le colonie che vi erano state costruite, confermando che Israele non aveva mire territoriali né ambiva a sottomettere i palestinesi di Gaza. 
Il 12 settembre 2005 tutto il territorio della Striscia di Gaza passò in mano palestinese. Alcuni palestinesi diedero fuoco alle sinagoghe abbandonate e ad infrastrutture varie, del valore di circa 10 milioni di dollari, fra cui alcune serre per coltivazioni di ortaggi.
Dopo quasi due anni di controllo da parte di Al-Fatah, nel 2006 vennero indette nuove elezioni legislative e furono vinte da Hamas.
Il 14 giugno 2007 Hamas scatenò una guerra fratricida, culminata con oltre cento morti, cacciando da Gaza i soldati e i responsabili dell'Autorità Palestinese, assumendo violentemente il controllo di Gaza.

Vedremo nei prossimi giorni e mesi chi governerà Gaza dopo la sconfitta e l'eliminazione dei terroristi islamici di Hamas. Capiremo che cosa intendano Stati Uniti e Unione Europea per Autorità Palestinese «rivitalizzata”. 
Il nostro auspicio è che a comandare i palestinesi sia un potere forte militarmente, autorevole politicamente, laico ideologicamente, determinato a fare la pace con Israele e a promuovere lo sviluppo e il benessere dei palestinesi.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Lunedì 20 novembre 2023

Postato il 20/11/2023 10:32:32 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Se la Palestina non esiste la colpa è degli Arabi. Pur di distruggere Israele sacrificano il loro popolo

da "Il Giornale" del 20 novembre 2023

Il 7 novembre è stato pubblicato un “Appello da parte di accademici e accademiche italiane per chiedere un'urgente azione per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto umanitario internazionale”. In 48 ore ha raccolto l'adesione di 3.862 accademici.

L'appello inizia così: «In quanto membri delle comunità accademiche e dei centri di ricerca italiani, scriviamo questa lettera in nome della pace e della giustizia, uniti dalla richiesta di porre un'immediata fine alla guerra in corso contro Gaza». 

Chiariamo subito che la guerra non è mai stata «contro Gaza», né contro la popolazione palestinese di Gaza, ma è stata ufficialmente annunciata da Israele «contro Hamas», con l'obiettivo esplicito di «sconfiggere Hamas», come legittima reazione all'attacco terroristico perpetrato il 7 ottobre culminato nella strage di 1400 israeliani ebrei, tra cui 29 bambini, i cui corpi sono stati decapitati, fatti a pezzi, bruciati, al punto da rendere ardua la ricomposizione e l'identificazione dei cadaveri. In aggiunta i terroristi di Hamas hanno sequestrato 240 israeliani ebrei, tra cui 33 bambini. 
Hamas è un'organizzazione terroristica messa al bando dall'Unione Europea e dagli Stati Uniti. Nel 2007 Hamas ha preso violentemente il controllo della Striscia di Gaza sferrando una guerra fratricida contro l'Autorità Palestinese, la sola istituzione riconosciuta internazionalmente, a cui Israele aveva affidato l'amministrazione della Striscia di Gaza dopo il suo definitivo ritiro nel 2005, uccidendo circa un centinaio di soldati palestinesi. 
Hamas è l'acronimo di “Movimento di Resistenza Islamica”, in cui il termine “Palestina” o “palestinese” è assente. L'obiettivo ufficiale di Hamas, sancito dal suo Statuto, non è la nascita di uno Stato della Palestina che conviva pacificamente al fianco di Israele, ma è la distruzione di Israele e lo sterminio del popolo ebraico, con la «la fine dell'entità sionista», la vittoria della «Palestina libera dal fiume al mare», ovvero dal Giordano al Mediterraneo, cancellando Israele dalla carta geografica.

L'assoluta ignoranza della Storia degli accademici è nel passaggio in cui individuano la radice del conflitto «nella illegale occupazione che Israele impone alla popolazione palestinese da oltre 75 anni, attraverso una forma di segregazione razziale ed etnica».
Questo è il testo presente nell'Appello: «In tutti i report messi a disposizione dalle Nazioni Unite e dalle numerose organizzazioni umanitarie (ad esempio Amnesty International e Human Rights Watch), è segnalata l’importanza di considerare e comprendere le determinanti e antecedenti a questa violenza, da ricercarsi nella illegale occupazione che Israele impone alla popolazione palestinese da oltre 75 anni, attraverso una forma di segregazione razziale ed etnica. Comprendere e analizzare queste determinanti è l’unica possibilità per poterne riconoscere le radici, contrastare l'escalation e sperare e reclamare pace e sicurezza per tutti.»

Secondo gli accademici italiani, Israele dal 1948 occuperebbe in modo illegale la “Palestina” e imporrebbe al “popolo palestinese” «una forma di segregazione razziale e etnica». Apro una parentesi. I concetti di “razza” e persino di “etnia” sono stati violentemente criticati da accademici e intellettuali veri o presunti quando sono stati accostati alla realtà dell'Italia e degli italiani, arrivando a chiedere la sua soppressione dall'articolo 3 della Costituzione che recita «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Ebbene, perché sarebbe un grave errore attribuire all'Italia e agli italiani il connotato di “razza”, sostenendo che scientificamente non esistono le razze perché l'umanità apparterebbe ad un'unica razza, mentre riferendosi a Israele e agli israeliani li si accusa di imporre una «segregazione razziale ed etnica» nei confronti dei palestinesi? Chiudo la parentesi.
La realtà che gli accademici ignorano è che nella Storia non è mai esistito né uno “Stato della Palestina”, né un «popolo palestinese», né infine Gerusalemme è mai stata la capitale dello “Stato della Palestina” o una città santa dell'islam.
“Palestina” è sempre stata esclusivamente la denominazione di un territorio geografico, non di una entità politica, a partire dal 135 quando l'Imperatore Adriano, nella Terza guerra giudaica, nota come rivolta di Bar Kokhba, dopo lo sterminio di 580 mila ebrei, cancellò la denominazione originaria della terra degli ebrei da “Giudea” in “Siria Palestina”.   
Anche sotto il Califfato islamico turco-ottomano l'entità geografica della Palestina faceva parte della “Wilayat di Beirut” o “Regione di Beirut”. 
Nel Preambolo del Mandato per la Palestina conferito alla Gran Bretagna, si precisa che lo scopo del Mandato è la ricostituzione dello “Stato ebraico”, in un contesto geo-politico in cui gli stessi ebrei si concepivano “palestinesi”. 
Nella Risoluzione 181 del 29 novembre del 1947, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite sancì la spartizione del territorio geografico della “Palestina Mandataria” in due Stati: uno «Stato ebraico» e uno «Stato arabo», non uno «Stato palestinese». Ciò attesta che nel 1947 non esisteva il concetto politico di “Palestina” e di “palestinesi”.
Ventiquattr'ore dopo la proclamazione dello Stato di Israele il 14 maggio del 1948, conformemente alla risoluzione 181 dell'Onu, gli eserciti arabi scatenarono la prima guerra contro Israele, perché pregiudizialmente contrari alla sua esistenza. Fu così che di fatto, pur di impedire la nascita dello Stato di Israele, gli Stati arabi impedirono la nascita del nuovo «Stato arabo» sancito dall'Onu. 
Dopo la sconfitta degli eserciti arabi, il territorio su cui si sarebbe dovuto costituire il nuovo «Stato arabo» fu spartito tra Israele, che occupò e si annesse il settore occidentale di Gerusalemme e la Galilea; la Giordania che occupò e si annesse la Cisgiordania e il settore orientale di Gerusalemme; l'Egitto che occupò e amministrò la Striscia di Gaza.
Per 19 anni, dal 1948 al 1967, nessuno Stato arabo o islamico, nessuno Stato al Mondo, neppure le Nazioni Unite o qualsiasi organismo internazionale, contestarono o condannarono l'annessione da parte della Giordania della Cisgiordania, il territorio più esteso su cui sarebbe dovuto sorgere il nuovo “Stato arabo” sancito dalla risoluzione 181 dell'Onu. La ragione è semplice: la popolazione residente in Cisgiordania è la stessa popolazione residente in Transgiordania, che si concepiscono e che vengono definiti «arabi». La divisione tra la Transgiordania e la Cisgiordania fu decisa dalla Gran Bretagna con penna e righello, allo stesso modo con cui furono creati i nuovi Stati nazionali dopo la dissoluzione dell'ultimo Califfato islamico turco-ottomano.
Se veramente gli Stati arabi avessero avuto a cuore la “causa palestinese”, se avessero voluto dar vita a uno “Stato palestinese” per soddisfare l'aspirazione nazionale del “popolo palestinese”, nessuno avrebbe potuto vietare loro di farlo sui territori della Cisgiordania, Gaza e il settore orientale di Gerusalemme. Invece dal 1948 al 1967, ovvero per 19 anni, la Giordania e l'Egitto non hanno pensato minimamente a cedere i territori da loro occupati, semplicemente perché li concepivano come “territori arabi” con una “popolazione araba”.
È soltanto dopo la cocente sconfitta degli eserciti arabi nella “Guerra dei sei giorni” del 5 giugno 1967, sempre a seguito di un'aggressione araba con l'obiettivo dichiarato di «annientare l'entità sionista», che si iniziò a parlare di “popolo palestinese” e di “Stato palestinese”, dopo la violenta esplosione, a suon di attentati terroristici dell'Olp, l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, una creatura dell'Unione Sovietica, fatta proprio da un Mondo arabo umiliato e che covava la vendetta, dopo la perdita del Sinai, della Cisgiordania, della Striscia di Gaza, del settore orientale di Gerusalemme, delle Alture del Golan.

Nell'Appello gli accademici scrivono: 
«Da tre settimane, a seguito delle brutali azioni perpetrate da Hamas il 7 ottobre che hanno causato la morte di oltre 1.400 persone (la maggior parte dei quali civili) e portato al rapimento di circa 200 ostaggi, assistiamo a massicci e indiscriminati bombardamenti condotti dall’esercito di Israele contro la popolazione della Striscia di Gaza, che si configura come una punizione collettiva contro la popolazione inerme e imprigionata in un territorio di poco più di 360 km2.»
«Come membri della comunità accademica e di ricerca italiana, da molti anni assistiamo con dolore e denunciamo ciò che accade in Palestina e Israele, dove vige, secondo Amnesty International, un illegale regime di oppressione militare e Apartheid. Ancora una volta, ci sentiamo atterriti e angosciati dal genocidio che sta accadendo a Gaza».
«Il governo israeliano ha intimato ad oltre un milione di abitanti nella striscia di lasciare le loro case in vista di un attacco da terra, sapendo che non vi sono via di fuga e via di uscita dalla Striscia di Gaza. Molti di questi sfollati sono stati poi bombardati nelle “zone sicure” del sud della Striscia di Gaza, rivelando un chiaro intento di pulizia etnica da parte del governo israeliano».

Ebbene, la denuncia da parte degli accademici di «massicci e indiscriminati bombardamenti»; «punizione collettiva contro la popolazione inerme e imprigionata»; «un illegale regime di oppressione militare e Apartheid» (chissà perché con la “A” maiuscola, quasi Israele rappresentasse l'apice dei regimi segregazionisti e razzisti); «un chiaro intento di pulizia etnica da parte del governo israeliano»; rappresentano un cumulo di falsità ispirate da fonti dichiaratamente ostili a Israele, innanzitutto le informazioni date da Hamas che sono totalmente pura propaganda anti-israeliana; poi le informazioni delle istituzioni dell'Onu che, all'interno della Striscia di Gaza sono gestite da esponenti di Hamas, mentre il vertice dell'Onu è tradizionalmente ostile a Israele, a partire dal Segretario generale Antonio Guterres, esponente socialista portoghese, che è arrivato a giustificare l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre sostenendo: «È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione». I «56 anni di soffocante occupazione», andrebbero dal 1967 ad oggi, dimenticando che furono gli arabi a impedire la nascita nel 1948 del nuovo “Stato arabo” che oggi acriticamente definiamo “Stato della Palestina”; che per 19 anni nessuno protestò quando quella popolazione “araba”, solo successivamente denominata “palestinese”, fu semplicemente inglobata nella popolazione del Regno della Giordania e dell'Egitto.

Specificatamente, per quanto concerne le operazioni militari israeliane all'interno della Striscia di Gaza, va tenuto conto che avvengono in questo quadro reale:
La Striscia di Gaza ha una superficie di 365 kmq, è popolata da 2.166.269 abitanti, dei quali 1.240.082 hanno lo status di “rifugiati palestinesi”.
La densità della popolazione è di 5.935 abitanti per kmq.  Quasi l’80% della popolazione ha meno di 30 anni. I bambini sono il 47% della popolazione.
Limitatamente alla Città di Gaza, il capoluogo della Striscia, ha una superficie di 45 kmq, ha una popolazione di 590.481 abitanti, con una densità di 13.121 abitanti per kmq.
In questo contesto territoriale, che registra una densità di popolazione tra le più elevate al Mondo, in cui la popolazione è per oltre i due terzi formata da giovani e per quasi la metà da bambini; in cui i terroristi di Hamas usano i civili come scudi umani, obbligandogli, pena la loro eliminazione fisica, a restare nelle aree dove sono in corso delle operazioni militari, preannunciate da Israele con l'appello ad allontanarsi, soccombono anche i civili palestinesi, pur essendo l'obiettivo dichiarato da Israele la sconfitta dei terroristi di Hamas e non la «cancellazione del popolo palestinese», il «genocidio del popolo palestinese», come recita l'Appello degli accademici italiani.
   
In un'intervista concessa l'8 novembre al New York Times, Khalil al-Hayya, membro del Direttivo politico, e Taher El-Nounou, responsabile per la Comunicazione di Hamas, hanno detto:
«Ciò che avrebbe potuto cambiare l'equazione era un grande atto e, senza dubbio, si sapeva che la reazione a questo grande atto sarebbe stata grande».
«Dovevamo dire alla gente che la causa palestinese non era morta. L'obiettivo di Hamas non è governare Gaza e portarle acqua, elettricità e cose del genere. Questa battaglia non è avvenuta perché volevamo carburante o manodopera, non cercava di migliorare la situazione a Gaza. Questa battaglia mira a ribaltare completamente la situazione. Provocare uno stato di guerra con Israele permanente su tutti i confini affinché il Mondo arabo sia costretto a schierarsi al nostro fianco».
Per Hamas, per ammissione dei suoi stessi dirigenti, le migliaia di palestinesi che muoiono nella prevedibile reazione militare d'Israele, sono un prezzo di sangue voluto e ricercato per aizzare la comunità internazionale contro Israele, per criminalizzare gli israeliani e gli ebrei ovunque nel mondo, con lo scopo dichiarato di provocare uno «stato di guerra permanente», che sfoci nella distruzione dello Stato di Israele, realizzando finalmente, per la prima volta nella Storia, uno “Stato della Palestina” esteso “dal fiume al mare”, ovvero dal Giordano al Mediterraneo, cancellando Israele dalla carta geografica.


All'indomani della guerra terroristica di Hamas che ha provocato un ammontare di vittime civili israeliane pressoché pari a quelle di 75 anni del conflitto arabo-israeliano, circa 1.400 morti il 7 ottobre scorso rispetto a 1.730 dal 1948, chiunque chiede l'immediato cessate il fuoco e l'immediato avvio di negoziati di pace tra Israele e Hamas, fa il gioco di Hamas, sancisce la vittoria militare di Hamas e la sconfitta di Israele. 
Israele è l'unico Stato al Mondo che non può permettersi di perdere una guerra, perché sarebbe la sua ultima guerra. Hamas non perpetra le stragi di israeliani perché vuole ottenere un vantaggio di alcun tipo, militare, economico o politico, ma deliberatamente per distruggere Israele. Se Israele accettasse di sedere al tavolo dei negoziati con Hamas, firmerebbe la propria condanna a morte.
Israele non ha alternativa che sconfiggere ed eliminare Hamas. I primi a rallegrarsene saranno i palestinesi di Gaza, le vere vittime e i gli ostaggi permanenti della feroce tirannia dei terroristi islamici. Così come tireranno un sospiro di sollievo i Paesi arabi circostanti, la Giordania e l'Egitto in primis. Solo l'uscita di scena di Hamas potrà spianare la strada a un accordo di pace tra Israele e un rappresentante dei palestinesi forte e autorevole, che anteponga il bene dei palestinesi all'odio contro gli ebrei.
Non si possono mettere sullo stesso piano chi uccide deliberatamente perché nega il diritto alla vita altrui, e chi è costretto a difendersi per salvaguardare la propria vita. I terroristi islamici di Hamas sostenuti dai terroristi islamici dell'Hezbollah e dell'Isis, finanziati dal Qatar, armati dall'Iran, protetti dalla Turchia di Erdogan che è il capo politico dei Fratelli Musulmani di cui Hamas fa parte, vogliono esclusivamente distruggere Israele e sterminare il popolo ebraico. Il pogrom di israeliani in terra d'Israele, perpetrato lo scorso 7 ottobre, non ha alcuna giustificazione territoriale o politica, ma è motivato dalla negazione preconcetta del diritto alla vita degli ebrei e di Israele. La reazione militare di uno Stato di diritto, facendo ricorso alle Forze armate, è assolutamente legittima ed è legittimo l'obiettivo di sconfiggere Hamas.
Questo è il fulcro della guerra in corso, se non lo si comprende si finisce per aggirare la realtà e raggirare se stessi e l'opinione pubblica.

Infine gli accademici italiani invitano gli studenti a mobilitarsi contro Israele e chiedono il boicottaggio delle università israeliane: 
«Come studiosi, studiose e membri del mondo universitario italiano guardiamo con preoccupazione alla diffusione di misure di limitazione della libertà di dibattito e di delegittimazione delle richieste di cessazione della violenza. Chiediamo quindi di ribadire l’impegno per la libertà di parola, di garantire il diritto degli e delle studenti delle università italiane al dibattito, e di favorire momenti di dibattito e discussione all’interno degli atenei. 
Chiediamo inoltre di pronunciarsi con chiarezza sulla necessità da parte dei singoli atenei italiani di procedere con l'interruzione immediata delle collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario, cessati i crimini contro la popolazione civile palestinese da parte dell’esercito israeliano e quindi fino a quando non saranno attivate azioni volte a porre fine all’occupazione coloniale illegale dei territori palestinesi e all’assedio di Gaza. Crediamo che queste azioni siano irrimandabili sia per contribuire a ripristinare i diritti umani e la giustizia globale sia per non continuare ad essere spettatori conniventi e silenziosi  di una tragedia umanitaria e della cancellazione del popolo palestinese».

Gli accademici italiani, consapevolmente o meno, comunque irresponsabilmente, aizzano l'odio contro Israele e contro gli ebrei, soffiano sul fuoco dell'antisemitismo che è corretto definire anti-ebraismo, che è riesploso in Europa, con l'uccisione di ebrei, la segnalazione delle abitazioni degli ebrei disegnando sulle porte la Stella di Davide, dando vita a imponenti manifestazioni in cui si scandiscono le stesse parole d'ordine presenti nello Statuto di Hamas “Palestina libera dal fiume al mare”, che implica la distruzione dello Stato di Israele e lo sterminio del popolo ebraico. 
Quanto al boicottaggio delle università israeliane, sarebbe un provvedimento auto-lesionista, considerando che le università e la ricerca scientifica in Israele sono tra le migliori al Mondo, sarebbe solo un danno per le università italiane che, purtroppo, sono sempre più screditate e sfornano sempre più giovani ignoranti e faziosi, come lo sono i docenti che hanno concepito e sottoscritto l'Appello.

Potete leggere il testo integrale dell'Appello e l'elenco dei 3.862 accademici che l'hanno sottoscritto cliccando
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSft18atRcR4SkUW-7m-afrlizNim7y9YdWPC02cJg5-DJHOaA/viewform

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Mercoledì 15 novembre 2023

Postato il 20/11/2023 03:00:02 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

L'antisemitismo è da condannare. La “islamofobia” è legittima  

Cari amici buongiorno e buona Domenica del Signore. Mi auguro di cuore che stiate bene in salute fisica, mentale e spirituale.

Nel lessico politico ufficiale si sta accreditando l'equiparazione di “antisemitismo” e “islamofobia”. Entrambi i concetti vengono concepiti e condannati come una forma di discriminazione e di criminalizzazione del prossimo sulla base della sua appartenenza ad una specifica etnia o popolo, fede o ideologia. 

Anche recentemente, a seguito dell'attacco terroristico di Hamas dello scorso 7 ottobre, culminato nella strage di circa 1400 israeliani ebrei e il sequestro di altri 240, a cui ha fatto seguito la legittima risposta militare d'Israele con lo scopo dichiarato di sconfiggere Hamas, gli organi d'informazione del pensiero unico egemone si sono cautelati nell'affiancare la denuncia dell'antisemitismo, concretizzatosi con violente manifestazioni sia contro gli israeliani accusati di perpetrare il “genocidio dei palestinesi” sia contro gli ebrei in varie parti del Mondo; e la denuncia della “islamofobia”, correlato a manifestazioni fortemente critiche nei confronti sia dei terroristi islamici sia dell'islam in quanto è la fede e l'ideologia che ispira il terrorismo islamico.

Ebbene, chiariamo che mentre la discriminazione e la criminalizzazione delle persone sulla base della loro appartenenza etnica, religiosa o anche sessuale è assolutamente condannata dalla nostra Costituzione e dal diritto internazionale, viceversa la critica di una religione o di un'ideologia, anche radicale purché fondata e documentata, rientra nella libertà d'espressione sancita dall'articolo 21 della nostra Costituzione.

Qualora i musulmani come persone dovessero essere discriminati, criminalizzati o essere oggetto di violenze in quanto musulmani, sarebbe un reato. Ma la critica o anche la condanna dell'islam come religione, adducendo una motivazione oggettiva e plausibile, è assolutamente legittima.

Noi riscontriamo che, in linea di massima, la condanna degli israeliani e degli ebrei avviene su un piano personale, per il fatto stesso di essere israeliani o ebrei, anche a prescindere da ciò che fanno nel contesto specifico del conflitto in atto. 
Viceversa, la condanna dei terroristi o dei manifestanti islamici, parte dalla denuncia dei crimini e dei reati perpetrati, ma perviene e si concentra sull'islam come fede e ideologia, fino a estendere l'allarme e l'appello a liberarci dall'islamizzazione in atto all'interno di casa nostra, in Italia e in Europa.

È assolutamente legittimo, è un nostro diritto costituzionale ed è un nostro dovere civile condannare l'islam, perché è la fonte che forgia i terroristi islamici che sono i musulmani che ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto; perché è un'ideologia guerrafondaia e intrinsecamente violenta che da 1400 anni persegue l'obiettivo di sottomettere l'Europa all'islam concepito come l'unica vera religione, che condanna l'ebraismo e il cristianesimo come miscredenze, legittimando la discriminazione, l'odio e l'uccisione degli ebrei e dei cristiani.

In conclusione, mentre la condanna dell'antisemitismo, ma sarebbe più corretto definirlo “anti-ebraismo”, è inequivocabilmente da condannare perché concerne gli ebrei in quanto ebrei; viceversa la cosiddetta “islamofobia”, termine comunque sbagliato perché letteralmente significa “paura dell'islam”, un sentimento comprensibile e umano, se viene concepita come il divieto di criticare o di condannare l'islam come religione, sarebbe del tutto inaccettabile e estremamente pericolosa per la salvaguardia della nostra civiltà laica e liberale. 
Nel contesto del nostro Stato di Diritto ci ritroveremmo a poter criticare tutte le idee, ideologie e religioni, ad eccezione dell'islam. Ecco perché qualora la cosiddetta “islamofobia”, intesa come il divieto assoluto di criticare e di condannare l'islam, si traducesse in un reato codificato dal nostro ordinamento giuridico, si trasformerebbe nel suicidio del nostro Stato di Diritto, il colpo di grazia alla nostra civiltà comunque decaduta, la nostra morte interiore che ci impedisce di essere pienamente noi stessi dentro casa nostra.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Domenica 19 novembre 2023

Postato il 19/11/2023 12:04:42 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Il diritto internazionale legittima il bombardamento degli ospedali se usati per fini militari

Cari amici buongiorno e Shabbat Shalom. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Il Generale di Brigata dell'Esercito italiano Paolo Capitini, docente di Storia militare alla Scuola Sottufficiali dell'Esercito di Viterbo e presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi della Tuscia, intervenendo a Tagadà su La7 lunedì 6 novembre, ha sostenuto la legittimità sul piano del diritto internazionale del bombardamento di un ospedale: «Se viene utilizzato un luogo protetto – come può essere appunto un ospedale di Gaza – per fini bellici, anche secondo il diritto internazionale perde la sua protezione a patto che si avvisi chi sta dentro che il luogo ha perso la sua protezione e che lo sto per bombardare». 
Secondo Capitini la possibilità di bombardare un ospedale di Gaza è riconosciuta dagli articoli 18 e 19 della IV Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra (1949), che così recita: «La protezione dovuta agli ospedali civili potrà cessare soltanto qualora ne fosse fatto uso per commettere, all’infuori dei doveri umanitari, atti dannosi al nemico. Tuttavia, la protezione cesserà soltanto dopo che un’intimazione con la quale è fissato, in tutti i casi opportuni, un termine ragionevole, sia rimasta senza effetto». 

Secondo il generale Capitini l’ultima decisione sul bombardamento « viene presa certamente dal governo di Israele». L’ufficiale che comanda le operazioni militari nella Striscia di Gaza all’autorità politica «offre sempre due possibilità. Avrà proposto di andare con le truppe vicino all’ospedale, entrarvi dentro un soldatino alla volta e smantellare l’installazione militare immaginata lì. Spiegando che l’operazione sarebbe durata tre mesi e che le perdite militari israeliane sarebbero state ingenti, ad esempio 500 unità». Oppure, continua Capitini, «avrà proposto di dare gli avvisi di evacuazione dell’ospedale oggi per poi bombardarlo entro la mattina successiva, perché così l’operazione sarebbe stata coperta anche dal diritto internazionale».

Ebbene, prendiamo atto che, per quanto più lunga e rischiosa in termini di perdite dei propri soldati, Israele ha scelto di non bombardare l'ospedale, ma di entrarvi con i propri soldati per ricercare le armi, che sono state trovate, e scovare i terroristi di Hamas.
In un'intervista alla CBS il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto: «Avevamo prove concrete che c'erano capi terroristi e terroristi nell'ospedale. E sono scappati mentre le nostre forze si avvicinavano. Hamas ha usato i pazienti di quell'ospedale come scudi umani e al Livello -2 abbiamo trovato un centro di comando e controllo e equipaggiamenti per la codifica militare. Abbiamo trovato bombe, abbiamo trovato armi, abbiamo trovato anche tunnel nel compound dell'ospedale. Noi abbiamo fatto la cosa giusta: privare Hamas di questa zona sicura nell'ospedale e nello stesso tempo neutralizzare questo centro di comando terrorista».
Netanyahu ha anche detto che una delle motivazioni che hanno portato all'azione era il fatto che avevano indizi concreti che lì fossero detenuti gli ostaggi israeliani catturati da Hamas: «Avevamo forti indicazioni che erano detenuti all'ospedale Al-Shifa, questo è uno dei motivi per cui sono entrati in ospedale».
Il portavoce dell'Esercito Daniel Hagari ha definito l'insieme delle attrezzature e delle armi rinvenute nell'ospedale di Al-Shifa come «un quartier generale operativo con apparecchiature di comunicazione»: «Finora sono state trovate armi e materiale di intelligence, comprese informazioni relative agli attacchi di Hamas del 7 ottobre. E computer con immagini e video degli ostaggi».

Hamas ha diffuso menzogne sul bombardamento degli ospedali da parte di Israele. Lo scorso 16 ottobre ha sostenuto che l'aviazione israeliana aveva bombardato l'Ospedale Battista di Al-Ahli, fondato nel 1882 dalla diocesi episcopale di Gerusalemme, denunciando oltre 500 morti. La verità è che l'Ospedale di Al-Ahli non è mai stato bombardato. Ma è stato un razzo palestinese difettoso, lanciato dalla Jihad Islamica e che avrebbe dovuto raggiungere il territorio israeliano, a colpire il parcheggio dell'ospedale provocando un grande incendio. Il numero dei morti sarebbe «tra i 10 e i 50», secondo una fonte dei servizi segreti di un Paese europeo citata dall’agenzia France Presse. Anche il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo alla trasmissione “Dritto e Rovescio” su Rete4, condotta da Paolo Del Debbio, dopo aver denunciato il pregiudizio anti-ebraico e anti-israeliano persistente nella sinistra in Europa, ha detto che le vittime all'ospedale Al-Ahli di Gaza sarebbero forse una cinquantina.
C'è un terribile video e foto relative che attestano la connivenza dei medici con i terroristi di Hamas. Mostrano una conferenza stampa tenuta dai medici palestinesi dell'ospedale Al-Ahli, in un'area esterna all'ospedale, con un leggìo e il microfono eretti in mezzo a dei cadaveri. Sotto la postazione dei medici, erano stati fatti sedere due ragazzini che tengono in mano il cadavere di un neonato e di un bambino. Questa ostentazione dell'orrore ci fa toccare con mano il livello di disumana spregiudicatezza dei medici collusi con i terroristi islamici, mentre la deontologia professionale e la morale naturale avrebbero dovuto vietare loro di sfruttare dei cadaveri per aizzare ulteriormente l'odio nei confronti di Israele.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Venerdì 17 novembre 2023

Postato il 17/11/2023 08:27:33 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

La nostra casa brucia ma ci dividiamo sulle colpe

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Ho sognato un fuoco che divampa, un incendio che si estende tutt'attorno a noi, le fiamme che accerchiano e delimitano i confini di casa nostra, la morte rovente che è prossima a bruciare le nostre vite trasformandoci in una reliquia destinata, non ad essere venerata, bensì profanata per “alto tradimento” della sacralità della vita nostra e dei propri figli. 

Siamo un popolo che si è auto-condannato all'estinzione demografica, dalla civiltà decaduta all'interno di uno Stato collassato, che anziché occuparci di salvare la nostra casa che brucia, ci preoccupiamo delle colpe altrui, disquisendo sulla causa primaria del “Male” che affonda le sue radici nella notte dei tempi, dove la realtà s'interseca con la leggenda, creando i miti che si adorano fino al giorno in cui non vengono abbattuti e sepolti nel cimitero delle eresie.

Siamo di fronte a un'Europa anziana e senz'anima, succube dello strapotere della grande finanza virtuale speculativa globalizzata, che nutre il coccodrillo dell'islam con la speranza di essere mangiata per ultima (evocando l'aforisma di Winston Churchill), ed è prossima a essere sottomessa e a finire nel dimenticatoio della Storia.
Siamo di fronte a un Israele fragile sul piano spirituale, identitario e statuale per essersi allontanato dai comandamenti della Torah; aver trasformato la Terra del popolo ebraico in una entità multiculturalista; fatto esplodere una guerra civile tra i poteri istituzionali e tra i partiti affamati di rappresentatività ma incapaci di garantire la governabilità.

Ebbene, in questo contesto estremamente critico, gli europei si dividono e si scontrano disquisendo sulla presenza o meno di un unico “Grande complotto” che, dopo aver scatenato la prima guerra biologica mondiale con dei virus artificiali e dei farmaci sperimentali procurando la pandemia di Covid-19; dopo aver fatto esplodere la guerra della Nato contro la Russia in Ucraina; dopo aver raggirato l'umanità con la tesi ideologica del cambiamento climatico causato dall'inquinamento; ora avrebbe manipolato il movimento terroristico islamico Hamas o, forse, avrebbe manipolato l'attuale Primo ministro israeliano, per consentire che si perpetrasse una strage immane di civili israeliani ebrei per obbligare Israele a scatenare una guerra devastante contro le basi militari di Hamas a Gaza, provocando inevitabilmente delle vittime civili che, a loro volta, portano alla criminalizzazione di Israele, aizzano gli attentati terroristici islamici e alimentano il mai sopito anti-ebraismo ovunque nel Mondo.

In parallelo riaffiora l'ideologia dei pacifisti o dei pacifinti che condannano pregiudizialmente l'uso della forza, anche se stiamo subendo una guerra scatenata da chi nega il nostro diritto ad esistere. Il che si traduce nella rassegnazione a farci uccidere e a far sottomettere i nostri figli alla tirannia dei più violenti. 
Il livello di questa insana disquisizione degenera al punto di ipotizzare che la maggioranza della popolazione d'Israele, che sono aschenaziti, non sarebbero “veri ebrei” ma all'opposto i nemici del popolo ebraico; sarebbero degli adoratori di Satana che avrebbero creato il sionismo, la Chiesa cattolica ma anche le altre Chiese cristiane evangeliche, le sette dei Testimoni di Geova, i Mormoni e Scientology; sarebbero sempre loro ad aver consentito la Shoah, l'Olocausto di sei milioni di ebrei e, infine, ad aver creato la Massoneria che costituisce la Cupola malefica che comanda il Mondo. Questa folle tesi viene fatta circolare in Rete da menti vuote e malate, ma viene accredita anche da “intellettuali” dotati di intelligenza e di cultura, ma che difettano di buon senso e del sano amor proprio.

La nostra casa comune brucia. Siamo tutti sulla stessa barca: o ci salviamo tutti o moriremo tutti. Lancio un appello a tutte le persone moralmente rette, intellettualmente oneste, umanamente dedite a costruire un futuro qualitativamente migliore per i nostri figli, per convergere sui valori che sostanziano la spiritualità ebraico-cristiana, condividere gli ideali della civiltà laica e liberale, costruire una Comunità a dimensione d'uomo che salvaguardi la vita, la dignità e la libertà.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Giovedì 16 novembre 2023

Postato il 16/11/2023 10:33:24 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

La vita va difesa con la forza contro chi ci uccide pregiudizialmente

Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Si può e si deve uccidere chi pregiudizialmente vuole ucciderci e ha ucciso i nostri familiari e concittadini? È lecito moralmente ed è legittimo giuridicamente combattere un esercito nemico o condannare a morte un criminale omicida? La fede nella sacralità della vita significa non combattere e non uccidere in assoluto, anche a costo di farci uccidere e far sottomettere i nostri figli alla tirannia di chi disconosce il valore della sacralità della vita? 

Al riguardo vorrei ricordare quanto ho scritto ed insegnato nella prima delle sei lezioni del Corso di Formazione culturale in seno alla Casa della Civiltà, dal titolo “Una nuova etica personale”.

«Il rifiuto categorico della violenza nel perseguimento dell’alternativa per l’Italia e gli italiani si fonda sulla consapevolezza che l’alternativa deve corrispondere alla cultura del rispetto e della tutela della vita. 
Ma proprio perché deve prevalere la cultura della vita, proprio perché abbiamo il diritto e il dovere di difendere la nostra vita da chi ci minaccia, la cultura della vita non può tradursi nella sottomissione a chi usa deliberatamente la violenza per attentare e negarci la vita. Chi ha a cuore la salvaguardia della vita propria, dei propri figli, familiari, concittadini e connazionali che si conoscono e con cui si condivide una missione di vita, non può aderire all'ideologia del pacifismo che è pregiudizialmente contrario all’uso legittimo della forza da parte delle istituzioni dello Stato, le Forze Armate che salvaguardano la Nazione dalla violenza di nemici esterni e le Forze dell’Ordine che tutelano la vita e i beni dei cittadini dalla violenza di nemici interni. Questi pacifisti ideologizzati si sono dimostrati dei “pacifinti”, perché sono contrari alle guerre se a scatenarle sono gli Stati Uniti e Israele, ma giustificano e approvano la violenza arbitraria e brutale dei terroristi islamici se colpiscono gli Stati Uniti e Israele, così come sono silenti nei confronti del massacro dei cristiani e degli attentati perpetrati dai terroristi islamici in Europa e altrove nel mondo.
Ugualmente la cultura della vita comporta che abbiamo il diritto e il dovere di sanzionare adeguatamente chi attenta e ci priva della vita. Significa che non possiamo essere pregiudizialmente contrari alla pena di morte per chi deliberatamente uccide e distrugge la vita di persone innocenti, se la pena di morte dovesse essere approvata democraticamente e codificata dalle leggi dello Stato. 
Se consideriamo legittima e indispensabile l'azione delle Forze Armate e delle Forze dell'ordine che necessariamente possono uccidere i nemici esterni ed interni che attentano e ci negano la vita, appare incongruente ritenere che si debba salvaguardare costi quel che costi la vita di singoli efferati criminali che hanno deliberatamente e reiteratamente ucciso delle persone innocenti. 
E qualora per coerenza concettuale si adottasse l'ideologia del pacifismo assoluto, condannando la pena di morte nei confronti di singoli efferati criminali, le morti di nemici esterni e interni da parte delle Forze Armate e delle Forze dell'ordine, il risultato sarebbe la fine dello stato di diritto, la fine della democrazia, la fine della civiltà fondata su valori e regole, con l'affermazione dell'arbitrio assoluto della legge della giungla dove prevarrebbe il più forte in termini di violenza e di potere dispotico.»

Sul piano concettuale la valutazione della liceità morale e della legittimità giuridica dell'uso della forza per difendere il proprio diritto alla vita e, sul piano del principio, salvaguardare il valore della sacralità della vita, va necessariamente contestualizzata considerando la distinzione sostanziale tra la morale, che si ispira a principi trascendenti di natura religiosa o spirituale, e il diritto, che si fonda sull'esperienza e si radica nella contingenza spazio-temporale. Al riguardo, per quanto concerne il cristianesimo, mi limito a osservare che Gesù sostenendo «Date a Cesare quel che è di Cesare, e date a Dio quel che è di Dio», ha non solo distinto la sfera secolare da quella spirituale, ma ha legittimato l'autonomia della sfera secolare e, con essa, il diritto su cui si fonda una Comunità civile.
Ugualmente prendiamo atto che la valutazione cambia a secondo se siamo noi direttamente vittime di chi disconosce il nostro diritto alla vita e ci uccide pregiudizialmente e deliberatamente, oppure se le vittime sono altri. Nessuno di noi avrebbe il minimo dubbio sul fatto che, se venissimo aggrediti dentro casa propria da parte di chi è intenzionato a uccidere la nostra famiglia, ebbene in questo caso noi abbiamo il diritto e il dovere di ucciderlo prima che sia lui a uccidere noi e i nostri figli. Tuttavia, con un processo mentale deviato, egoista e ipocrita, questo stesso diritto non viene riconosciuto se le vittime sono altri.  
  
Ecco perché, in definitiva, la Casa della Civiltà sostiene la guerra a cui è stata costretta Israele, per difendere il proprio diritto alla vita e, su un piano generale, per salvaguardare il valore della sacralità della vita. Noi condividiamo la guerra contro il terrorismo scatenato nel nome dell'islam che pubblicamente mira alla distruzione di Israele e allo sterminio del popolo ebraico. Noi siamo al fianco di Israele nella consapevolezza che l'Europa è da 1400 anni il bersaglio di una guerra sferrata dagli islamici per sottometterci alla tirannia di Allah e di Maometto; e pertanto, qualora Israele dovesse essere sopraffatto, subito dopo l'Europa verrebbe sottomessa all'islam. Israele e l'Europa combattono sullo stesso fronte e condividono la stessa missione, per far trionfare la civiltà della vita incentrata sui valori della spiritualità ebraico-cristiana. 

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Lunedì 13 novembre 2023

Postato il 13/11/2023 10:03:48 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Hamas: «Abbiamo voluto migliaia di morti. Non vogliamo il bene dei palestinesi ma solo distruggere Israele»

Cari amici buongiorno e Shabbat Shalom. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Invito tutte le anime immacolate che aborriscono di per sé la guerra e, di conseguenza, condannano Israele perché fa la guerra per sconfiggere il terrorismo islamico che nega pregiudizialmente il suo diritto a esistere come Stato del popolo ebraico; le Nazioni Unite e le istituzioni internazionali che denunciano il “genocidio del popolo palestinese” e i “crimini di guerra” che sarebbero stati perpetrati da Israele; tutti i giovani e i meno giovani, soprattutto i loro “cattivi maestri”, figli e nipoti della catastrofe culturale relativista del Sessantotto, che affollano le manifestazioni di piazza e occupano le università a difesa della “Palestina libera”, consapevoli o meno che sottintende la distruzione di Israele; tutti i governi che ripetono come un mantra la formula salvifica dei «due Stati per due popoli», mettendo sul banco degli imputati Israele immaginando che sia Israele a impedirne l'attuazione;
invito tutti loro a leggere le dichiarazioni di due alti dirigenti di Hamas al New York Times l'8 novembre, in cui dicono esplicitamente che Hamas ha scatenato la guerra del terrore lo scorso 7 ottobre, culminata nel brutale eccidio di circa 1400 israeliani all'interno di Israele, perché intenzionalmente voleva provocare la violenta reazione di Israele, perché concepiscono che le migliaia di morti palestinesi sia un tributo da pagare per conseguire il loro vero obiettivo, che non è il bene dei palestinesi, ma «uno stato di guerra permanente» fino alla distruzione di Israele.

Nell'intervista al New York Times concessa a Doha, la capitale del ricco Stato del Qatar dove risiedono i capi di Hamas, Khalil al-Hayya, membro del Direttivo politico, e Taher El-Nounou, responsabile per la Comunicazione, hanno detto:
«Ciò che avrebbe potuto cambiare l'equazione era un grande atto e, senza dubbio, si sapeva che la reazione a questo grande atto sarebbe stata grande».
«Dovevamo dire alla gente che la causa palestinese non era morta. L'obiettivo di Hamas non è governare Gaza e portarle acqua, elettricità e cose del genere. Questa battaglia non è avvenuta perché volevamo carburante o manodopera, non cercava di migliorare la situazione a Gaza. Questa battaglia mira a ribaltare completamente la situazione. Provocare uno stato di guerra con Israele permanente su tutti i confini affinché il Mondo arabo sia costretto a schierarsi al nostro fianco».

Il testo della lunga intervista al New York Times è disponibile in rete e, grazie al traduttore automatico, la si può leggere anche in italiano.
https://www.nytimes.com/2023/11/08/world/middleeast/hamas-israel-gaza-war.html

Per Hamas le migliaia di palestinesi che muoiono nella prevedibile reazione militare d'Israele, sono un prezzo di sangue voluto e ricercato per aizzare la comunità internazionale contro Israele, per criminalizzare gli israeliani e gli ebrei ovunque nel mondo, con lo scopo dichiarato di provocare uno «stato di guerra permanente» che sfoci nella distruzione dello Stato di Israele, realizzando finalmente, per la prima volta nella Storia, uno “Stato della Palestina” esteso “dal fiume al mare”, ovvero dal Giordano al Mediterraneo, cancellando Israele dalla carta geografica.

Questo lo dice chiaramente Hamas. Ed è bene che tutti coloro che, per una qualsiasi ragione, condannano Israele o predicano l'immediato ritorno al tavolo dei negoziati, siano consapevoli che di fatto stanno sostenendo l'obiettivo dichiarato di distruggere Israele. Hamas non vuole né il bene dei palestinesi né uno Stato palestinese che coesista in pace con Israele. Vuole esclusivamente l'annientamento di Israele e lo sterminio degli ebrei, conformemente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Venerdì 10 novembre 2023

Postato il 10/11/2023 10:09:33 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Predicare la morale. Scontrarsi con il carnefice 

Buongiorno cari amici. Mi auguro che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita. 
L’idea di un Mondo in cui le persone siano tutte amorevoli e pacifiche e in cui non ci siano conflitti e guerre, non è mai esistito nella Storia. La natura umana è intrinsecamente violenta e aggressiva. Dio ci ha dato il libero arbitrio per scegliere tra il bene e il male. 
Contro chi volesse uccidere voi e i vostri figli, se non combatteste anche con le armi, vi auto-condannereste alla morte, alla sconfitta e alla sottomissione. 
Quel momento è vicino. Predicare la morale è un conto. Confrontarsi con la realtà di una guerra che ci è stata imposta è un altro conto. Anche i cosiddetti pacifisti, o meglio pacifinti, manifestano contro Israele e irresponsabilmente per i loro carnefici islamici. 
In uno stato di diritto ciascuno è libero di scegliere il proprio destino. Ma questo è il tempo in cui dobbiamo schierarci: o dalla parte di chi difende la vita propria e dei propri figli o dalla parte di chi pregiudizialmente nega la vita altrui. A prescindere dalle proprie legittime idee, oggi siamo tutti sulla stessa barca: o ci salviamo tutti o soccomberemo tutti alla tirannia di Allah e di Maometto.

Postato il 09/11/2023 09:45:11 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Lettera ai pacifisti sinceri e ai pacifinti ipocriti

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Assistiamo e subiamo le conseguenze della sconcertante convergenza di un ampio fronte di pacifisti sinceri e di pacifinti ipocriti, che sostengono incondizionatamente la “pace” e condannano assolutamente la “guerra”.

Sul piano morale il pacifismo si fonda sul mito del “buon selvaggio”, dell’uomo che per sua natura è buono e che sarebbe diventato malvagio a causa della civiltà e del progresso. Si tratta di una flagrante mistificazione della scienza antropologica che attesta che la violenza è parte integrante della nostra umanità; persino la teologia cristiana connota il bene e il male come intrinseci alla creazione divina, riconoscendo la facoltà di scelta personale tramite l'esercizio del libero arbitrio.

Ma, soprattutto, il mito del “buon selvaggio” è smentito dalla Storia. Nella Storia la guerra è una costante, non un'eccezione. La Storia dell'umanità è connotata e cadenzata dalle guerre, non dalla pace. Piaccia o meno l’uomo ha sempre fatto la guerra per conquistare, imporsi, sfruttare e sottomettere. 

Il pacifismo è un'ideologia basata su una valutazione preconcetta e una scelta pregiudiziale che, sul piano della contingenza politica, esclude la distinzione e mette sullo stesso piano l'aggredito e l'aggressore, la causa e l'effetto, l'azione e la reazione.

Calandoci nella specificità della guerra esplosa lo scorso 7 ottobre con il massacro di circa 1400 ebrei israeliani all'interno del territorio d'Israele da parte dei terroristi islamici di Hamas, si tratta dell'ennesima attestazione di una guerra tra chi uccide deliberatamente perché nega il diritto alla vita altrui, e chi è costretto a difendersi per salvaguardare la propria vita. I terroristi islamici di Hamas sostenuti dai terroristi islamici dell'Hezbollah e dell'Isis, finanziati dal Qatar, armati dall'Iran, protetti dalla Turchia di Erdogan che è il capo politico dei Fratelli Musulmani di cui Hamas fa parte, vogliono esclusivamente distruggere Israele e sterminare il popolo ebraico. Il pogrom di israeliani in terra d'Israele, perpetrato lo scorso 7 ottobre, non ha alcuna giustificazione territoriale o politica, ma è motivato dalla negazione preconcetta del diritto alla vita degli ebrei e di Israele.

La reazione militare di uno Stato di diritto, facendo ricorso alle Forze armate, è assolutamente legittima. Israele è l'unico Stato al Mondo che non può permettersi di perdere nessuna guerra, perché sarebbe l'ultima guerra. I suoi nemici non lo combattono per ottenere delle concessioni territoriali, economiche o politiche, ma esclusivamente per cancellarlo dalla carta geografica. Questo è il fulcro della guerra in corso, se non lo si comprende si finisce per aggirare la realtà e raggirare se stessi e l'opinione pubblica.

Quanto alla condanna di Israele di “genocidio del popolo palestinese”, di “crimini di guerra”, di “pulizia etnica”, di “segregazione razziale”, espresse da parte dal Segretario generale e da rappresentanti delle Nazioni Unite, vanno ricondotte all'annoso pregiudizio contro Israele radicato in seno alle Nazioni Unite. 
Questo pregiudizio oggi è alimentato dai dati sulle vittime, assolutamente falsi, comunicati da Hamas che usa spregiudicatamente i civili come scudi umani pur di criminalizzare Israele.
La “Lobby ebraica” che  “controlla il Mondo” è talmente potente che l'organizzazione che veramente controlla il Mondo, le Nazioni Unite, è ferocemente anti-israeliana e anti-ebraica, totalmente allineata alle tesi degli Stati islamici e arabi, è il megafono del “popolo palestinese” rappresentato dai terroristi islamici di Hamas.

La Storia non insegna nulla. Sembra sia stata insignificante la Shoah, l'Olocausto di sei milioni di ebrei sterminati in Europa. Sembra che non si conosca la guerra ininterrotta da 1400 anni dell'islam per sottomettere l'Europa, finora respinto grazie alle vittorie militari degli eserciti cristiani a Poitiers nel 732, con la Reconquista in Spagna nel 1492, a Lepanto nel 1571 e a Vienna nel 1683, guerre promosse dalla Chiesa e benedette dai Papi. 
Anche negli anni Novanta Santo Giovanni Paolo II ha legittimato la «guerra giusta» e la «guerra umanitaria» nei Balcani a difesa delle popolazioni civili. Prima di lui Benedetto XV aveva legittimato un intervento armato a difesa dei cristiani armeni che hanno subito il primo genocidio della Storia contemporanea, con un milione e mezzo di martiri per mano dei musulmani turco-ottomani tra il 1915 e il 1919. 

Gli ingenui pacifisti e gli ipocriti pacifinti sono obnubilati da un'ideologia che li rende ciechi di fronte alla ricaduta della guerra contro Israele dentro casa nostra, dal riemergere del terrorismo islamico al consolidamento dell'islamizzazione dell'Europa, 
dal risveglio dell'anti-ebraismo agli attentati contro i nostri connazionali ebrei. 
Non siamo, piaccia o meno, esseri immuni dalla violenza. Non viviamo, che ne si sia consapevoli o meno, in un mondo dove trionfano l'amore e la pace. 
Siamo, all'opposto, in Israele e in Occidente, vittime di una guerra scatenata dal terrorismo e dall'integralismo islamico per sottometterci all'islam. O combattiamo uniti e determinati alla vittoria, o la guerra la subiremo comunque e finiremo per essere sconfitti e sottomessi alla tirannia di Allah e di Maometto.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Mercoledì 8 novembre 2023

Postato il 08/11/2023 11:00:44 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

L'Italia che “ripudia” la guerra si auto-condanna a essere sottomessa

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

L'articolo 11 della Costituzione recita: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». 

Il verbo “ripudiare”, secondo l'Enciclopedia Treccani, significa «rifiutare, respingere decisamente, non riconoscere più come proprio qualcosa che pur è nostro (o lo era fino a quel momento)», ad esempio «ripudiare la propria paternità, la propria nazionalità, le proprie opinioni, i propri principi, la propria fede». Concretamente significa che l'Italia concepisce la guerra come un “male assoluto”, esclude categoricamente qualsiasi ricorso alla guerra, quindi non farà mai la guerra in qualsiasi circostanza, a prescindere dal comportamento dei nostri nemici. 

Nell’Italia che usciva sconfitta, distrutta e ridotta alla fame nella Seconda Guerra mondiale, i cosiddetti “padri costituenti” usarono il verbo «ripudiare» per condannare non solo politicamente ma anche moralmente il ricorso alla guerra; prefigurarono limitazioni di sovranità che erano già vigenti avendo sin da allora l’Italia affidato la propria difesa principalmente agli Stati Uniti concedendole basi militari sul nostro territorio nazionale; accreditarono le Nazioni Unite come l’organizzazione internazionale garante della pace nel Mondo. 
Ebbene tutte queste scelte sono infondate sul piano antropologico, sono contraddette dalla Storia, sono politicamente lesive dell’indipendenza e della sovranità dello Stato, ritorcendosi negativamente sulla salvaguardia della sicurezza, della dignità e della libertà degli italiani.

Nella Storia la guerra è una costante, non un'eccezione. La Storia dell'umanità è connotata e cadenzata dalle guerre, non dalla pace. Piaccia o meno l’uomo ha sempre fatto la guerra per conquistare, imporsi, sfruttare e sottomettere. L’idea del “buon selvaggio”, dell’uomo che per sua natura è buono e che sarebbe diventato malvagio a causa della civiltà e del progresso, è contraria alle scienze umane, alla realtà storica e persino della teologia che connota il bene e il male come intrinseci alla creazione divina. 

Le Forze anglo-americane, bombardando a tappeto il nostro territorio e provocando circa 65.000 morti tra i civili italiani, determinarono la caduta del regime fascista alleato con la Germania nazista. Ma questo “debito di gratitudine” non avrebbe mai dovuto tradursi nell’accettazione della sostanziale occupazione militare dell’Italia da parte di basi americane e della Nato. A quasi 80 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale è ora che l’Italia si doti di proprie Forze armate e di Sicurezza adeguate a fronteggiare le minacce reali e virtuali, affrancandoci dalle strategie degli Stati Uniti che spesso si scontrano con il nostro autentico interesse nazionale, così come emerge anche con la guerra in corso della Nato contro la Russia in Ucraina.

Abbiamo un esercito che non arriva neanche alle 100.000 unità e che tradotto in termini tattici non riuscirebbe a far fronte ad un'ipotetica invasione. Francesco Verderami, in un articolo sul Corriere della Sera del 5 maggio 2023, dal titolo “In Italia scorte di armi esaurite (complice il supporto all’Ucraina): il livello di sicurezza è inadeguato”, scrive: «Alti ufficiali dello Stato Maggiore», hanno informato il Governo che, nelle attuali condizioni, se in teoria l'Italia venisse attaccata, «la capacità di resistenza sarebbe valutata tra le 48 e le 72 ore». 
Le condizioni, a cui si fa riferimento, è che le Forze Armate, soffrono di uno «scarso livello di munizionamento» che le mette in «seria difficoltà». «Questa è una storia che parte da lontano. Nell’ultimo decennio in Italia, a fronte di un drastico calo della domanda, sono scomparsi i due terzi delle aziende produttrici. Le moderne tattiche di guerra avevano modificato le esigenze militari e per ragioni di costi si preferiva acquistare all’estero quanto serviva. Ma con l’invasione dell’Ucraina si è tornati ai conflitti novecenteschi, costringendo tutti i Paesi a una corsa affannosa per aumentare le riserve». «Sugli scaffali — confermano dal Copasir — dopo sei decreti di aiuti all’Ucraina non è rimasto molto». Roma ha provato a contattare Washington per garantirsi il ripristino delle riserve, ma dagli Stati Uniti è stato risposto che «bisogna mettersi in fila. E la fila è lunga.»

Se realisticamente vogliamo salvaguardare la pace, dobbiamo disporre di Forze armate nazionali adeguate a difendere lo spazio vitale dello Stato, ottemperando all’antica massima romana «Si vis pacem, para bellum», che riprende Platone, 400 anni a.C., che nella sua ultima opera “Leggi” scrisse: «Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum», letteralmente «Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra».
Il primo passo verso la ricostituzione delle nostre Forze armate è il ripristino della leva militare obbligatoria per tutti i cittadini abili. 

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Martedì 7 novembre 2023

Postato il 07/11/2023 10:18:59 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

La guerra è necessaria per difendere la nostra vita

Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Mi auguro di cuore che stiate bene in salute fisica, mentale e spirituale.

Il primo novembre, Papa Francesco in un'intervista al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci, ha detto: «Ogni guerra è una sconfitta. Non si risolve nulla con la guerra. Niente. Tutto si guadagna con la pace, con il dialogo».

In parallelo in Italia e in Occidente si moltiplicano le “manifestazioni per la pace”, esibendo e sventolando la bandiera arcobaleno che è tutt'altro che neutrale, corrispondendo sia all'adesione all'ideologia globalista e relativista che promuove il “Nuovo Ordine Mondiale” abbattendo gli Stati nazionali e scardinando la nostra civiltà dalle radici ebraico-cristiana, promuovendo l'immigrazionismo, l'islamofilia e l'omotransbisessualismo, sia il sostegno ai terroristi islamici di Hamas e alla causa della “Palestina libera”, ovvero alla distruzione dello Stato di Israele e allo sterminio del popolo ebraico. 

Questi “pacifinti” non hanno protestato lo scorso 19 settembre quando in 24 ore 120 mila cristiani armeni sono stati cacciati dall'esercito islamico dell'Azerbaigian dalla loro patria, l'Artsakh, ufficialmente conosciuto come Nagorno-Karabakh, dove hanno risieduto per 3 mila anni, replicando il silenzio dell'Occidente al primo genocidio della Storia contemporanea, quando 1,5 milioni di cristiani armeni sono stati sterminati in seno al Califfato islamico turco-ottomano tra il 1915 e il 1919; così come non hanno gremito le piazze quando lo scorso 7 ottobre i terroristi islamici di Hamas hanno perpetrato il più atroce pogrom in terra d'Israele, massacrando circa 1400 ebrei israeliani, sgozzando, decapitando e bruciando anche i corpicini di neonati e bambini.

La verità è che il tema della guerra e della pace non possono essere decontestualizzati, perché il vissuto di ciascuno di noi è contestualizzato in uno spazio e in un tempo specifico, i cui contenuti sostanziano i concetti che rappresentano i fatti e, successivamente, determinano le azioni assunte per salvaguardare il proprio interesse.
Un conto è sostenere il valore morale della sacralità della vita di tutti; un altro conto è l'atteggiamento concreto a cui siamo costretti quando la nostra vita e la vita dei nostri figli è negata e ci viene tolta da chi pregiudizialmente disconosce il nostro diritto ad esistere. 

È del tutto evidente che il valore della sacralità della vita non può sussistere nei confronti dei terroristi islamici che, dopo aver subito un lavaggio di cervello che li ha trasformati in “robot della morte” e li porta a dirci «così come voi amate la vita, noi amiamo la morte», odiano pregiudizialmente e uccidono spietatamente tutti i «miscredenti», a cominciare dagli ebrei e dai cristiani, ottemperando letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto.
Il vero problema c'è quando i terroristi islamici controllano un territorio e sottomettono al loro arbitrio una popolazione, lo trasformano in un arsenale e in un avamposto militare per distruggere Israele, usano i civili come “scudo umano” per poter criminalizzare gli israeliani quando sono costretti a reagire, assumendo legittimamente la decisione di porre fine alla tirannia di Hamas, condizione imprescindibile affinché possano esserci le condizioni per una pace autentica tra israeliani e palestinesi.

La Storia attesta che la guerra è una necessità a cui si è costretti per salvaguardare il nostro diritto alla vita. Recentemente anche la Chiesa cattolica ha affermato il concetto di “guerra giusta” e“guerra umanitaria”. 
La Storia ugualmente attesta che la pace autentica, stabile e duratura, può sussistere solo se una comunità dispone della forza adeguata per salvaguardare il proprio diritto alla vita, confermando la massima tratta dalle Leggi di Platone «Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum», letteralmente «Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra», sintetizzata in «Si vis pacem, para bellum».

Cari amici, la nostra civiltà della vita sta subendo in Israele e all'interno dell'Occidente una guerra scatenata nel nome dell'islam sia dai terroristi islamici sia dai militanti islamici che convergono nell'obiettivo di sottometterci anche con le armi della demografia, della finanza e del controllo sociale. 
In questa guerra non possiamo essere neutrali, anche se inconsapevolmente. La guerra c'è e la subiamo comunque. O combattiamo per vincere o saremo comunque sconfitti e sottomessi alla tirannia dell'islam.
In questo contesto sostenere, come fa Papa Francesco, che la guerra è di per sé il male e che «ogni guerra è una sconfitta»; inscenare delle oceaniche manifestazioni “per la pace”, anche se di fatto sono schierate con il nostro nemico e spesso svolte violentemente, si traduce nella scelta di suicidarci rassegnandoci a non combattere e a farci sottomettere dentro casa nostra.

Andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Lunedì 6 novembre 2023

Postato il 06/11/2023 10:55:07 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Appello a contribuire per la ristampa di “Un miracolo per l'Italia”

Cari amici buongiorno e buona Festa dei Morti, una ricorrenza in cui preghiamo i nostri defunti e riconsideriamo il senso profondo della vita.

Lancio un appello agli iscritti e agli amici della Casa della Civiltà. Servono i soldi per fare con urgenza una ristampa di almeno 1000 copie del mio nuovo libro “Un miracolo per l'Italia”.

Potete contribuire procedendo da subito a rinnovare l'iscrizione alla Casa della Civiltà per il 2024. La quota associativa annua è di 100 euro, che si può versare in due rate semestrali di 50 euro ciascuna. Ovviamente, per chi può, è preferibile versare la quota in un'unica rata.

Ricordo che il versamento della quota associativa può essere fatto tramite carta di credito o bonifico bancario al seguente IBAN: 
IT88W0760114500001058886092 
intestato a “Casa della Civiltà”
Nella causale indicare:
“Quota associativa Casa della Civiltà 2024”

Potete inoltre contribuire ordinando delle copie dei miei libri “Un miracolo per l'Italia”, “Stop islam” e “Il Corano senza veli”, da regalare per le imminenti festività di Natale e Capodanno.

Vi ricordo che potete ordinare i libri cliccando
https://www.magdicristianoallam.it/libri/
Il pagamento può essere fatto tramite Paypal, Carta di credito, bonifico bancario.
Il prezzo di ciascun  libro è di 10 euro + 5 euro per la spedizione.
Indicate nome e cognome della persona a cui fare la dedica.

Il tempo è fondamentale. Chi può dare un contributo lo faccia subito. Grazie di cuore a tutti.

Magdi Cristiano Allam 
Fondatore della Casa della Civiltà

Giovedì 2 novembre 2023

Postato il 02/11/2023 13:52:32 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Una “strage di palestinesi” per criminalizzare Israele

Cari amici buongiorno e buona Festa dei Morti. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Secondo il ministero della Sanità di Gaza, da quando è iniziata la reazione militare di Israele, dopo la guerra terroristica sferrata dai terroristi islamici di Hamas lo scorso 7 ottobre, costata la vita a 1400 israeliani, sono stati uccisi 8.796 abitanti della Striscia di Gaza, di cui 3.648 minori. 
Le Nazioni Unite ha denunciato «attacchi sproporzionati che potrebbero equivalere a crimini di guerra». 

Chiariamo i dati di fondo. 
La Striscia di Gaza ha una superficie di 365 kmq, è popolata da 2.166.269 abitanti, dei quali 1.240.082 hanno lo status di “rifugiati palestinesi”.
La densità della popolazione è di 5.935 abitanti per kmq. 
Quasi l’80% della popolazione ha meno di 30 anni.
I bambini sono il 47% della popolazione.
L'80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, pari a 2 dollari al giorno.
Limitatamente alla Città di Gaza, il capoluogo della Striscia, ha una superficie di 45 kmq, ha una popolazione di 590.481 abitanti, con una densità di 13.121 abitanti per kmq. 

Se facciamo un confronto tra la Striscia di Gaza e le Regioni d'Italia, la sua superficie è pari a un decimo della più piccola Regione d’Italia, la Valle D’Aosta; la sua popolazione è pari a quella della Calabria, ma è un quarantesimo della superficie della Calabria; la densità abitativa è pari a oltre 10 volte la Regione italiana a più alta densità, che è la Campania.

Sul piano internazionale, la Striscia di Gaza viene considerata parte dello “Stato della Palestina”, una entità che non esiste concretamente, ma che le Nazioni Unite ha riconosciuto come “Stato non membro” con status di “osservatore permanente”, con la risoluzione 67/19 dell'Assemblea generale del 29 novembre 2012. Dopo il ritiro dei militari e dei civili israeliani nel 2005, la Striscia di Gaza è passata sotto il controllo politico-amministrativo dell'Autorità Palestinese del Presidente Mahmoud Abbas, conosciuto come Abu Mazen. Dal 2007 è però di fatto governata da Hamas in seguito alle elezioni legislative del 2006 e alla sanguinosa guerra fratricida del 2007 tra l'Autorità Palestinese e Hamas, con oltre un centinaio di morti.

Dopo 75 anni dalla prima guerra scatenata dagli Stati arabi contro Israele il 15 maggio del 1948, buona parte della popolazione araba residente nel territorio geograficamente conosciuto come “Palestina”, la cui spartizione fu decisa conformemente alla risoluzione 181 dell'Assemblea generale dell'Onu del 1947, ha acquisito lo status di “rifugiato” e vive grazie all'assistenza dell'Unrwa (Assemblea generale delle Nazioni Unite ai sensi della risoluzione 302), Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 302 dell'8 dicembre 1949.

È la sola istituzione delle Nazioni Unite che si occupa esclusivamente dei rifugiati di un'unica area del mondo. I rifugiati di tutto il resto del mondo fanno riferimento all'Unhcr, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Nel 2015, i rifugiati palestinesi registrati dall'Unrwa erano 5.149.742, di cui 2.117.361 in Giordania, 1.276.929 nella Striscia di Gaza, 774.167 in Cisgiordania, 528.616 in Siria e 452.669 in Libano. L'Unrwa fornisce strutture riconosciute in 59 campi profughi in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

Tra questi campi profughi gestiti dall'Unrwa c'è quello di Jabalia, una città palestinese situata a 4 chilometri a nord della Città di Gaza, con una popolazione di 172.704 abitanti nel 2017. Il suo campo profughi - il maggiore di tutti i campi profughi palestinesi, ospita più di 110 mila abitanti.
Fino alle ore 10.35 di questa mattina, secondo Hamas, i bombardamenti israeliani hanno provocato 195 morti nel campo profughi di Jabalia.
Israele ha affermato che i suoi aerei da combattimento hanno effettuato l'attacco, prendendo di mira «un complesso di comando e controllo di Hamas» ed «eliminando» un numero indefinito di terroristi islamici.
Fonti dell'Unrwa denunciano che a causa dei bombardamenti israeliani sono morte «intere famiglie». 

Cari amici, noi abbiamo a cuore la vita di tutti, israeliani e palestinesi, ebrei, cristiani e musulmani, bambini, donne, uomini e anziani. Prendiamo atto che i terroristi islamici di Hamas perseguono l'obiettivo dichiarato di eliminare lo Stato di Israele e coltivano l'odio nei confronti degli ebrei in quanto ebrei. Siamo consapevoli che la criminalizzazione e la condanna a morte degli ebrei è prescritta da Allah nel Corano ed è stata praticata da Maometto. La guerra terroristica scatenata da Hamas lo scorso 7 ottobre era finalizzata a uccidere il maggior numero possibile di civili israeliani, sgozzando, decapitando, bruciando e sterminando nel nome di “Allah è il più grande” e “morte agli ebrei”. 
La reazione militare di Israele è assolutamente legittima e doverosa. I numeri escludono che si possa parlare di “stragi di palestinesi”, fermo restando che la vita di tutti è sacra. Consideriamo che Hamas usa deliberatamente i civili come scudi umani. Che il territorio della Striscia di Gaza ha una densità di abitanti tra le più elevate al mondo, che la maggioranza della popolazione è formata da giovani e da bambini. Che Hamas ha indottrinato e praticato il lavaggio di cervello ai bambini affinché radichino in sé l'odio contro gli ebrei e la volontà di distruggere Israele.
In questo contesto, considerando l'insieme del quadro, la conclusione è che la presunta “strage di palestinesi” è parte integrante della campagna d'odio contro Israele.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Giovedì 2 novembre 2023

Postato il 02/11/2023 11:22:52 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Perché non viene sanzionato chi ha sottratto la bandiera d'Israele?

Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Oggi alla Diretta “Mezz'ora culturale” delle ore 17 ci confronteremo sulla realtà delle manifestazioni, formalmente “Per la Palestina libera”, di fatto contro l'esistenza dello Stato di Israele. Vi mostrerò un video sulla rimozione violenta della bandiera israeliana issata all'interno del recinto della Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, zona extraterritoriale che gode dell'immunità diplomatica. Un giovane avvolto dalla kefiah palestinese, è prima saltato come una lepre sul muro di cinta sovrastato da una recinzione metallica, ha rapidamente strappato dall'asta la bandiera israeliana battendo in velocità una guardia che dall'interno della Fao ha tentato di opporsi; poi sempre con estrema agilità è volato all'indietro per terra, dimostrando di avere delle capacità atletiche adatte a essere un militare. Una volta a terra, il video lo mostra mentre maneggia la bandiera, al suo fianco si vede un ragazzo che calpesta una stoffa con i colori della bandiera israeliana, non è chiaro se si tratta di un'altra bandiera o parte della bandiera sottratta e poi stracciata. 
Secondo l'AgenPress «La polizia ha recuperato la bandiera di Israele che un manifestante pro-Palestina ha rimosso oggi pomeriggio dalla sede della Fao durante il corteo che da Porta San Paolo ha raggiunto piazza San Giovanni. Il manifestante era riuscito ad eludere i controlli e ad arrampicarsi sul muro di cinta della sede dell’organizzazione strappando la bandiera e poi dandosi alla fuga. La bandiera è stata restituita alla Fao».  
Resta il fatto che è stato perpetrato un reato. L'articolo 299 del Codice penale, “Offesa alla bandiera o ad altro emblema di uno Stato estero”, recita: «Chiunque nel territorio dello Stato vilipende, con espressioni ingiuriose, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, la bandiera ufficiale o un altro emblema di uno Stato estero, usati in conformità del diritto interno dello Stato italiano, è punito con l’ammenda da euro 100 a euro 1.000».
Ebbene, ci domandiamo come mai non viene resa nota l'identità di questo “manifestante”, perché nei suoi confronti non viene applicata la legge, chi ha deciso che avendo la polizia recuperato e restituito la bandiera alla Fao decade il reato comunque perpetrato.
Se effettivamente l'autorità della Polizia di Stato ha arbitrariamente operato in modo difforme dalla legge, sarebbe un pericoloso precedente e un ulteriore grave gesto di debolezza dello Stato, che preferisce insabbiare un reato perpetrato da un sedicente “manifestante pro Palestina” pur di “calmare le acque”, cavandosela con una pacca sulle spalle e l'esortazione a non compiere più simili “marachelle”. 

Gli iscritti alla Casa della Civiltà possono seguire la “Mezz'ora culturale” collegandosi in audiovideo alla piattaforma Zoom. 
Gli amici esterni possono richiedere di partecipare in audiovideo inviando una mail a comunicazione@casadellacivilta.it indicando nome e cognome, data di nascita, Comune di residenza, professione, cellulare e e-mail. Solo chi è autorizzato potrà partecipare.

Il link per accedere alla piattaforma Zoom è:
 https://us02web.zoom.us/j/86437337922?pwd=N2dCSHhlbHNFQTdldmcyMHdMUXZ4dz09

Ricordo infine, che potete seguire la Diretta “Mezz'ora culturale” dal profilo Facebook della Casa della Civiltà – Magdi Cristiano Allam, cliccando il seguente indirizzo:

https://www.facebook.com/casadellaciviltamagdicristianoallam

Gli iscritti della Casa della Civiltà sono invitati a partecipare. Vi aspetto.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Lunedì 30 ottobre 2023

Postato il 30/10/2023 10:02:42 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam

Netanyahu: «O vinciamo la guerra contro Hamas o sarà la fine di Israele»

Cari amici buongiorno e buona Domenica del Signore. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d'amore per la vita.

Ieri, sabato 28 ottobre, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso alla Nazione ha detto: 
«È il momento della verità: vincere o cessare di esistere». 
«Ci sono momenti in cui una Nazione si trova di fronte a due opzioni: esistere o cessare. Ora ci troviamo in questa prova».
«La guerra dentro Gaza sarà dura e lunga, sarà la nostra seconda guerra di indipendenza».
«Se Israele non vince questa guerra si diffonderà il male. Per questo la nostra sarà la vittoria del bene sul male».
«Siamo entrati nell’avamposto della cattiveria: il nostro obiettivo è demolire Hamas e riportare indietro gli ostaggi».
«I nostri comandanti e i nostri soldati che combattono in territorio nemico sanno che la Nazione e la leadership nazionale stanno dietro di loro, sono determinati a sradicare questo male dal mondo per l'esistenza nostra e, aggiungo, per quella di tutta l'umanità». 
«Israele non sta combattendo solo la nostra guerra, ma una guerra per tutta l'umanità. I nostri alleati nel mondo occidentale e i nostri partner nel mondo arabo sanno che se non vinciamo, saranno i prossimi ad essere coinvolti nella campagna di assassinio dell'asse del male».
«Abbiamo il sostegno di tutta la comunità internazionale», ha detto Netanyahu ricordando le visite di solidarietà dei leader di Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Germania, Francia, Paesi Bassi, Grecia, Cipro e altri ancora: «Hanno portato un messaggio chiaro: non solo vi sosteniamo, ma speriamo anche nella vostra vittoria». 
Netanyahu ha richiamato ciò che secondo la Bibbia i nomadi amaleciti fecero agli israeliti: «Ricordiamolo, e combattiamo. I soldati israeliani di oggi sono gli eredi dei guerrieri giudei di tremila anni fa e il loro scopo è sconfiggere un nemico sanguinario per assicurare la nostra esistenza nella nostra terra».
«Tutti noi dopo la guerra dovremo dare risposte a domande molti difficili. Incluso me», ha detto Netanyahu ammettendo che l'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso è stato per Israele «sicuramente un fallimento». Dopo la guerra ci sarà «un'inchiesta accurata. Nessuna pietra resterà sul campo senza che la rigireremo. Ma adesso la priorità è la vittoria sul potere malefico di Hamas».

Dalle parole di Netanyahu emerge con chiarezza che per Israele la guerra contro Hamas è una questione di vita o di morte. Qualora i terroristi islamici dovessero prevalere, sarebbe la fine dello Stato del popolo ebraico. Ma, subito dopo, sarebbe la fine dell'Europa, che è già pesantemente islamizzata e che da 1400 anni è stata costretta a combattere per non essere sottomessa all'islam, così come è stato invece per la sponda meridionale e orientale del Mediterraneo che, fino al Settimo secolo, erano terre cristiane al 98 per cento. 
Se veramente ci vogliamo bene, se veramente vogliamo garantire ai nostri figli e ai nostri nipoti un futuro all'interno della nostra casa comune, salvaguardando la civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane su cui si è fondata l'Europa, oggi dobbiamo sostenere Israele “senza sé e senza ma”, combattere al fianco di Israele su tutti i fronti militare, civile e culturale, fino alla definitiva sconfitta non solo militare, ma soprattutto ideologica dei terroristi islamici. 
Oggi dobbiamo avere l'onestà intellettuale e il coraggio umano di affermare la verità in libertà sulla radice del male che è l'islam. Dobbiamo prendere atto e dire con chiarezza che i terroristi islamici sono i musulmani che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto.
I terroristi islamici sono solo la punta dell'iceberg, ma l'iceberg, la radice del male, è l'islam, che si sostanzia di masse indottrinate e che hanno subito un lavaggio di cervello all'interno delle moschee e delle scuole coraniche, che controllano settori della finanza e dell'economia, che ci impongono una versione menzognera del Corano e di Maometto con il ricatto del reato di “islamofobia”, che si sono infiltrate nelle nostre istituzioni strumentalizzando una democrazia formale e sterile.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Domenica 29 ottobre 2023

Postato il 29/10/2023 10:20:00 in Ali di Libertà di Magdi Cristiano Allam